Osservando i numeri del consumo di risorse mondiali ed alcuni dati epidemiologici appare importante riflettere sulle relazioni esistenti tra cibo, salute e sostenibilità.

 Partiamo dal modello alimentare “industriale-capitalista” e dall’elemento principe della vita: l’acqua.

Il consumo di acqua dolce sulla terra ha una distribuzione peculiare: l’agricoltura industriale e OGM a monocolture (che necessita di massiccio uso di pesticidi e fertilizzanti) assorbe annualmente circa il 70% dell’acqua disponibile.  

 I cereali e legumi prodotti in grande quantità da questo sistema vengono indirizzati solo in minima parte al consumo umano: nel mondo oltre il 50% fornisce cibo per gli allevamenti intensivi di bestiame. In questi allevamenti svariati farmaci (che si ritroveranno poi nel piatto del consumatore finale) sono usati in modo costante per dirigere artificialmente un ciclo di vita innaturale e crudele per l’animale.

 Per produrre un singolo chilo di carne di manzo calcolando tutta l’acqua utilizzata nell’intero processo (es. agricoltura dei mangimi e abbeverare) servono circa 15.400 litri di acqua (contro i 13 litri per 1 pomodoro e i 900 litri per 1kg di mais). Inoltre il settore zootecnico contribuisce per il 35-40% delle emissioni globali di metano e per il 6% alle emissioni antropogeniche di gas serra.

A questi dati del processo produttivo della carne alimentare si collegano direttamente alcune note situazioni ambientali e sociali quali ad esempio:

Il 20% della popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse

Il 40% delle terre coltivabili ha subito danni a lungo termine (impoverimento del terreno)

Ogni anno scompaiono 13 milioni di ettari di foreste per far posto a agricoltura e allevamento

5000 persone al giorno muoiono a causa di acqua insalubre

1 miliardo di persone non ha accesso ad acqua potabile

Ogni 6 secondi muore un bambino di fame nel mondo

1 miliardo di persone soffre la fame

1 mammifero su 4, 1 uccello su 8, 1 anfibio su 3 è a rischio estinzione

Le specie animali e vegetali stanno scomparendo ad un ritmo 1000 volte superiore a quello naturale.

La temperatura media negli ultimi 15 anni è la più alta mai registrata nella storia.

La calotta polare si è assottigliata del 40% in 40 anni

Alcune stime prevedono 200 milioni di rifugiati climatici entro il 2050.

 

Veniamo ora alle considerazioni che riguardano strettamente le conseguenze del consumo di carne (ma non solo) sulla salute del singolo, ormai studiate da decenni. Una sintesi recente e paradigmatica degli effetti epidemiologici la si ritrova nello studio europeo EPIC. Lo studio EPIC-PANACEA (European prospective investigation into cancer and nutrition) ha dimensioni organizzative di disegno e di analisi di dati tali da costituire una pietra miliare nel campo e la sua banca dati comprende oltre 500 mila europei sotto osservazione da oltre 15 anni in 9 paesi UE. Una delle conferme arrivate dallo studio (rispetto a quanto comunque già noto in letteratura) riguarda il rapporto tra salute e consumo eccessivo di proteine animali. Dieta mediterranea semivegetariana, riduce il peso corporeo e si associa a minor mortalità totale e cardiovascolare e minor incidenza di neoplasie. Cibi animali (in special modo le carni bovine) sono associati con un maggior rischio di sovrappeso e mortalità globale.

 

I costi sanitari sono il risultato di quello che economicamente crea una popolazione malata.

A livello europeo ogni anno le neoplasie costano oltre 120 miliardi di euro ogni anno, le malattie cardiovascolari oltre 200 miliardi di euro.

Nello specifico l’obesità è il grande catalizzatore della morbilità. A livello globale sono circa 1,5 miliardi le persone adulte sovrappeso e di queste 200 milioni di uomini e circa 300 milioni di donne sono obese. I costi diretti legati all’obesità rappresentano una quota compresa tra il 2 e l’8% dei costi sanitari totali a livello mondiale. Solo in Italia nei soggetti obesi il consumo di farmaci è del 78% più elevato rispetto ai soggetti normopeso.

 

Il profitto delle multinazionali alimentari e farmaceutiche cresce di pari passo con la sofferenza della fragile Terra e dei popoli nei due paradossi opposti di questo insensato mosaico: la fame dei paesi “in via di sviluppo” e le malattie croniche dei paesi “sviluppati”. Il cambiamento non può aspettare e le azioni a livello culturale dei movimenti possono contribuire a un aspetto così trasversale della vita umana che interessa tanto il “microcosmo” personale quanto il “macrocosmo” del nostro pianeta. L’equilibrio e l’armonia sono i grandi assenti del sistema che abbiamo ereditato dal XX secolo, permeato dal trittico ignoranza-arroganza-avidità.

 Ognuno può decidere, nella sua quotidianità, di essere seme del cambiamento.

Dott. Ludovico Grimoldi

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *