La Corte Costituzionale ha ammesso ieri due dei quesiti referendari proposti contro la privatizzazione del servizio idrico dai movimenti per l’acqua, e uno per la cancellazione dei provvedimenti che prevedono il rilancio del nucleare in Italia. Adesso spetta al Presidente della Repubblica indire il referendum in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno, come previsto dalla legge.

Dopo la raccolta di 1 milione e 400 mila firme e il via libera di dicembre dalla Corte di Cassazione per i referendum per l’acqua pubblica, la Corte Costituzionale ha ammesso ieri due dei quattro quesiti referendari proposti contro la privatizzazione del servizio idrico.

La prossima primavera gli italiani dovranno quindi esprimersi sull’abrogazione del decreto Ronchi che ha sancito nel 2009 che il servizio idrico non potrà più essere gestito da società pubbliche, ma dovrà essere affidato a società private o comunque possedute da privati almeno per il 40 per cento.

Il secondo quesito riguarda la cancellazione della norma del cosiddetto Codice dell’ambiente che prevede una quota di profitto sulla tariffa per il servizio idrico, la "remunerazione del capitale investito".

La Corte Costituzionale ha giudicato invece inammissibile il terzo quesito proposto dai movimenti per l’acqua e riguardante la cancellazione di un’altra norma del Codice dell’ambiente sulle forme di gestione e sulle procedure di affidamento delle risorse idriche.

"Attendiamo le motivazioni della Consulta sulla mancata ammissione del terzo quesito, ma è già chiaro che questa decisione nulla toglie alla battaglia per la ripubblicizzazione dell’acqua e che rimane intatta la forte valenza politica dei referendum" dice il Comitato Referendum Acqua Pubblica.

Bocciato dalla Corte anche il quesito per l’abrogazione di parte del decreto Ronchi proposto da Antonio Di Pietro e fortemente criticato dal Forum dei movimenti per l’acqua secondo cui tale quesito lascerebbe la porta aperta alla privatizzazione.

La sentenza con cui la Corte Costituzionale si è espressa sull’ammissibilità dei referendum sarà ora trasmessa al presidente della Repubblica, che dovrà, con proprio decreto ma in modo conforme alla previa deliberazione del Consiglio dei ministri, indire il referendum in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno, come previsto dalla legge.

In quel periodo i cittadini saranno chiamati ad esprimersi anche riguardo a un altro tema fondamentale per il futuro del Paese.

A 24 anni di distanza dal primo referendum sul nucleare, gli italiani torneranno a votare per la cancellazione dei provvedimenti che hanno riaperto la strada all’atomo in Italia.

"È bene che la parola passi ora ai cittadini su materie tanto delicate perché è inconcepibile una privatizzazione selvaggia delle decisioni strategiche e gestionali sull’utilizzo di risorse non rinnovabili e preziose quali quelle idriche e pericolose ed inutili come l’energia nucleare", ha commentato Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia.

Fonte: Il Cambiamento

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