In Germania, a seguito dello scandalo alimentare riguardante la diossina, sono immediatamente cresciuti i consumi di prodotti biologici. "La reazione dei consumatori in Germania allo scandalo diossina – commenta il presidente di Federbio, Paolo Carnemolla – sta comportando una crescita importante degli acquisti di prodotti biologici ed il settore sta rispondendo con efficienza a questo aumento della domanda, con la sola eccezione del comparto avicolo".

Nel nostro Paese, non si può neanche escludere che i timori siano collegati al ricordo di eventi tragici del passato. A quanti in questi giorni è tornato in mente il disastro di Seveso del 1976? Quando una nube di tetroclodibenzo–p-diossina, la più pericolosa delle diossine esistenti e che da quel momento in poi sarà chiamata anche ‘diossina di Seveso’, si sprigionò dall’industria chimica ICMESA, comportando danni anche irreversibili per la salute di molte famiglie.

Continuando a parlare di diossina… A qualcuno può capitare di vedere il quartiere Tamburi di Taranto, la città che ospita l’Ilva, la più grande acciaieria d’Europa. Nel nome del popolo inquinato, associazioni ambientaliste, comitati e singoli cittadini rivendicano da anni un’aria più respirabile, libera dalla diossina con iniziative pubbliche, dossier e denunce.

Nonostante gli interventi strutturali e normativi intervenuti per ridurre i troppo alti livelli di diossina nell’aria, questo mega impianto rimane il primo tra quelli esistenti in Italia per la produzione di diossina (97 grammi) e, per lo stesso motivo, si classifica al quinto posto in Europa su un totale di 209 siti produttivi censiti.

E in queste ultime ore, mentre il ministro della Salute Fazio dà rassicurazioni ai cittadini e informa della costituzione di una "task force di controlli" per eliminare ogni dubbio da ulteriori rischi legati allo scandalo diossina negli alimenti, i timori continuano a salire.

A Taranto scatta la caccia alla diossina nei mitili. La notizia del ritrovamento di dosi di diossina superiori alla norma nelle cozze e ostriche prelevate nel Mar Piccolo ha destato serie preoccupazioni tra i consumatori. I risultati di laboratorio, resi noti dal Fondo Antidiossina di Taranto, hanno accertato la presenza di diossina e policlorobifenili per valori superiori alla norma del +69%.

"Non è esclusa l’apertura di un fascicolo per inquinamento ambientale", hanno dichiarato il presidente dell’associazione Fondo Antidiossina di Taranto, Fabio Matacchiera e il presidente provinciale di Peacelink, Alessandro Marescotti presentando i risultati delle analisi.

Tuttavia è opportuno precisare che questi risultati interessano solo i mitili prelevati sui fondali del Mar Piccolo di cui è noto l’inquinamento. Ciò nonostante, gli ambientalisti di Peacelink e dell’associazione Fondo Antidiossina invitano a considerare che "la diossina può essere assorbita dai molluschi se i fondali inquinati vengono smossi. Diossine e Pcb (policlorobifenili, ndr) dei mitili possono poi passare alle orate e ai saraghi che si nutrono delle cozze del fondale".

Fonte:

Il Cambiamento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *