Che molte persone non siano ancora in grado di capire che dove c’è scritto “carta” va messa la carta e dove c’è scritto “plastica” la plastica, o che molti non siano ancora abituati alla raccolta differenziata è in qualche modo comprensibile, nonostante questa sia un fenomeno attivo da oltre vent’anni, in alcune zone. Del resto, per cambiare il proprio stile di vita o le proprie abitudini c’è chi ci mette una vita intera.

I sacchetti di vari colori che vediamo in aeroporti e stazioni sono generalmente pieni di tutto. Tanto che viene da chiedersi: è così difficile mettere in un bidone una bottiglietta e nell’altro un giornale? Forse sì. Soprattutto se si inizia a pensare al mistero del destino di quei rifiuti che, nonostante l’apparente differenziazione, vengono spesso raccolti in modo “indifferenziato” nelle stazioni, negli aeroporti o in altri luoghi pubblici. Un fatto che può demotivare chiunque, inclusi coloro che vedono la necessità di separare una lattina da una buccia di banana.

Nell’arco di pochissimo tempo, infatti, ho visto addetti alle pulizie infilare senza troppe remore in un unico sacco grigio-nero i rifiuti provenienti dai vari sacchetti multicolor. Mi è successo prima in una stazione ferroviaria in provincia di Asti dove, dopo avere fatto notare al signore che stava riempiendo il sacco nero che avrebbe dovuto separare i rifiuti, mi sono sentito rispondere che quella era una stazione troppo piccola, e che quindi non faceva alcuna differenza. Poi, in un posto che era tutto tranne che piccolo: l’aeroporto di Milano Malpensa, dove la signora delle pulizie metteva con nonchalance (e davanti agli occhi abbastanza allibiti di alcuni turisti e uomini d’affari stranieri) tutto quello che trovava sul suo cammino. Inclusa ovviamente l’immondizia dei sacchetti colorati.

Al di là del fastidio e della sensazione di presa per i fondelli che prova chi “spreca” il suo tempo a dividere il cellophane dalla rivista (grande sforzo, lo so), resta da capire se è solo una questione di ignoranza degli “operatori ecologici”, se questi non sono formati (o informati) in modo opportuno, o se non sono messi nelle condizioni di raccogliere separatamente i rifiuti (per mancanza di mezzi, tagli ai fondi e scuse del genere). Oppure se, perché no, dietro c’è un disegno ben preciso, dettato magari da quegli amministratori smaniosi (magari per interessi personali?) di far costruire nuovi “termovalorizzatori”, o fare convertire i cementifici in inceneritori a spese dei contribuenti.

La domanda sorge spontanea, visto quanto sta succedendo in un’Italia spesso in mano a persone dalle dubbie competenze o moralità. Un’Italia che, però, non riceve molto aiuto da una quantità eccessiva di suoi cittadini che, oltre a non sapere distinguere un colore dall’altro, sembrano non volere capire che certe scelte possono rendere la loro esistenza più sostenibile non solo a livello salutistico e ambientale, ma anche economico.

@AndreaBertaglio

Fonte: La Stampa

2 thoughts on “Ma la raccolta dei rifiuti è davvero “differenziata”?”

  1. Non ho approfondito numeri alla mano e non ho una soluzione, ma così come per le energie rinnovabili e il risparmio energetico anche per i rifiuti credo sia necessario che ci sia un ritorno econimico per il cittatino affinchè questo muti i suoi atteggiamenti. Fintanto che la raccoltà differenziata è affidata alla sola buona volontà è più difficile che questa sia fatta bene e quindi non sarà molto utile. Allora credo sarebbe bello dare al cittadino la possibilità di sciegliere far fare la differenziata porta a porta controllata (e quindi farla per bene) o non farla. Chi la fà però deve avere dei vantaggi derivanti dal riciclo dei materiali detraibili sulle tasse dei rifiuti o comunque aver un vantaggio econimico rispetto a chi non la fà. Il concetto è semplice. Più difficile è attuarlo e individuare un meccanismo di controllo fra chi la fà e chi no. I furbi purtroppo ci sono sempre. Pensavo a dei cassonetti dell’indifferenziato che si possono aprire solo un numero di volte prestabilito con delle tessere magnetiche, magari a pagamento. In questo modo paga solo chi non fà il porta a porta. Che ne dite, porebbe essere una buona idea?

    1. Chi non ha un senso civico lascerebbe il sacchetto chissà dove e chi ha i soldi non farebbe la differenziata. Il porta a porta ha provocato anche problemi. Nel lungomare di Buggerru-Portixeddu (CI-Sardegna)ad es. il comune che fa il porta a porta ha eliminato tutti i cassonetti ovunque e molti bagnanti lasciano montagne di sacchetti davanti alla spiaggia, molti son convinta che li abbandonano alla prima piazzola di sosta.. Strade statali e provinciali ne sono piene. La testa delle persone deve cambiare. Servirebbe ucna campagna forte e martellante da parte delle istituzioni dentro e fuori le scuole. Se succede che i cittadini iniziano ad indignarsi per i comportamenti incivili altrui le cose possono cambiare. Un pò come per chi fuma in un locale pubblico, anche se per i rifiuti è più complicato..

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