Cari concittadini (lavoratori, studenti, pensionati, disoccupati…) giustamente stufi e al limite della sopportazione,

Condividendo la preoccupazione di chi è sceso in piazza ed evitando considerazioni personali sul colore delle manifestazioni (fermo restando il rifiuto della violenza, aspetto che vogliamo ribadire), vorremmo solo condividere alcune riflessioni con voi.

Siamo pienamente in sintonia con le motivazioni alla base della protesta (corruzione e sbando della classe politica, globalizzazione, finanza e mercato selvaggi e senza limiti che strangolano il piccolo commercio locale, etc), riteniamo, tuttavia, che un’alternativa migliore debba partire da noi e che il cambiamento di questo sistema economico deve essere attuato con azioni concrete.

Con il massimo rispetto e pienamente consci della diversità delle situazioni che ognuno sta vivendo e dei drammi personali, vogliamo porre – anche in maniera provocatoria – alcune domande. Perché il punto fondamentale è chiedersi quale futuro (e quale modello di società) auspichiamo.

Commercianti, artigiani, piccoli imprenditori,

è evidente quanto la crisi che stiamo vivendo si sia abbattuta su di voi con violenza; ma vi chiediamo, quando chiudete il vostro negozio la sera, dove andate a comprare il pasto duramente sudato? All’ipermercato o in un piccolo negozio a km0 o magari da un gruppo di acquisto solidale che si rifornisce da piccoli contadini? Sapete che buona parte delle arance e dei pomodori che trovate nei supermercati sono raccolte da persone in condizioni di schiavitù, vendute ad un prezzo ridicolo dal produttore alla grande distribuzione che poi le rivende negli ipermercati vicino a casa?

Cittadini e lavoratori,

anche noi, seppure sosteniamo la riduzione della giornata lavorativa (“lavorare meno, lavorare tutti”), l’autoproduzione e la riduzione dei consumi, abbiamo bisogno di andare a lavorare, ci scontriamo con la precarietà e abbiamo il timore che i soldi che ci vengono versati in contributi non li vedremo mai; ma quando chiamiamo un elettricista o andiamo dal barbiere, chiediamo la ricevuta fiscale? Abbiamo il coraggio di spendere 20 euro in più o di rinunciare a qualche consumo – magari superfluo – scegliendo di pagare “il giusto” e premiare chi paga le tasse e contribuisce a sostenere le scuole, gli ospedali e il nostro sistema previdenziale?

Scegliamo di orientare i nostri consumi verso chi paga le persone rispettando i diritti? Se scopriamo che il pub dove andiamo regolarmente paga i suoi baristi in nero, siamo disposti a cambiare per andare in un posto dove magari la birra costa 0,50€ in più ma dove la legalità è di casa? E se quei 50 centesimi in più fossero un problema sareste disposti a far massa critica con altre persone e chiedere insieme un prezzo più basso e/o competitivo?! Non cadiamo nel qualunquismo del “tutti rubano, tutti se ne fregano…”. Alzi la mano chi è disposto a comprare dell’olio da un gruppo di acquisto solidale pagandolo 3-4 euro in più al litro, invece di quello della grande distribuzione che, seppure prodotto in Italia, è ottenuto da olive che vengono da fuori l’Europa, mentre i nostri contadini sono allo stremo!

A tutti coloro che ritengono come noi che la finanza sta distruggendo l’economia reale e le banche siano istituzioni corrotte e spesso immorali chediamo: dove avete posto i vostri risparmi? Avete pensato di investirli nell’economia reale, nelle banche etiche o in mille altri luoghi dove non saranno oggetto di speculazione? Certo, non avremo il 3-4% di interesse come promettono (e probabilmente mantengono) alcune banche on-line… vi siete chiesti cosa se ne fanno dei vostri soldi?

Anche noi, che nella vita di tutti giorni siamo presi dalle nostre difficoltà, speranze e mille impegni, vorremmo che la politica desse risposte ai nostri problemi. Ci piacerebbe vedere nei programmi politici come punti fondamentali diritti, ambiente, lotte alle speculazioni, alle mafie e tutti coloro che impediscono alle persone di poter realizzare il diritto a vivere senza patimenti e liberi di poter perseguire la propria felicità.

