La marea nera, causata dall’olio combustibile finito in mare l’11 gennaio, si allarga da Porto Torres sino alle coste di Santa Teresa di Gallura e Aglientu. Si tratta di aree vicine al Parco Nazionale Arcipelago La Maddalena e alla Riserva delle Bocche di Bonifacio, in territorio francese.

Il 22 gennaio scorso il presidente della Provincia di Olbia-Tempio, Fedele Sanciu, ha chiesto al ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, di dichiarare lo stato di emergenza nazionale.

Continuano intanto le operazioni di bonifica mentre le amministrazioni locali accusano il Governo e la Regione di non aver dato una risposta adeguata per fronteggiare la grave emergenza ambientale che sta riguardando un’area strategica in cui sono presenti parchi nazionali e siti di interesse europeo come il Santuario dei cetacei.

Si tratta di un disastro di cui è difficile tuttora stimare l’entità. Il governo, con il ministro dell’Ambiente, riferirà mercoledì 26 gennaio in Commissione Ambiente della Camera sul danno ambientale provocato dallo sversamento sulla costa del Nord della Sardegna.

Secondo quanto emerso nel corso di un incontro tenutosi venerdì scorso negli uffici del settore Ambiente dell’amministrazione provinciale di Sassari la fase di emergenza non è ancora finita e pertanto “è vietato abbassare la guardia”. Alla riunione hanno partecipato oltre alla Provincia i Comuni di Sassari, Porto Torres, Sorso, Castelsardo e Stintino, i tecnici dell’assessorato regionale dell’Ambiente, dell’Arpas e dell’Ispra, il Parco dell’Asinara e la Capitaneria di Porto di Porto Torres.

Le istituzioni presenti si sono dette preoccupate circa i danni ambientali ed economici determinati dall’incidente. Si teme in particolare il colpo tremendo che potrebbe subire il turismo.

Forte preoccupazione è stata espressa poi anche dai cittadini che, anche tramite Facebook, chiedono risposte.

Nel gruppo aperto sul social network ‘Disastro ambientale a Porto Torres e Platamona: vogliamo risposte!’ si legge infatti: "Vogliamo risposte, vogliamo capire cosa e’ successo, capire le ragioni del ritardo e del silenzio dei media. Ma soprattutto vogliamo che la nostra terra torni a splendere senza il bisogno di petroliere e inquinamento. Per questo abbiamo scritto ai vertici E.On e ai media locali e nazionali: dobbiamo far sentire la nostra voce, dobbiamo far capire che il litorale di Platamona vale tanto quanto la Costa Smeralda, che non esistono spiagge di serie A e spiagge di serie B e che ciò che è accaduto è grave. Dobbiamo essere in tanti per ridare dignità ad una terra che troppo spesso è stata calpestata per incuria o interessi economici. Uniamoci e gridiamo a voce alta le nostre ragioni!".

Fonte: Il Cambiamento

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