Non tutti sanno che quello che chiamiamo comunemente “fungo” è solamente un frutto. Il vero fungo, il “micelio”, è sotto terra. E’ un organismo costituito da un’infinità di cellule filiformi, dette ife. Come immense ragnatele, i miceli di varie razze, se ne conoscono più di 60.000, colonizzano il terreno per una decina di centimetri sotto i nostri piedi. Essi non appartengono né al regno animale, né a quello vegetale. Appartengono al regno dei funghi, un cosmo a parte, ancora pieno di mistero. Sono di diversi colori, bianco, rosa, grigio, violetto…. Alcuni di estendono per chilometri, altri per pochi millimetri. Vivono al buio, spesso in assenza di aria, prolungando le ife all’infinito, alla ricerca di miceli della stessa razza, ma dell’altro “sesso” e quando si verificano le condizioni ideali, producono funghi. Micorizzano gli alberi preferiti, dei quali sono simbionti e, soprattutto, in compagnia dei batteri, “digeriscono” i composti azotati, indispensabili per la vita vegetale su questo pianeta……… Non ricordano un poco quella fetta di classe media italiana costituita da artigiani, da commercianti e da piccoli imprenditori dell’industria, dell’agricoltura e della pesca? Come il micelio, anche questi fanno il lavoro sporco, producono gran parte della ricchezza e, in definitiva, sono un mondo misterioso. I media, i libri, le ricerche sociali, le indagini statistiche si occupano, quasi sempre, degli altri. Come in botanica è più facile e appassionante discutere di fiori, di alberi secolari e di ortaggi, o al limite delle erbe, così i mezzi di comunicazione, e i “culturifici” che li supportano nello sviluppo dei contenuti, si occupano dei problemi giovanili, dei divi del cinema o della televisione, dei professori universitari, delle tematiche dell’handicap, dei grandi industriali, degli scrittori…. Tutto legittimo e importante, ma del “Micelio” non si parla mai. Cosa può mai interessare ai produttori di cultura e spettacolo dei pensieri intimi di un piastrellista che si spacca le ginocchia 12 ore al giorno sui pavimenti delle case, o delle malinconiche alzatacce prima dell’alba di donne di mezz’età che gestiscono una piccola impresa di pulizie? O delle convinzioni religiose di un calloso imprenditore agricolo con la quinta elementare? O delle fedi politiche e dei sogni del piccolo armatore che gestisce in prima persona un paio di pescherecci?

NULLA.

Non si vedono, non si sentono, sono ignoranti, in genere brutti. Poco interessanti. Lavorano, guardano la televisione e basta. E non sono neanche bravi a raccontarsi.

Il mondo delle università, dei registi cinematografici, dei salotti della cultura, dei cenacoli degli artisti, dei musicisti, ecc. sono convinti di avere “visione”, di sapere cosa è meglio per tutti. E’ evidente che loro sanno, visto che passano il tempo ad informarsi e a studiare! E forse è anche vero. Il loro contributo allo sviluppo culturale e sociale è certamente di fondamentale importanza. Ma, secondo me, negli anni hanno perso il contatto con una parte del la realtà. E soprattutto, sono diventati snob e saccenti. Disprezzano il “micelio”, rozzo e ignorante, secondo loro inconsapevole e manovrabile, specie quando vota… Ma in realtà non conoscono affatto quella immensa classe media di persone, imprenditrici di se stesse o di piccole realtà. Perché non sono interessanti neanche ideologicamente. Perché non si lasciano affascinare più di tanto dalla cultura, né facilmente convertire a nuovi credi. Sgobbano molto più di un impiegato o di un operaio e si prendono rischi e responsabilità. Così non è facile abbindolarli con le chiacchiere o con la televisione. Paradossalmente la loro ignoranza, spesso derivante dalla stanchezza che li porta la sera a vegetare davanti a programmi di intrattenimento televisivi, è la loro principale corazza. Sanno subito individuare chi non fatica come loro e sono estremamente diffidenti. hanno la testa dura, perché ricevono molti colpi e sono completamente immersi nella realtà. Sono naturalmente egoisti, non lo nascondono, non sono ipocriti come “l’Intellighenzia”, che la fa facile a “Fare il finocchio col culo degli altri”!

