Non sono molti gli uomini e le donne che, con le loro scelte di vita e le loro opere, hanno influito in modo determinante nella formazione del mio sistema di valori. Tra loro ha avuto un’importanza decisiva Francesco d’Assisi. Non tanto in relazione alle mie scelte esistenziali.

di Maurizio Pallante, fondatore del MDF

Troppo estremista, sebbene anche io propenda all’estremismo. E di una coerenza assoluta, mentre io sono incline all’autoindulgenza e al compromesso. È nel sistema dei valori sotteso alle sue scelte di vita che ho trovato una profonda sintonia, perché consente non solo di capire le cause profonde della crisi che sta conducendo la specie umana verso l’autoestinzione, ma anche di individuare l’unica via di salvezza possibile.

Otto secoli prima e da un contesto culturale, sociale e tecnologico totalmente diverso. Nonostante questa straordinaria capacità che, evidentemente, coglie elementi profondi e immutabili dell’animo umano, il sistema dei valori a cui Francesco ispirò la sua vita non riuscì a influire nemmeno sulle scelte esistenziali dei suoi discepoli, tant’è che si allontanò da loro e trascorse in solitudine gli ultimi anni, quelli in cui la sua ricerca spirituale raggiunse l’acme.

A maggior ragione, si potrebbe credere, non riuscirà a orientare le scelte dei miei contemporanei, che vivono sulla base di valori completamente diversi, dominati dalla ricerca ossessiva del denaro e del possesso di cose, attenti soltanto alle proprie esigenze materiali e, proprio per questo, perennemente insoddisfatti, in competizione tra loro, convinti che la specie umana non faccia parte della natura come le altre specie viventi, perché grazie alla conoscenza scientifica e alla tecnologia è in grado di dominarla, da cui indebitamente deducono che tutte le altre specie viventi siano al loro servizio.

Nell’attuale fase storica, in cui il sistema economico e produttivo fondato su quei valori ha raggiunto una potenza tale da interferire con la totalità della biosfera, hanno cominciato a manifestarsi le conseguenze dei danni devastanti che le ha inferto, e dei danni devastanti che ha inferto alla salute e alla psiche degli esseri umani, riducendoli a ottusi strumenti della crescita economica come produttori e consumatori di merci. È la diffusione del disagio esistenziale che ne deriva, l’angoscia suscitata dalla sensazione di una minaccia incombente sul futuro dell’umanità, la percezione indistinta di una mutilazione causata dall’ablazione della spiritualità operata dal consumismo, a rendere più attuale ora che otto secoli fa il sistema dei valori a cui Francesco ha ispirato la sua vita, quando la società che oggi sta crollando era allo stato nascente e la classe emergente dei ricchi commercianti, a cui apparteneva per nascita, considerava follie i suoi comportamenti. L’asse portante del sistema dei valori su cui Francesco ha fondato le sue scelte esistenziali è stato il rifiuto di diventare succube del denaro, di dedicare tutto il tempo e tutte le energie ad accumularne sempre di più, come stava facendo suo padre.

Il benessere materiale che il denaro gli consentiva non riusciva a soddisfare il suo bisogno di dare un senso alla vita. Gli permetteva soltanto di procurarsi dei divertimenti nel significato etimologico della parola, di modi banali di passare il tempo per evitare d’impegnarsi a spenderlo in modi più significativi. Oltre a lasciarlo insoddisfatto, i divertimenti delle serate passate con gli amici nelle taverne di Assisi lo distraevano dalla dimensione spirituale, dove sentiva che si manifestavano le sue esigenze più profonde, di relazioni umane fondate sulla comprensione reciproca e sulla solidarietà, di conoscenza disinteressata, di rispetto per tutte le forme di vita. Una dimensione esistenziale da cui il denaro è escluso. Da cui la ricerca del denaro come fine della vita, esclude.

In Europa, proprio negli anni della giovinezza di Francesco era iniziato il processo di trasformazione del denaro da mezzo di scambio delle merci a fine della vita. Una trasformazione che segnava il passaggio da un’economia che Marx avrebbe sintetizzato con la formula Merce-Denaro-Merce (in cui il lavoro è artigianale, gli artigiani producono merci con un valore d’uso per clienti che ne hanno bisogno, ricevendo in cambio del denaro, con cui possono comprare le merci di cui hanno bisogno per vivere e continuare a produrre merci con un valore d’uso) a un’economia che avrebbe sintetizzato con la formula Denaro-Merce-Denaro (in cui il denaro viene usato per produrre merci con un valore di scambio, fatte per essere vendute al fine di ricavare più denaro di quanto ne è stato investito per produrle). È nel contesto di questo passaggio del denaro da mezzo di scambio delle merci con un valore d’uso a fine delle attività economiche e produttive, che Francesco pone il rifiuto del denaro a fondamento del suo sistema di valori. Il suo rifiuto del denaro è assoluto.

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