In Italia esistono secondo le ultime statistiche circa 1.000.000 di condomini, la maggior parte dei quali provvedono al riscaldamento degli ambienti utilizzando tecnologie obsolete, causa di sprechi di energia superiori al 50%. Questo comporta uno spreco di carburante fossile dell’ordine di 10-12 MTEP (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) l’anno, con aggravio di spesa, aumento del disavanzo della bilancia dei pagamenti, inquinamento ecc.
 
Se si passa all’uso di caldaie a pompa di calore e all’isolamento termico, questo il risparmio energetico può attestarsi attorno valori del 50-70%.
 
Ipotizzato un costo medio per condominio di 70.000 euro e almeno il 90% i condomini su cui operare, la spesa totale sarebbe di circa 63 miliardi di euro. Spalmando nei 5 anni in maniera uniforme si avrebbero 180.000 condomini l’anno, con una spesa di 12,6 miliardi l’anno.
 
Con un incentivo statale pari al 55% dell’investimento, rimborsabile in 10 anni mediamente ciascun condominio potrebbe risparmiare circa 6.000 euro all’anno, fino ad esaurimento dell’eventuale mutuo acceso per la realizzazione dei lavori, per salire successivamente sopra ai 10.000 euro anno.
 
Lo Stato dovrebbe obbligare tutti i condomini ad una conversione del sistema di riscaldamento, mantenendo gli incentivi attualmente previsti; inoltre dovrebbe stipulare con le banche un accordo sull’erogazione di mutui specifici per i lavori.
 
Lo Stato sarebbe chiamato in questo caso ad investire, spalmandoli in 15 anni, un totale di 34,6 miliardi di euro. Questi investimenti sarebbero quasi totalmente compensati dalle tasse pagate dalle aziende e dai lavoratori impiegati nell’operazione. Ipotizzando un risparmio medio del 50%, con i costi attuali si andrebbero a risparmiare a regime circa 9-10 miliardi di euro l’anno, non bruciando carburante per un totale di circa 10-12 MTEP, equivalente a circa 20 centrali nucleari tipo Olkiluoto, come quelle che si volevano costruire in Italia.
 
Si avrebbe inoltre un calo della CO2 prodotta pari a circa 26 MTonn l’anno che ci permetterebbe di recuperare parte del risparmio su CO2 imposto dall’accordo 20-20-20, senza considerare un aumento della vivibilità delle città, in particolare del nord.
 
L’incremento di investimenti pari a circa 12,6 miliardi anno comporterebbe un impulso all’economia che produrrebbe, tra l’altro, un miglioramento della bilancia dei pagamenti dell’ordine di 10 miliardi di euro, per mancata importazione di carburanti fossili, con un aumento dell’occupazione valutabile in almeno 100.000 unità, fra chi produrrebbe le macchine e chi verrebbe impiegato/a presso le ditte installatrici delle stesse.
 
La produzione delle caldaie potrebbe essere fatta riconvertendo le aziende in dismissione, come ad esempio quella di Termini Imerese.
 
Per maggiori dettagli sulla proposta dell’Ing. Mario Spedaletti, visitate il sito il sito www.e-partecipo.it

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