Cari Deputati,
vi apprestate a votare emendamenti decisivi per la riforma della PAC, emendamenti storici, che potranno incidere in maniera molto positiva o molto negativa sul futuro dei cittadini che rappresentate e su quello delle future generazioni. Nonostante si faccia di tutto per limitare il potere buono che potrete esercitare domani in Parlamento, avete ancora la possibilità di opporvi a quelle forze non sempre trasparenti, non sempre curanti del bene pubblico che premono perché, come scriveva Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo, «tutto cambi affinché nulla cambi».

Non è più ammissibile che i soldi di tutti gli Europei sostengano la produzione agricola in quanto tale, senza che si prenda atto che è immorale incassare denaro per inquinare, impoverire Madre Terra e agire in modo insensibile verso i cittadini, non semplici consumatori ma legittimi titolari dell’erario. Non è più ammissibile che i soldi di tutti sostengano il profitto di pochi e in più debbano anche servire a riparare i danni al bene comune che quei profitti hanno provocato. Non accetteremo oltre che la PAC aiuti chi può scegliere di non adottare pratiche ecocompatibili: la sostenibilità non è un optional e deve diventare un obbligo per tutti, nell’interesse di tutti.

Per questa riforma della PAC, le campagne di mobilitazione e di sensibilizzazione verso gli europarlamentari sono state realizzate come mai in precedenza, con tanta intensità. È segno che gli Europei hanno sviluppato una sensibilità ecologica non più solo militante, ma molto diffusa nella società civile e semplicemente in linea con i tempi che viviamo. Gli Europei hanno capito che la questione è epocale e non vogliono più soprassedere ai forti interessi privati in gioco. L’interesse è pubblico, se si parla di PAC. Non cogliere l’occasione per un cambio netto di paradigma sarebbe disastroso, oltre che scandaloso.

Mi appello a tutti voi perché non si faccia quest’errore, perché vengano introdotte misure obbligatorie come la rotazione delle colture o una condizionalità fortemente legata a un vero greening e non soltanto un greenwashing. Al contempo sono sicuro che i cittadini continueranno questa sacrosanta battaglia in ogni caso, attraverso le loro scelte alimentari quotidiane. Perché, per usare un’altra citazione, sono anche molto convinto di ciò dice Edgar Morin: «Se tutto deve cambiare, allora tutto è già cambiato».

Gli attori del cambiamento restano i cittadini e sono convinto il cambiamento avverrà nonostante tutto, ma è ora che anche chi ha tra le mani il potere di aiutarli ad accelerare il processo inizi ad ascoltare la loro voce e a fare qualcosa di concreto e responsabile in sede ufficiale.

Carlo Petrini,
Presidente Slow Food

 

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