Cosa c’entra la riforma costituzionale Renzi-Boschi e l’ambiente? Ma non si parlava di tagli del numero di parlamentari, di soppressione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro e di Senato delle autonomie? Sì, ma una parte consistente della riforma riguarda il Titolo V della Parte Seconda del nostro testo costituzionale, ossia va a toccare i rapporti fra Stato e enti locali.

Già nel 2001 i rapporti fra centri decisionali periferici e il Governo erano stati modificati con un’ottica di decentralizzazione. Tuttavia, la Renzi-Boschi-Verdini va in direzione contraria, centralizzando competenze prima affidate alle Regioni.

In particolare, la legge promossa dal Governo Renzi modifica l’art. 117 della Costituzione, inserendo fra le competenze esclusive dello Stato “produzione, trasporto e distribuzione nazionali dell’energia”, nonché “infrastrutture strategiche e grandi rete di trasporto e di navigazione d’interesse nazionale e relative norme di sicurezza; porti e aeroporti civili, di interesse nazionale e internazionale.” Inoltre, una novità è la “clausola di supremazia statale” la quale permette allo Stato di sostituirsi alla Regione ente locale se in gioco c’è la “tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica”, ma soprattutto un imprecisato “interesse nazionale”.

Facendo decidere lo Stato centrale su queste materie, si cerca di aggirare l’opposizione che i territori nel corso di questi anni hanno voluto manifestare nei confronti delle grandi opere e alle impianti energetici invasivi e/o inquinanti.

Chi ci guadagna da queste persone? Non certo noi cittadini che in questi anni abbiamo difeso l’ambiente con l’obiettivo di promuovere un nuovo paradigma economico-politico.

Se vincono i Sì, per esempio, il Governo potrebbe facilmente dare via libera al Tap, un gasdotto che una multinazionale svizzera vorrebbe far passare per la costa e la campagna pugliese con conseguente distruzione del patrimonio ambientale (abbattimento di ulivi, sfregio del litorale e costruzione di una centrale di depressurizzazione a San Foca che farà svettare due camini di dieci metri in una zona turistica). Finora, la Regione Puglia si è opposta. Con la Riforma non potrebbe più.

L’avocazione tra le competenze statali dei compiti relativi agli aeroporti di interesse nazionale sembra paventare il raddoppio del’aeroporto di Fiumicino, proposto a inizio anno dal Ministro Del Rio; peccato, però, che si andrebbe intaccare la Riserva statale del litorale romano.

Sono solo ipotesi irrealistiche? Guardando alla Gran Bretagna, si impara che non è così. La clausola di supremazia statale esiste già e il Governo non sta tenendo affatto in considerazione le motivazioni dei comitati ambientalisti: in Lancashire, superando l’opposizione locale, la compagnia petrolifera Preston New Road ha così potuto trivellare quattro nuovi pozzi, usando la pericolosa tecnica del fracking.

Tanti cittadini sono preoccupati per queste modifiche costituzionali, infatti i comitati per la tutela dell’ambiente (Dalla Mamme No Inceneritore della piana fiorentina alle Mamme No Muos di Niscemi, fino ai No Tav) hanno firmato il manifesto “Territori per il NO”. La stessa Associazione Medici per l’Ambiente – ISDE ha manifestato il suo dissenso contro questa manovra antiambientale, affermando che implicitamente questa modifica costituzionale lederebbe il diritto alla salute previsto dall’Art. 32 della Costituzione, se grandi opere inquinanti venissero permesse dal novellato art. 117.

Non resta che andare il 4 Dicembre a votare NO a questa riforma costituzionale, informando adeguatamente i cittadini che hanno a cuore l’ambiente sui rischi della Renzi-Boschi per le loro battaglie.

Federico Musso

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