Dopodiché se questo non accade, dobbiamo imparare dalla frase di Ghandi “sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Le cose possiamo cambiarle anche noi dal basso e subito senza chiedere niente a nessuno (senza per questo rinunciare al nostro diritto di manifestare e urlare la nostra rabbia se necessario).

Domani forse inizia un altro giorno di proteste.

Ma possiamo anche provare a informarci di più, cambiare le nostre abitudini e costruire un nuovo futuro a partire da noi stessi e dalle nostre scelte. Ora!

Circolo MDF di Torino

4 thoughts on “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo! Una nostra riflessione sulle recenti manifestazioni di protesta.”

  1. Cari amici, esortare a premiare la legalità,a sfuggire alle scorciatoie del “tutti rubano”, promuovere e sostenere la finanza etica (e l’etica nella finanza), sono cose che fanno parte di ciò che condividiamo. Ed è giusto chiedere e spronare alla coerenza individuale. In piazza però ho visto la lotta per la soppravvivenza. Che non sembra il tempo per l’educazione

  2. Sono vicino ai manifestanti, specie coloro che vivono drammi, perdite, disorientamento, non certo a chi sfrutta la situazione per diffondere idee populiste o s’intrufola nella mischia per sfogare istinti violenti.

    I cambiamenti sono forti e troppo veloci per poter comprendere a fondo le possibili soluzioni.

    Ma malgrado questo dobbiamo fermarci riflettere, sia nella protesta, che nella nostra analisi.

    C’è bisogno innanzitutto di lavoro, di occupazione, (noi aggiungimo sempre l’aggettivo utile ad occupazione) di uno stipendio dignitoso che permetta di sostenere dignitosamente il vivere quotidiano.

    Come Movimento per la Decrescita Felice abbiamo svariate soluzioni e proposte in campo, come, ad esempio la riallocazione dei fondi della TAV verso la piccola media impresa (vedi maurizio pallante qui http://www.youtube.com/watch?v=CQYFjTlgSKQ&feature=youtu.be al minuto 1:01:30)
    Questa semplice idea, se correttamente applicata, porterebbe alla creazione di migliaia di posti di lavoro.
    Un altro esempio pratico lo stiamo realizzando a Verona, dove la piccola distribuzione organizzata e reti di economia di prossimità hanno già creato tre posti di lavoro e mezzo in meno di un anno.

    La crisi potrebbe divenire motivo di stimolo, di ritorno a forme di economia nuova, a forme di welfare di comunità, certamente. In primo luogo, io credo ci sia la necessità di dare una risposta a chi non ha più lavoro, a chi deve combattere con equitalia, a chi sente il bisogno di urlare e, talvolta rinunciare al bene più prezioso: la vita stessa.
    Ma anche lo stato, oltre i nostri personali sforzi, ha la possibilità sin d’ora di creare occupazione utile, ovvero spostando il denaro orientato a sostenere sistemi che sprecano, verso quelle persone e sistemi che ci consentano di non sprecare (energia, cibo, e quant’atro).
    Questo è l’unico sistema per rilanciare l’economia e creare occupazione. Ma, come accenna Maurizio Pallante sempre nel video segnalato, il nostro governo e la politica in generale, ha scarsa volontà di risolvere il problema e a cominciare a colmare il grande divario tra i pochi che speculano e i molti che subiscono.
    Insomma la visione del Movimento per la Decrescita Felice è completa e sicuramente si presta ad essere letta assieme ai nuovi indignati di questi giorni, anche per trovare assieme soluzioni e pratiche operative.
    Invito dunque i leader del movimento del 9 Dicembre a prendere contatto con il nazionale del Movimento per la Decrescita Felice, perché vedo molti punti di contatto verso la costruzione di una società che metta al centro, l’uomo e le sue necessità, più che interessi particolari di poche persone.

    Francesco Badalini
    MDF Verona

  3. Condivido in pieno questo post. Certo, sarebbe tutto più facile se ci fosse un nuovo Gandhi, il profeta della nonviolenza. Decrescita Felice e nonviolenza camminano insieme ed è proprio questo il tempo dell’educazione perchè senza educazione non ci potrà essere un cambiamento positivo ma solo una rivoluzione violenta, che non porterà a niente perchè il Sistema la stroncherà facilmente con la violenza. Meglio dunque scegliere la strada della nonviolenza e della decrescita, una strada lunga e difficile ma più sicura e che può portare ad un reale cambiamento.

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