Volge al termine il summit sul clima in corso a Durban. Si chiude infatti ufficialmente oggi, 9 dicembre 2011, la 17esima conferenza mondiale Onu sui cambiamenti climatici, iniziata nella città sudafricana il 28 novembre scorso.

Come si concluderanno le trattative? Tre le opzioni possibili.

La prima prevede che il trattato di lungo periodo diventi un protocollo di attuazione legalmente vincolante, con decisione da adottare il prossimo anno o al massimo al 2015. In tal caso un nuovo working group affiancherà il gruppo che si occupa del lungo periodo per gli aspetti relativi al prolungamento del protocollo di Kyoto sino all’entrata in vigore del nuovo protocollo.

Le opzioni intermedie prevedono l’adozione di un protocollo che segue quello di Kyoto (il trattato globale) per farlo divenire legalmente vincolante nel giro dei prossimi 2 anni, o nel giro dei prossimi 5-7 anni, o dopo il 2020.

La terza opzione prevede invece che l’attuale gruppo di lavoro sul trattato di lungo periodo completi il processo della road map di Bali e un nuovo gruppo di lavoro inizi a lavorare sul protocollo legalmente vincolante per una data successiva al 2020.

Fa ben sperare intanto la partenza del Fondo Verde destinato ai Paesi in via di sviluppo, istituito a Cancun e che ora il vertice di Durban dovrebbe rendere operativo.

“Non ci sono scuse per non approvare una tabella di marcia qui a Durban”. Una tabella di marcia “chiara e solida che dovrebbe includere una linea temporale con una data finale”. È quanto ha affermato il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, nel suo intervento ufficiale in sessione Plenaria alla 17esima Conferenza mondiale Onu.

“Siamo pronti a fare la nostra parte e siamo certi che qui a Durban – ha affermato Clini – siamo in grado di fare un altro passo avanti nella nostra lotta comune contro i cambiamenti climatici”.

“Sappiamo – ha proseguito Clini – che in questo momento il contesto politico pone sfide difficili per raggiungere tale obiettivo, tuttavia in questo scenario in continua evoluzione, dobbiamo essere preparati e avere gli strumenti adeguati per catturare il progresso. A nostro avviso un percorso verso un quadro giuridicamente vincolante rappresenta lo strumento per non perdere il nostro obiettivo di un esito positivo dei negoziati”.

Il ministro dell’Ambiente italiano ha poi fatto riferimento alla “crisi terribile” che sta attraversando l’Europa, dinanzi alla quale “è sempre più fondamentale costruire un nuovo sviluppo basato sull’uso efficiente dell’energia e delle risorse naturali”.

A Durban “l’Italia – con l’intervento del ministro dell’Ambiente Clini – ha finalmente abbandonato il gioco ostruzionista del passato e si è dichiarata disponibile per un secondo periodo di impegni del Protocollo di Kyoto come transizione verso un giusto accordo globale che coinvolga anche le maggiori economie del pianeta superando la polarizzazione tra paesi industrializzati e in via di sviluppo”. È quanto ha affermato Legambiente sottolineando che si tratta di “un passo nella giusta direzione”.

E nella giusta direzione per la lotta contro i cambiamenti climatici sembra ora intenzionata ad andare anche la Cina che chiede il prolungamento del protocollo di Kyoto e una revisione di questo tra il 2013 e il 2015.

Gli Stati Uniti, invece, rimangono ostili ad ogni accordo vincolante sul clima. Ieri, prima dell’intervento dell’inviato di Obama per il clima, Todd Stern, una giovane americana si è alzata e ha iniziato ad urlare che visto che Stern non stava parlando a nome degli USA, lo avrebbe fatto lei. Abigail Borah, questo il nome della ragazza, studentessa del Middlebury College in New Jersey, dopo aver parlato è uscita accompagnata dalle guardie fra gli applausi.

Fonte: Il Cambiamento

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