Merita proprio di essere visto e diffuso lo spot dell’organizzazione ambientalista non governativa Natural Resources Defense Council (NRDM). Lo spot rilancia il progetto Keep Shell Out of the Artic! (Tenete la Shell lontana dall’Artico!), attivo già da alcuni mesi per fermare i test di trivellaggio della compagnia petrolifera Shell nell’Artico.

Le trivellazioni dovrebbero partire quest’anno in estate e interesserebbero aree abitate da specie di orsi polari ormai a rischio estinzione a seguito del cambiamento climatico. Ma le acque dell’Artico costituiscono anche l’habitat di foche ed altre forme di fauna selvatica che rimarrebbero contaminate per generazioni dagli strati tossici di petrolio.
 
Il problema principale denunciato da NRDM è l’incapacità di Shell di garantire adeguati metodi di sicurezza e prevenzione dal rischio di contaminazione delle acque. Per questo motivo osservatori, scienziati e attivisti si chiedono allarmati se il già avvenuto disastro del Golfo del Messico non abbia mostrato a sufficienza la gravità delle conseguenze prodotte dalla potenza incauta delle trivellazioni. Nel caso dell’Artico è certo che gli orsi polari non avrebbero nessuna possibilità di sopravvivenza, una volta devastato il loro ambiente naturale, né sarebbe possibile ripristinare le condizioni ambientali distrutte.
 
Nel febbraio dell’anno scorso Shell aveva annunciato il suo ritiro dal progetto di trivellaggio, che sarebbe dovuto partire nell’estate 2011. Gli attivisti di NRDM avevano inviato decine di migliaia di messaggi agli esponenti di governo per esprimere la propria opposizione all’iniziativa. In effetti nel luglio 2010 NRDM aveva riportato una vittoria alla Corte Federale, la quale aveva vietato alle compagnie petrolifere di condurre ulteriori trivellazioni nel mar Chukchi senza previo monitoraggio e studio scientifico dell’impatto ambientale correlato.
 
Alla fine dell’estate 2011, però, l’amministrazione di Obama ha consentito a Shell di condurre nel 2012 dei ‘trivellazioni esplorative’ nel Mar Baltico. L’organizzazione NRDM ha dovuto nuovamente ricorrere alla Corte Federale e intanto ha ripreso la campagna di informazione e opposizione.
 
La speranza è che le autorizzazioni concesse alla Shell siano negate dai giudici, anche se questo non impedirà certo alla Shell di continuare a riversare in mare petrolio, come accaduto, appena pochi mesi fa, al largo del Niger.
 
 

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