Domenica pomeriggio surreale. Ritrovo di alpini notav, di fronte al cantiere militarizzato della Maddalena, anzi super militarizzato. Sono stati contati 60 (sessanta blindati) ma ce n’erano molti di più molti, nascosti: carabinieri, polizia e finanza. Elicottero che controllava. «Più ci gasano e più ci sentiamo gasati», è il commento che gira fra le persone che continuano ad essere presenti. Domenica 24 luglio, all’appuntamento hanno risposto un migliaio di persone, forse di più – è sempre difficile quantificare – ma direttamente proporzionati ai mezzi che hanno impiegato. Una folla di gente, che andava, veniva, dal campeggio alla centrale dov’è stato montato il Check-point per impedire il passaggio.

Poco lontano, il campeggio super organizzato con cucina da campo, servizi, spazio per dibattiti, tende nei prati ovunque. Un alpino porta una maglietta alpini No Tav 6“Padrone di niente, servo di nessuno”. Una ragazza con il cappello da alpino portato con orgoglio spiega: «Era di mio nonno». Alcuni dichiarano di averlo tirato fuori dalla naftalina («mia madre me lo ha conservato»), altri partecipano ogni anno ai raduni nazionali. In tutti c’è una incazzatura nera per il divieto dell’Ana a partecipare a Chiomonte perché “una cosa politica…”, e perché si rischia di “sporcare una storia e una tradizione”. Subito un comunicato spiega che il cappello di alpino appartiene all’alpino stesso e non all’Ana. E che a sporcare, caso mai, ci hanno pensato certe missione di “pace” in Afganistan trasformando gli alpini in truppe di occupazione.

Infine, per far capire che la storia non si esaurisce in un semplice episodio di una domenica pomeriggio, viene aperta una e-mail (alpininotav@yahoo.it) per costruire una rete fra gli alpini che hanno cose da dire. Intanto sul cancello della centrale è stato messo un grande cappello di alpino e una bandiera italiana che male non fa. Nel pomeriggio gli alpini No Tav si sono incamminati lungo i sentieri e hanno raggiunto la Maddalena, fra le vigne dell’Avanà. Una andata e ritorno tranquilli che ha mandato tutte le truppe di occupazione in totale fibrillazione, anche perché tutti gli altri sono rimasti a battere – battere sul guardarail – per tutto il pomeriggio. E l’elicottero volteggiava, e la gente cantava, e i poliziotti si innervosivano. La sera prima, sabato, hanno sparato dei lacrimogeni fin dentro al campeggio e hanno usato gli idranti. Il venerdi sera, sempre alla centrale, sempre al chechpoint, è stato organizzato un ballo liscio con tanto di luci colorate tipo balera: neanche quello andava bene, anche lì, lacrimogeni e idranti.

(Chiara Sasso, promotrice culturale del Valsusa Film Festival)

Fonte: Libre

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *