Per cambiare il modo di vivere, gli esseri umani devono aumentare il grado di consapevolezza su di sé e sul loro agire nel mondo. Rendere vivo il nuovo paradigma e tradurre ecologia e sostenibilità in pratica basica e quotidiana, implica la rivalutazione del capitale umano costituito dalle relazioni interpersonali.  Riconoscere il valore di una maggior competenza nei rapporti ci permetterà di superare l’approccio strumentale nei confronti dei nostri simili cui ci hanno abituato le logiche di mercato. Consapevolezza, riconoscimento dell’altro, rispetto delle differenze, non rappresentano solo i valori cui tendere, ma i presupposti che orientano la nuova visione.

Un organismo relazionale che plasma la capacità di stare nel mondo.

Ripensare con quest’ottica al microcosmo familiare è indispensabile per due ragioni fondamentali: perché è in famiglia che si compie la prima formazione affettiva – e l’imprinting acquisito nell’infanzia sarà quello che tenderemo a riportare nel nostro approccio da adulti – e perché oggi la famiglia appare fra le istituzioni educative la più agile, la più duttile, la più disponibile, quella che nella concretezza e nell’informalità costituisce la fucina del mutamento sociale.

E’ quindi in famiglia che si pongono le basi del benessere personale ed insieme della capacità di prendersi cura di un mondo vissuto come egosintonico, come della possibilità di affermazione del sè autentico che nasce dall’autostima e si sa trasformare in assertività profonda.

Cambiare quindi, non a prescindere dalla famiglia, ma a partire da essa, mettendone a fuoco la valenza trasformativa più che quella conservativa. Ed è proprio in famiglia che si sta giocando una partita importantissima su due nodi cruciali di diritti e cittadinanza: il rapporto tra i sessi e quello fra le generazioni.

Ruoli e genere sulla scena familiare, una rivoluzione silenziosa

L’assetto post industriale dei Paesi occidentali ha portato a rivedere la classica suddivisione dei compiti  tra maschile = lavoro produttivo/retribuito/riconosciuto socialmente e femminile = lavoro riproduttivo-di cura/non riconosciuto-non retribuito.  Mentre, almeno in Italia, la riflessione in proposito stenta a trovare l’affermazione sociale che merita, nell’intimità delle nuove famiglie si assiste alla sperimentazione di nuovi equilibri e  di suddivisioni di ruoli e competenze inediti.

Basta guardarsi attorno nelle nostre città per concordare con chi identifica la vera rivoluzione della famiglia occidentale del terzo millennio con l’ingresso a pieno titolo dei padri nell’orizzonte quotidiano: è ormai consueto trovare uomini occupati in mansioni di assistenza e cura che solo una generazione fa sarebbero state impensabili. E questi padri, oltre al dovere della condivisione dei carichi domestici nei confronti di una compagna che lavora (i nuovi padri sono una diretta conseguenza delle famiglie a doppio reddito), scoprono il piacere di stare coi figli, conoscerli, instaurare un rapporto di intimità  unico ed irripetibile che nutre la dimensione di affettività che è di tutti gli esseri umani, a prescindere dal sesso.

E’ evidente che una prospettiva futura non possa fare a meno di interrogarsi su come promuovere le pari opportunità tra i sessi, in direzione di consentire ad entrambi la libertà di scelta del proprio destino a prescindere dall’appartenenza di genere, come è evidente quanto possa dire la famiglia riguardo all’educazione al ruolo, nell’esempio fornito ogni giorno ai bambini ed alle bambine.

Ripensare la crescita delle nuove generazioni

A proposito dei minori è necessario mettere in gioco il modo di concepire l’educazione formale ed informale, di attualizzarla non solo nei contenuti da offrire alla conoscenza, ma nelle modalità di interrelazione a partire dalla rilettura dei rapporti di potere tra grandi e piccoli.  Occorre stabilire e rispettare nella quotidianità dell’interscambio tra adulto e non-adulto una relazione tra gli obiettivi ed i mezzi con cui vengono perseguiti, stabilendo una relazione di coerenza e di autenticità tra contenuti, processi e fini.

Così in famiglia, partire dal principio di pari dignità nel rapporto genitori/figli, significa riconoscere noi stessi e l’altro nella relazione, prendere consapevolezza di quanto siamo colonizzati da meccanismi acquisiti,  sforzarci di deprogrammare la coazione a ripetere dinamiche passate, elaborate da stili di vita che non vogliamo perpetuare. Fare pulizia ci apre ad adottare modelli e comportamenti che ci appartengano e corrispondano ai nuovi tempi in cui ci troviamo a vivere.

Siamo noi adulti ad  avere la responsabilità del Vivere Bene oggi, nelle nostre case e fuori di esse e ad avere il compito di attrezzare  le nostre figlie ed i nostri figli per essere cittadini del domani, in grado di prendersi cura di sé, degli altri, del mondo.

Perché responsabilità individuale e sociale non sono agli antipodi, ma facce della stessa medaglia.

 

Isabella Landi
Consulente Pedagogica
Borgomanero (Novara)

 

 

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