Nell’immaginario collettivo quando si sente parlare di decrescita felice si pensa, nel migliore dei casi, ad una nuova e strana teoria economica. Nulla di più sbagliato.

Si, è vero che il movimento per la decrescita felice prende le mosse dalla critica economica dell’attuale sistema economico occidentale, criticandone in modo netto la sua unità di misura più importante: il PIL; Ma immediatamente va subito oltre e molto in profondità.

Il Movimento per la decrescita felice non è una teoria ma una pratica di vita. Per mettere in discussione un intero sistema che è nato 250 anni fa circa e che nel corso di questi anni si è sviluppato fino ad implodere, non basterebbe una teoria ben organizzata e coerente nella sua elaborazione per scardinarlo. Sarebbe soltanto una nuova ideologia e anche molto pericolosa.

Ecco perché ogni volta che ci viene chiesto “come” fare per attuare la decrescita felice la risposta non può che essere questa: “non esiste una ricetta uguale per tutti”. Risposta saggia perché la decrescita felice aderisce alle vite concrete delle persone, nei loro luoghi specifici, nella loro situazione specifica e nel loro contesto particolare. Non esistono ricette che valgono per tutti in ogni parte del pianeta. Ognuno deve trovare la sua cercando di rispettare alcuni principi guida.

E quali sono alcuni di questi principi?

Innanzitutto avere ben chiaro che i nostri stili di vita di mondo occidentale stanno piano piano divorando e cambiando irrimediabilmente le sorti di questo pianeta. Consumiamo più di quanto realmente abbiamo bisogno e soprattutto la Terra non è più in grado di rigenerarsi ai nostri ritmi. Per questo motivo l’ earth overshoot day ogni anno si anticipa sempre di più. Quindi sono da rivedere i nostri stili di vita e la nostra impronta ecologica.

In secondo luogo direttamente derivante dal primo punto, la prima cosa da fare è ridurre gli sprechi. Quelli piccoli quotidiani di ogni singola persona fino alle grandi industrie.

Queste poi andrebbero riconvertite secondo criteri che sia votati maggiormente o meglio esclusivamente alla produzione di merci che siano realmente utili, che abbiano un impatto ambientale bassissimo, che siano riciclabili una volta finito il loro ciclo produttivo e che siano facilmente riparabili, evitando quindi il fenomeno dell’obsolescenza programmata che è uno dei cardini dell’economia della crescita.

Altro principio importante è la liberazione dell’uomo dalla sua stessa mercificazione rivedendo il concetto di lavoro e di lavoro salariato e quindi anche il concetto denaro che da fine deve ritornare ad essere mezzo, strumento.

Le persone sono innanzitutto le loro relazione e la loro vita interiore che non può essere messa in secondo o terzo piano. La creatività di cui ognuno di noi è sano portatore non può divenire un lusso per pochi e una semplice aspirazione per tanti.

E con questo concetto vorrei cercare di fare un piccolo salto di qualità verso la comprensione del movimento per la decrescita felice. Non siamo solo o principalmente un movimento di critica ad un sistema economico. Siamo principalmente dei portatori sani di un nuovo modo di vedere e pensare la vita ed il mondo.

L’economia sana è importante. I denari sono uno strumento utile e mai un idolo. Il centro di tutto però deve essere l’evoluzione della specie umana. Deve evoluzione vuol significare una presa di responsabilità verso tutto il pianeta con tutti gli esseri che vi abitano.

Per poter fare questo non bastano le belle teorie economiche e neanche le grandi scoperte scientifiche. Tutto questo sarà possibile soltanto se gli uomini, la razza umana, riscoprirà il valore della propria spiritualità, del proprio mondo interno. Interiorità che ha codici molto diversi da quelli esterni del mondo quotidiano. Codici e valori che l’occidente opulento ha dimenticato ma che restano nelle sue profonde radici.

Abbiamo bisogno di mettere al centro dei nostri interessi la capacità di guardarsi dentro veramente, di fuggire i luoghi comuni che ci vogliono ingabbiati nei soliti ruoli (mamma,papà, insegnante, commesso, precario, ragioniere, bancario, etc etc) e di saper dar voce a quello che realmente abita ognuno di noi.

Noi oggi ci ammaliamo perché abbiamo perso le nostre radici. Facciamo cose che non ci piacciono perché costretti dalla sopravvivenza e passiamo il resto della nostra vita a cercare qualcosa di cui non avremo mai o quasi mai il coraggio di prenderci: la nostra interiorità, la sola che sa dove condurci e che ci rende liberi e rispettosi degli altri esseri viventi. Tutti.

Ognuno di noi è un artista. Ognuno di noi ha dentro di sè una grande passione, qualcosa che sa fare davvero bene, qualcosa che lo caratterizza e che solo lui sa fare. Poi capita che il senso comune, la vita di tutti giorni, che si basa sulla paura del futuro e mai sul presente, ci spinga nella prigione dorata delle sicurezze a buon mercato.

Si, a volte ci si sente più sicuri tutti nella stessa gabbia che da soli su strade poco percorse.

La decrescita felice non ha ricette preconfezionate valide per tutti ma ha ben chiaro l’obiettivo del suo esistere: liberare gli uomini dalle schiavitù che loro stessi si sono costruiti più o meno consapevolmente e riportarli al centro delle loro responsabilità verso se stessi, la vita e il mondo.

Ridare valore ad un sapere pratico, fatto di manualità che unita a nuove scoperte scientiche può aiutare tutti gli esseri viventi ad abitare questo magnifico mondo in modo diverso e armonioso nei limiti della contingenza.

Andrebbe ricordato, la vita resta sempre una sola. Ed un giorno, se mai esiste questo Signore del mondo che ha creato tutto, non ci chiederà perché siamo stati cattivi in quel frangente o perché non abbiamo fatto quella tal cosa. No. Egli ci chiederà perché non siamo stati Alessandro, Maria, Maurizio, Nicola, Barbara, Luigi, Vittorio, Michela, Marianna ….

Solo persone realmente libere di mente e quindi pienamente realizzate interiormente saranno in grado di ribaltare un sistema morente i cui ultimi colpi di coda stanno mietendo ancora vittime.

Avremmo bisogno di maggiore indignazione ma da sola questa non basta. Il segreto è riappriopriarsi del proprio mondo interno, riabitarlo, imparare a scendere maggiormente in profodnità, guardando anche i lati negativi. Guardarli, darvi spazio (che è cosa molto diversa dal metterli in atto!) significa rendere l’uomo completo, armonioso, bello. Capace di bellezza e di cose belle e buone. Ed oggi ne abbiamo un disperato bisogno.

Si, la decrescita felice non è una bella teoria e basta.

La decrescita felice è una pratica di vita bella.

“Vivi! È veramente buono battersi con persuasione, abbracciare la vita e vivere con passione, perdere con classe e vincere osando, perché il mondo appartiene a chi osa! La Vita è troppo bella per essere insignificante!” (Charlie Chaplin)

Alessandro Lauro

 

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