Si sente molto rumoreggiare in questi giorni sul versante cristiano cattolico italiano. Questa volta la cerchia di attenzione, non sono questioni bioetiche o sessuali ma il tentativo di tutti i grandi movimenti unitamente ai vertici ecclesiastici italiani, di ritrovare una collocazione politica adeguata nel desolante panorama italiano.

Non è una cattiva notizia in sè, a patto che questo tentativo tenga ben presente e chiare alcune cose. Procediamo per gradi.

E’ una notizia buona che il mondo italiano cattolico si sia smosso dal lungo torpore e che questo non sia avvenuto solo a livello di gerarchia. Certo a Todi non potevano esserci tutti i cristiani militanti ma già che vi fossero i loro referenti è qualcosa di positivo.

Per molti decenni infatti abbiamo assistito all’afonia totale di quella che Pio XII chiamava l’opinione pubblica della chiesa e che già ai suoi tempi scarseggiava. Ci riferiamo al vasto mondo del laicato.

Quella che timidamente si affaccia da Todi può essere una bella occasione per i laici di ritrovare la legittima autonomia dalle gerarchie ecclesiastiche e per queste ultime di poter sentirsi meno oberate dalla pressione del dover intervenire in questioni tecniche squisitamente appartenenti al mondo laico.

La domanda che pongo è: le gerarchie sono pronte a rinunciare a questa prerogativa anomala? E il laicato cosa potrebbe proporre?

Per quanto riguarda il primo quesito non saprei rispondere adeguatamente. Bisognerebbe chiedere ai diretti interessati. Certo è che anche se non vi sarà la formazione di un partito cattolico (cosa che auspico) sarebbe intelligente per loro creare quello che Enzo Bianchi propone da almeno 20 anni: un forum prepolitico dove tutti i credenti laici e i loro pastori possano confrontarsi, riflettere, dibattere sui differenti temi che emergono nella società e sui quali diventa prima o poi necessario l’intervento del legislatore. Sarebbe un forum per tutti i credenti, con lo scopo di discernere i problemi, le situazioni critiche, le urgenze della città del vivere comune verificandole alla luce del Vangelo. Toccherebbe poi ai singoli cristiani nel loro impegno diretto all’edificazione della polis prendersi le proprie responsabilità politiche ispirati dal vangelo e cercando di tradurle in azioni pratiche e in decisioni pragmatiche, tecniche mai senza gli altri uomini. Ciò consentirebbe ai vescovi di evitare fastidiose e inopportune ingerenze politiche e ai laici di smettere la loro afonia. Garantendo ai primi lo slancio profetico senza soluzioni tecniche e ai secondi la possibilità di portare con credibilità il messaggio evangelico nella polis, senza arroganza e senza alcuna pretesa di imporre la fede. Mai senza l’altro ma sempre in compagnia di tutti gli uomini.

Alla seconda domanda mi sento più chiamato in causa. Come cittadino attivo nella mia polis e nel mio Paese Italia e come credente. Da una situazione ipotetica in cui ogni credente sia libero e responsabile della sua azione politica, ispirandosi principalmente al Vangelo, credo che si possa operare fruttuosamente nell’ambito politico, economico e sociale.

Premettendo che Cristo sia il centro della nostra fede e che questi non può essere ingabbiato o inscatolato in nessuna teoria o ideologia, laica o religiosa che sia, credo che nell’attuale momento storico i cristiani – realmente ispirati dal Vangelo e dallo stile di vita di Gesù – possono e devono assumere su di se’ il dolce carico della decrescita felice.

Sono molti infatti i valori della decrescita che si sposano benissimo con quelli del vero cristianesimo. Sono innumerevoli i testi dei padri della Chiesa che descrivono ed esortano i cristiani ad essere tali con uno stile di sobrietà, intelligenza

Alla base del vero cristianesimo c’è la figura di Gesù, dell’uomo Gesù che con la sua vita ci ha narrato Dio  ma prima ancora ci ha narrato come essere veramente uomini e donne autentici. Egli ha vissuto una vita sobria, di rispetto verso tutti e con un grande amore per la terra e la natura, tanto da elogiarla e prenderne spunto per alcune tra le sue più belle parabole. Non ha accumulato beni per sé ma ha messo tutto in comune a partire dalla sua stessa vita. Ha fatto un lavoro artigianale utile alla società da cui ricavava il necessario per vivere senza mai farne lo scopo della sua vita, tanto che fino ai 30 anni circa è stato nella casa dei suoi (bamboccione anche lui?) prendendosi cura dei suoi familiari. Ha mangiato cibo della sua terra a km zero, ha occupato il suo tempo a fare il bene e per questo ha dato fastidio ai due poteri di sempre: quello politico e quello religioso e per questo l’ha pagata cara. Ad un certo punto ha compreso che la vita è una e che va vissuta per quello che conta e quindi non ha inseguito ricchezza, potere o gloria ma ha dedicato molto del suo tempo a quello che conta: la relazione con tutti gli uomini esaltando il grande valore dell’amicizia tanto da chiamare – chi lo tradiva spudoratamente – amico. Ma prima ancora di questo ha vissuto una vita piena, bella e soprattutto felice. Da una prima lettura anche superficiale della figura di Cristo si può vedere come siano veri e forti E quale manifestazione più grande  ci può essere di quella che pratica un vivere sano ed armonioso senza sfruttamento dell’uomo sull’uomo che è alla base anche della decrescita?

Il mettere i beni in comune e far fronte alle necessità di tutti è garanzia delle prime comunità cristiane come pratica reale e come fine a cui tendere sempre. E non è anche questo uno dei fini della decrescita applicata o applicabile in città o in piccoli gruppi in campagna? La sobrietà e il dono erano caratteristiche inopinabili dei veri cristiani e non sono i biglietti da visita di chi pratica la decrescita? E non è scritto nel nuovo testamento che "c’è più gioia nel donare che nel ricevere"? E se si pensa che questo detto e’ attribuito alle labbra di Gesù questo fa ancora più effetto.

Se poi passassimo in rassegna cosa dicono le scritture sulla terra, l’ambiente, gli animali e il ruolo dell’uomo nei loro confronti, dovremmo riscoprire un Dio ambientalista o quanto meno amante di questo mondo il cui unico padrone (mi si passi il termine) e’ lui e non l’uomo.

Per non parlare poi della concezione di peccato contro natura. Molti penserebbero che per gli antichi padri fosse l’omosessualità (così ci fanno credere oggi) ma in realtà era ed è la proprietà privata! I testi di Agostino, Ambrogio, Crisostomo sono chiarissimi a tal proposito (e per questo occultati da molti cristiani influenti!).

La concezione del lavoro inteso come collaborazione a migliorare il mondo e chi lo abita e non a mero sfruttamento di tutto e dell’uomo sull’uomo.

Questi e molti altri sono tutti valori comuni, da dover inserire nell’agenda dei cristiani impegnati nella polis. Credo sia inevitabile che i cristiani assumano la decrescita e i suoi innumerevoli aspetti per dare credibilità al loro esserci per tutti.

Pena uno squallido ritorno al partito dei cattolici dove il vangelo è annacquato e i suoi membri sono insipidi.

Si, se c’è una grande chance per risvegliare questo enorme esercito dormiente – quali sono i cattolici ed i cristiani italiani, è questo tempo, ma non va sprecato correndo dietro agli idoli del potere, della gloria o dell’avere. La decrescita può essere una grande occasione.

www.ladecrescita.wordpress.com
 

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