In seguito all’esposizione mediatica, negli ultimi giorni è saltato alla ribalta il caso delle patologie riscontrate nella zona vicina al poligono di Salto di Quirra, in Sardegna. Eppure si tratta di un problema sanitario ed ambientale che esiste da tempo e che era stato finora ignorato. Ce ne parla Stefano Montanari, autore de Il girone delle polveri sottili.

Iniziando da qualche settimana fa, quando si sparse la voce che la Procura della Repubblica di Lanusei aveva chiesto a mia moglie una consulenza sulle patologie riscontrate nella zona di Salto di Quirra con il suo immenso poligono militare, io sono martellato da richieste di notizie. Da quando, poi, la trasmissione Mediaset Le Iene ha mandato in onda qualche spezzone d’intervista sempre con mia moglie, le richieste si sono infittite.

Personalmente trovo a dir poco buffo come solo ora, per l’esposizione mediatica che c’è stata, si sia destato l’interesse per un problema su cui noi siamo impegnati da anni e di cui abbiamo scritto non saprei più quante pagine. I pochissimi che hanno letto il libro Nanopathology (lo leggono solo alle università straniere più meschine come Cambridge o Harvard, mentre nei nostri atenei – tra parentesi, nessuno dei quali classificato entro i primi 200 a livello mondiale – la ‘cultura’ la fanno altri) o i pochi che hanno letto Il Girone delle Polveri Sottili dovrebbero essere edotti del problema, un problema restato essenzialmente identico a quello alla ribalta delle cronache di oggi. Chi, poi, è rimasto in stato vigile alle mie conferenze non può non avere visto le immagini dell’agnello malformato nato e subito morto in zona.

Ora, finalmente, un procuratore ha deciso di dare un’occhiata ad un problema sanitario ed ambientale che non è lontano dal mezzo secolo, ma, se il popolo (il solito brivido e la solita piccola ilarità nello scrivere la parola) fosse meno bue, della cosa non si parlerebbe più da decenni perché il fatto non sussisterebbe.

Invece, come si sta facendo per l’uranio impoverito e come si è fatto per una lunga lista di prodotti tossici, si continua con la follia suicida di fingere che sia tutto perfettamente in ordine e, per questo, si mobilitano i soliti tromboni pronti a suonare lo spartito che viene loro messo sotto il naso, beninteso accompagnato da un obolo.

Come sempre, questi non hanno dati o, se ne hanno, li taroccano dovutamente. E da quei taroccamenti, per insostenibili che siano, escono conclusioni che fanno comodo a ‘chi può’ e così ci si trova a navigare controcorrente e controvento, con tanti saluti a chi muore o a chi si ammala. Le malformazioni, poi, sono irrilevanti perché è abitudine dei sardi tenere in casa, accuratamente nascosti, i bambini deformi e di loro qualcuno ha vaghe notizie solo quando vede uscire da una casa una cassa da morto.

A questi personaggi di una commedia dell’arte ormai antichissima si aggiungono i dilettanti, quelli che ‘la sanno lunga’, e una mano ad intralciare la soluzione del problema la danno pure loro.

Al punto in cui siamo arrivati, io non posso dire assolutamente niente perché, se Dio vuole, c’è un’indagine in corso e credo che tutti abbiamo il dovere di starcene tranquilli ad aspettare che escano le conclusioni, conclusioni che non ci si può che augurare siano corrette.

Quindi, non chiedetemi niente. Al massimo, leggete i miei libri. Intanto, non tiriamo conclusioni a casaccio e lasciamo lavorare in serenità la Procura, confidando che, in un modo o nell’altro, le indagini che verranno eseguite portino qualche dato in più.

Da ultimo, lasciatemi fare il facile profeta: tra un po’ – quanto non saprei dire – qualche procuratore prenderà in mano gli inceneritori, le centrali cosiddette a biomasse, i filtri antiparticolato e, magari, a qualcuno verrà pure in mente di andare a dare un’occhiata all’archiviazione del processo contro la centrale ENEL di Polesine Camerini e di chiedere qualche spiegazione. Di tutto questo sappiamo da anni ma facciamo finta di niente. Un grazie da parte dei nostri figli.

Articolo tratto dal blog di Stefano Montanari

Fonte: Il Cambiamento

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