Il percorso di questa lotta offrirà ancora nei prossimi tempi senz’altro sorprese e altri momenti entusiasmanti, tristi e forse drammatici. Le forze in campo dispiegate dalla lobby trasversale degli affari sono notevolmente superiori dal punto di vista economico, militare e mediatico rispetto ai mezzi che i comitati e il movimento nel suo insieme sono in grado di contrapporre. Nonostante ciò io sono convinto che alla fine dei conti la val Susa ce l’avrà vinta nei confronti della piovra dalle mille brame, in poche parole perché non ha altra scelta. Il Tav non lo vedremo mai costruito e noi valsusini ci troviamo quasi obbligati a vincere, per come si sono messe le cose. A dar forza a queste mie certezze c’è il fatto che un progetto così assurdo quale è la Torino-Lione contiene in sé aspetti realizzativi talmente complessi e costosi, che lo scenario morfologico-sociale presente in val Susa non consente la costruzione di questa ferrovia nei tempi ipotizzati.

Se a ciò aggiungiamo il fatto che la crisi economica di dimensione transnazionale è solo nella sua fase iniziale e ad essa si innesteranno progressivamente crisi energetiche, climatiche e ambientali, già presenti in embrione nel mondo, è facile prevedere che questo progetto naufragherà, prima o poi, a causa di una opposizione popolare che, approfittando delle condizioni createsi, riuscirà ad ottenere una forza tale da sbaragliare l’avversario. L’alternativa a ciò sarebbe la deportazione in massa di migliaia di persone o la trasformazione dell’intero territorio in un lager a cielo aperto; magari scenari simili sono già realtà in alcune parti del mondo, ma preferisco non considerare possibile questa opzione.

Mi piace invece pensare alle prospettive che una lotta come questa do a chi la conduce e a chi la segue da distante. La già accennata crisi globale in atto nelle sue prime fasi imporrà sempre più scelte drastiche ai governanti, ma anche ai governati; disordini sociali e conflitti saranno acuiti dal problema demografico, di cui ancora poco ci rendiamo conto. Per quanto alcuni analisti si spingano a ipotizzare scenari, sappiamo bene che un sistema complesso quale è il pianeta Terra non permette previsioni certe. Quindi, paradossalmente, l’unica sicurezza che abbiamo è l’incertezza dell’avvenire. In questo quadro nebuloso, situazioni come la val Susa con il suo bagaglio di esperienze, complicità e organizzazione informale possono rappresentare “laboratori di speranza” per chi crede possibile un altro modo di vita su questo globo terrestre.

(Luca Abbà, estratto del suo intervento nel capitolo “Chi vincerà la guerra?”, pubblicato nella seconda edizione del volume a più voci “Le magnifiche sorti e progressive”, a cura di Luciano Celi. Il libro, 271 pagine, edito da Luce Edizioni, “non ha prezzo”: lo si può avere anche solo versando un’offerta libera per sostenere l’associazione. Info: www.luce-edizioni.it. Agricoltore e anarchico valsusino, Luca Abbà è noto per essere precipitato dal traliccio sul quale si era arrampicato il 27 febbraio 2012 per resistere all’esproprio dei terreni destinati al futuro cantiere per il tunnel geognostico di Chiomonte. Sentitosi incalzato da un poliziotto, è rimasto folgorato dalla corrente elettrica ed è precipitato a terra; miracolosamente sopravvissuto all’incidente, sta tuttora affrontando una lunga riabilitazione).

Fonte: Libre

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