Con il loro nuovo album, The second law, i Muse invocano il secondo principio della termodinamica. Il loro scopo? Dare una lettura critica dell’economia basata sulla crescita infinita. In particolare con il pezzo “The 2nd law: unsustainable“, o anche “Animals”, la band britannica sembra volere sensibilizzare il pubblico di consumatori globali sui danni sempre più evidenti provocati dalla nostra civiltà, basata sul consumo esponenziale di materia-energia e sulla conversione di questa materia-energia in profitto e rifiuti.

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Il gruppo inglese, insomma, sembra avere recepito ciò che nemmeno i più illustri economisti e politici hanno colto: questo modello di crescita che è invalso sin dai tempi della rivoluzione industriale è fallito, sia dal punto di vista umano che da quello, appunto, termodinamico. Del resto, è ormai evidente che gli ultimi sussulti di un capitalismo morente, che si dibatte come un pesce fuori dall’acqua negli ultimi spasimi di agonia, stanno distruggendo popoli, culture e ecosistemi nel tentativo di spremere le poche gocce di profitto rimaste, vagheggiando ancora una crescita economica infinita che non è possibile dal punto di vista fisico-materiale, e non è più umanamente sostenibile.

La nostra civiltà è giunta ad un bivio nel quale non sembrano esservi alternative possibili, se non un radicale cambio di paradigma rispetto al passato, oppure una catastrofe planetaria di proporzioni che è difficile immaginare. Soliti discorsi da disfattisti e Cassandre, questa volta in versione post-grunge? Può darsi. Ma la cerchia di persone che non si fidano più delle balle ottimistiche di berlusconiana memoria o che vogliono mettere in discussione il loro stile di vita, alla faccia di George W. Bush e delle sue priorità (consumistiche) all’indomani degli attacchi alle Torri Gemelle si allarga. Anzi, “cresce”. Tanto da annoverare nelle sua fila, adesso, anche una delle band più interessanti del momento. E, si spera, gran parte dei suoi fan.

(Grazie a Nadia BentiVegan per la segnalazione e a Pier Paolo Dal Monte per i suoi studi e riflessioni sull’argomento)

@AndreaBertaglio

 

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