
Appezzamenti di terreno irriconoscibili, castagni centenari abbattuti, muretti a secco divelti. È questo lo scenario al quale ha dovuto assistere chi possiede un pezzo di terra nella zona del cantiere di Chiomonte in Val Di Susa. Dopo gli sgomberi cominciati lo scorso giugno, ieri le autorità hanno formalizzato gli espropri dei terreni che compongono l’area dove sarà scavato il tunnel geognostico per la linea ad alta velocità più contestata d’Italia. Come c’era d’aspettarsi i No Tav non sono stati a guardare e da Milano a Roma, passando ovviamente per le montagne valsusine, è stato un rincorrersi di azioni, flash-mob e occupazioni di strade e ferrovie per contestare quello che è considerato “l’avvallo legale dell’occupazione militare di un territorio da parte dello Stato”. Come a Milano con la protesta nella filiale di piazzale Loreto di banca Intesa e poi a Genova dove sono state occupate le sedi del Pd e della Rai, in Calabria è stato bloccato un Eurostar e a Palermo dove si sono registrati degli scontri con la polizia davanti alla stazione centrale.
Alla signora Laura invece sono stati espropriati circa 538 metri quadri per un valore di 43.80 euro l’anno. “Su quel terreno avevo un castagneto e ogni anno facevo il raccolto – racconta – E ora come farò?” Le risponde Claudia, una giovane della cosiddetta ala dura del movimento: “Tanto sono castagne al Cs (il pericoloso composto chimico contenuto nei lacrimogeni sparati dalle forze dell’ordine, ndr), chi se le mangia?”.
Mentre sono ancora in corso le visite al cantiere, arriva la notizia che gli studenti medi di Susa hanno occupato l’autostrada A32 all’altezza di Chianocco. Esplodono le grida di gioia fra la folla. Dopo poco però il clima sembra scaldarsi, qualche manifestante munito di tronchese ha tagliato parte del filo spinato del recinto. La polizia si schiera fuori dal cantiere, ma il gesto di una singola signora riporta tutto alla calma. Lei è Marisa, proprietaria della Baita Clarea e volto noto della battaglia contro il Tav. Approfittando del momento di confusione creatosi con il taglio del filo spinato, Marisa tira fuori un paio di manette giocattolo e s’incatena alla recinzione vicino alla sua costruzione: “Se vogliono demolire la baita, devono demolire anche me!”.
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