Le commissioni europee all’ambiente e all’energia lo hanno ammesso nell’incontro dello scorso 20 febbraio: i biocarburanti vegetali favoriscono la deforestazione e sottraggono terreno per le coltivazioni agricole ad uso alimentare. E sapete quale soluzione propongono? Bruciare più rifiuti, cui ora hanno dato l’elegante nome di “biocarburanti di seconda generazione”!

Le commissioni europee all’ambiente e all’energia lo hanno ammesso nell’incontro dello scorso 20 febbraio: i biocarburanti vegetali favoriscono la deforestazione e sottraggono terreno per le coltivazioni agricole ad uso alimentare. E sapete quale soluzione propongono? Bruciare più rifiuti, cui ora hanno dato l’elegante nome di “biocarburanti di seconda generazione”!

Lo si è appreso da un comunicato stampa pieno di refusi che ha rilanciato con note più che positive la discussione che ha animato la riunione delle commissioni.

“La domanda crescente di colture per produrre dei biocarburanti può portare alla conversione delle foreste in zone agricole” ammette la nota. “Tale processo aumenta le emissione di CO2, che sarebbero assorbite da sempre meno alberi”. E dire che proprio l’Unione Europea ha attuato una politica convinta di incentivi sostanziosi per le biomasse. Incoerenza o follia? Bisognerebbe chiederlo alle stesse commissioni che ora lapidariamente condannano come dannosa la politica finora sostenuta.

Ma la cura rischia di essere ancora peggio del male. “L’UE – si legge sempre nella nota – vuole passare ai biocarburanti prodotti da materie prime non alimentari, come i rifiuti”. Sì, avete letto bene: proprio i rifiuti. Quindi, da un lato la Ue fornisce direttive agli Stati membri per riorganizzare e rivedere le politiche di gestione dei rifiuti dicendo che bisogna puntare sul riciclo e ricorrere a discariche o inceneritori come ultima spiaggia, poi dall’altra ritira fuori dal cappello da prestigiatore proprio i rifiuti da bruciare al posto dei biocarburanti da colture vegetali. Diabolicamente geniale!

“Siamo coscienti che i biocarburanti, come ogni fonte di energia, presentano degli inconvenienti. Il cambiamento indiretto di destinazione dei terreni è da tenere in conto – ovvero i potenziali effetti indiretti che potrebbero derivare dalla coltivazione di biomassa per la produzione di bioenergia, biocombustibili o biomateriali su terreni che in precedenza erano utilizzati per altri raccolti ” ha sottolineato il deputato spagnolo di centro destra, Alejo Vidal-Quadras, relatore della commissione all’Energia. E ha aggiunto: “Sostenere i biocarburanti di seconda generazione minimizzerebbe questo rischio”.

La nota delle commissione Ue spiega poi che la sottrazione di terreni destinati a colture alimentari “si produce quando le aree agricole europee sono utilizzate per produrre delle colture destinate ai biocarburanti. Nonostante ciò, la domande di prodotti agricoli non diminuisce (ci mancherebbe che la gente smettesse di mangiare perchè si riempiano i camini degli impianti!, nda), i paesi europei sono costretti a importarli dall’estero, in zone in cui la produzione è poco costosa. Ma il rischio di questo processo è la deforestazione e l’aumento di emissioni di CO2”.

Vai allora con i biocarburanti di seconda generazione. “La Commissione europea considera che i biocarburanti provenienti da riufiuti e residui agricoli hanno un impatto limitato sul clima – recita ancora la nota – E nessuno sul prezzo dei prodotti alimenari. Nonostante ciò non sono ancora disponibili sul mercato, come ricordato da Raffaello Garofalo, rappresentante del comitato europeo dei produttori di carburanti”.

La conclusione: “La loro commercializzazione potrebbe essere accelerata unicamente grazie ad un intervento pubblico, dopo il 2020”. Sapete cosa significa? Chiedono ulteriori incentivi per usare i rifiuti anche per produrre biomasse oltre a quelli che già vengono garantiti alle multiutility che gestiscono gli inceneritori.

di Alexis Myriel

Fonte: Terra Nuova

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