Ecco, il “micelio” prende coscienza e si ribella. Se ne sbatte delle ideologie e oggi scende in piazza e protesta anche con una certa violenza. Di nuovo le braccia e le gambe contestano lo stomaco e la testa. E’ vero che alla fine magari ci rimettiamo tutti, ma tutto sommato mi pare che il micelio pretenda solo rispetto e supporto nel fare quel che fa. Quando ammiriamo una bella cattedrale gotica, la prima cosa che ci viene in mente è la forza del pensiero, l’arte di chi ha progettato una simile opera. Poi pensiamo ai maestri muratori, agli scalpellini e agli operai che hanno materialmente costruito l’edificio. Ma raramente ci vengono in mente le migliaia di contadini che, con le decime pagate alla Chiesa, fornirono le risorse economiche per realizzare la cattedrale. Gente che doveva togliere il pane dalla bocca dei figli per pagare le tasse. Quelli che oggi “pagano le decime” sono soprattutto quelli del “micelio”.Il contadino è il prototipo del piccolo imprenditore. Anche lui, specie se affittuario come una volta era mezzadro, lavorava fino a settembre per terzi (Il mezzadro per il padrone e l’imprenditore per pagare le tasse allo stato) e solo gli ultimi tre mesi per se e per la sua famiglia. Entrambi esposti ai rischi l’uno del cattivo tempo e l’altro dei mercati. Entrambi privi di reali “paracadute sociali”, riconosciuti invece ai dipendenti di ogni grado e livello.

I privilegi e le aree di inefficienza sono ovunque, ma, senza voler generalizzare, perché non sarebbe corretto, un dipendente può quasi sempre decidere quanto vuole impegnarsi, quanto vuole produrre. A uno/a del “micelio” invece questo non è concesso. Chi lavora in proprio lavora sempre al massimo e senza paracadute, senza alcuna tutela. Nella mia carriera ho visitato centinaia di piccole imprese di ogni settore e non ho mai visto imprenditori che lavorino meno di 10 o 12 ore al giorno. Non badano ai festivi e si impegnano al massimo. Ricordo i poveri installatori di infissi in alluminio che seguii per un corso serale tanti anni fa a Rimini che si addormentavano sfiniti sui banchi. Ho visto aziende di 4 o 5 donne che passavano le giornate a scartavetrare cornici o a incollare cassetti per mobilifici. I piccoli imprenditori edili a caccia di giornate di sole in cantiere anche la domenica. Le imprenditrici delle maglierie quasi tutte mezze sorde…. Potrei continuare per ore ad elencare gli stili di vita di questi “eroi” dei nostri giorni, che vivono per lavorare e che, essendo quasi nove milioni, portano avanti l’economia del paese. Non voglio farne l’apologia, ma mi piacerebbe che venisse riconosciuto il loro valore, il loro oscuro, ingente contributo al nostro benessere.

Comunque adesso si sono stancati di aspettare e hanno pure imparato ad usare Internet. Sarà difficile che tornino nei ranghi prima di aver provocato seri problemi. Sanno di avere delle buone ragioni, ma sono disperati e non sanno cosa fare. Tendono a semplificare e se non trovano soluzioni, cercheranno probabilmente un leader, un capo … forse un “Uomo della provvidenza”?

 

Giordano Mancini

 

 

3 thoughts on “La rivolta del Micelio”

