Compito delle istituzioni europee è governare la fase di transizione verso un cambiamento dell’attuale sistema economico. La protesta degli studenti a Montreal.

di Fabio Salviato

Giovedi 17 maggio, a Montreal, sono a cena con il presidente ed il direttore della Caisse Solidaire del Québec. Ad un certo punto vedo arrivare, guardando attraverso la grande veranda che illumina la strada, tre auto della polizia. Scendono a grande velocità una decina di poliziotti equipaggiati con elmetto e manganelli.

Sorpreso, chiedo: ma che cosa sta succedendo? Il presidente mi risponde: «Non si preoccupi, si tratta della protesta degli studenti di Montreal che oramai dura da più di un mese. Il governo ha aumentato le tasse scolastiche e ridotto le borse di studio, gli studenti non ci stanno ed hanno cominciato con una serie di proteste originali. Ogni sera oramai da più di un mese, gli studenti individuano tre o quattro punti della città e li bloccano pacificamente con un sit-in. Arriva la polizia, blocca la strada , preleva gli studenti, li identifica, ma per effettuare questa operazione ci vuole almeno mezz’ora, il tempo giusto per paralizzare ogni sera la città. Pensi che stanno pianificando la possibilità di bloccare pacificamente il Gran Premio di Formula 1 che si terrà fra circa un mese a Montreal».

Tutto questo ha comportato le dimissioni del ministro dell’Istruzione, ma arrivati a questo punto gli studenti vogliono continuare. Quello per cui manifestano è il diritto allo studio, e stanno ottenendo la simpatia di molti settori della società civile. Insomma, molti parlano di un nuovo ‘68 che si sta sviluppando a partire dal Canada, diverse televisioni americane sono arrivate per “capire” quello che sta succedendo. Io penso, aggiunge il presidente Leopold, che stia avvenendo qualche cosa di molto più profondo.

Lo scoppio della crisi finanziaria del 2008 e delle bolle speculative, prima dei mutui sub-prime, poi dei derivati, la difficoltà di molte banche americane prima, ora le difficoltà di diversi Stati europei, quello che sta avvenendo in Grecia, il crollo sistematico delle borse un giorno sì ed un giorno no, rappresentano un indicatore molto forte che un sistema deve essere modificato, anzi che questo sistema si sta sgretolando giorno per giorno, creando sempre più disoccupati, aziende che chiudono.

È evidente a tutti che non si può continuare in questo modo. Adesso ci sono addirittura imprenditori e lavoratori che addirittura si suicidano, come possiamo giustificare tutto questo? I giovani, gli studenti normalmente sono sempre i primi che intuiscono queste necessità fondamentali.

La discussione con i miei amici e colleghi poi è continuata e, tornando in Italia, mi sono sempre più convinto che le istituzioni finanziarie, le autorità sovranazionali, dovrebbero ascoltare le istanze di rinnovamento che provengono dalla società civile e dalla finanza etica.

Una crescita gonfiata del Pil, come è quella attuale, non serve a nulla. Il benessere e la felicità vanno ricondotti a posti di lavoro sostenibili e a tipologie di lavoro coerenti con gli interessi delle nostre comunità e collettività. È arrivato il momento che le istituzioni europee comprendano quanto possa essere utile ed importante, in questa delicata fase di transizione, poter “dialogare” con le organizzazioni della società civile, che in questi anni hanno saputo dimostrare di saper governare processi di transizione e di trasformazione difficili. Hanno saputo creare nuovi posti di lavoro e benessere in tutto il mondo.

Il cambiamento è alle porte: immaginiamo solamente cosa potrebbe accadere in Italia se si attivasse concretamente un’agenzia per il microcredito, capace di poter erogare piccoli finanziamenti a milioni di cittadini o piccoli imprenditori. Oltre a creare nuovi posti di lavoro potremmo assistere ad una “crescita dal basso” di quelle iniziative ed attività dove l’Italia è all’avanguardia: pensiamo all’agricoltura biologica, al turismo responsabile, alla bio-edilizia, alle energie rinnovabili. Oltre alle innumerevoli iniziative che operano nel sociale.

Gli studenti di Montreal hanno capito che l’istruzione, la formazione, la ricerca sono importanti, ma che non bastano. Va riformata l’intera architettura della nostra società, e così da tutto il mondo giungono segnali incoraggianti di forte cambiamento. Purtroppo dobbiamo segnalare che accanto a questi segnali incoraggianti ce ne sono altri che sollecitano sì un cambiamento, ma utilizzando forme “violente”.

Dobbiamo fare molta attenzione, perché ci troviamo in una fase di crisi economica grave e difficile. Richiamo quindi tutte le persone di buona volontà affinché questa “transizione” possa avvenire in maniera assolutamente non violenta, pacifica, civile e nel pieno rispetto ed ascolto degli altri.

Attenzione perché molti segnali ci portano a ritenere che se le autorità di governo non prenderanno molto rapidamente la via della concertazione, dell’ascolto, del dialogo, dell’equità e del servizio, dopo l’estate saremo costretti a vivere una fase dura, difficile e purtroppo cruenta, del periodo di “ transizione” della nostra società.

La libertà e la democrazia non hanno prezzo, diventiamo quindi operatori e seminatori di giustizia e solidarietà. Questa è l’unica strada possibile per garantire un futuro per i nostri figli più sereno e possibilmente felice.

Fonte: romasette.it

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