  1. Mi pare che in questo articolo ci siano molte cose vere, come ce ne sono, ad esempio, in cio’ che dicono alcuni leader del movimento dei “forconi”, pero’ c’e’ anche parecchia confusione ed accostamenti impropri che, mi sembra, da un punto di vista decrescente andrebbero riconosciuti come tali. Il pescatore e l’armatore (per piccolo che sia) sono la stessa cosa? E lo sono il contadino e l’imprenditore agricolo? E’ uguale chi lavora nella produzione primaria direttamente con le risorse naturali e chi nell’industria attraverso capitale e macchinari? Si possono assimilare queste categorie ben diverse di lavoratori solo perche’ lavorano in modo autonomo e faticando tanto? Possiamo paragonare le condizioni, le motivazioni ed anche le ricadute ambientali del lavoro svolto dagli artigiani dell’epoca medioevale o precapitalista quando non c’erano ne’ i consumi ne’ le aspettative di ascesa sociale di oggi all’attivita’ frenetica e competitiva attuale di cui molti si lamentano solo adesso che non rende piu’ i guadagni di prima? Ma soprattutto, qual’e’ la “realta'” in cui queste persone del “micelio” sarebbero completamente immerse? Non e’ alla fin fine quella del tutto costruita da questo sistema economico-culturale che porta tutti ad una visione limitatissima della realta’ in cui cio’ che non e’ misurabile in termini di reddito non esiste? Non e’ la corsa continua di tutti contro tutti? Non e’ alla fin fine solo un’allucinazione momentanea e tragica nella storia di questo pianeta? L’unica realta’ che sia veramente degna di questo nome e’ quella della Natura e pertanto di cio’ che – per quanto riguarda gli aspetti particolari di essa come i modi di vita di alcune delle specie che la compongono e quindi anche di noi umani – e’ alla lunga compatibile con essa: tutto il resto e’ illusione; tragica illusione, a volte. Percio’ l’ignoranza che sarebbe il miglior scudo per le ideali persone dell’articolo mi pare sia purtroppo molto permeabile ai sogni consumistici, all’ideale di permettersi e permettere ai propri figli tutti quei gadgets inutili ed oggetti status-simbol sui quali si proietta l’immaginato paradiso consumista. E’ uno scudo molto permeabile a questi sogni di rivalsa propri di chi la poverta’ se la porta dentro pure con la Cadillac e gli alberghi a 5 stelle. Mentre e’ invece una protezione molto solida rispetto all’eventualita’ di fermarsi un momento e chiedersi che senso abbia tutto questo, come si spende la propria vita, cosa si trasmette ai propri figli. Questo bisogna saperlo fare non solo quando la festa e’ finita, ma proprio dentro alla festa stessa, che poi consisteva nel segare il ramo su cui si sta seduti. Ignoranza per ignoranza, allora, preferisco quella dei contadini di una volta, che diffidavano di tutte le scintillanti novita’ che hanno attratto la gente in citta’ e svuotato le campagne: era un’ignoranza impotente, come e’ appunto l’ignoranza, ma aveva qualcosa di lungimirante, almeno.

    1. Mi trovo perfettamente d’accordo con tutte le sue motivazioni. Le sposo in pieno. Sono nato in una famiglia di mezzadri quando ancora il grano si falciava a mano e l’acqua da bere si cavava dal pozzo con l’orcio. Ho fatto una analisi cercando di presentare un tipo di persone che conosco direttamente. Ma non volevo esprimere un giudizio perché queste persone sono quello che sono e non cambieranno. Bisogna conoscerli, capire e farci i conti, che ci piaccia o no. La mia mamma, moglie del mezzadro mio padre, quando la vado a trovare mi rimprovera benevolmente che con me non si può parlare di nulla perché non conosco neanche un personaggio del Grande Fratello! Lei passa la vita su rete 4 e Italia 5 (Italia 1 è troppo moderna per lei che ha 80 anni. Non cambierà, bisogna che me la tengo cara così com’è. Mi sono spiegato meglio ora?

  2. Questo giro non sono d’accrodo con le riflessioni di Girordano e sopratutto sulle partite iva “umili”. Tralascio le motivazioni per essere oggi scontenti della classe politica in generale perchè presumo ci sia poco da discutere; ritorno alle partite iva “umili”. Le partite iva che tu giordano chiami “umili” sono in gran parte la base che ha sostenuto con i voti e sopratutto culturalmente Berlusconi ritenedo di trarre qualche piccolo vantaggio personale. Quando parlo dei voti a berlusconi non parlo tanto derlla libertà di votare ma della communanza di idee con una società illegale dove il più forte, il più furbo ha ragione, dove la violenza vince. Sono le partite che se potevano evadevano, non battevano lo scontrino e sopratutto sostenevano e continuano a sostenere che evadere è giusto. Sono le persone violente per natura e che ora sono violente di fatto perchè mancano i soldi. Sono quelle che frequentano i campi da calcio con pugnali e spranghe, impuniti perchè fanno comodo alla politica del calcio, aspettano l’avversario e lo colpiscono senza mai pagare dazio. Violenti, oggi alla fame perchè il sistema economico che li ha sostenuti fino ad oggi (tangenti ed evasione) è finito e con esso i soldi. Pretendono di essere visti ed ascoltati ma ciechi e sordi quando in altre situazioni altri deboli chiedevano aiuto. Sono attori sbagliati di una protesta giusta per avere non una società più giusta ma per riavere quelle piccole furberie e privilegi che grazie ai politici fino ad oggi sono stati concessi solo a loro. Tutto ciò ovviamente non riguarda i giovani ai quali non è nenche stata dala la possibilità di vivere bene, civilmente, con futuro neanche illegalmente. Bisogna far vincere la protesta per un altro mondo possibile

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