Anche in Italia l’interesse per le tematiche ambientali continua a crescere. Una tendenza iniziata quando ormai in altre nazioni, soprattutto dell’Europa centro-settentrionale, l’ecologia è parte integrante sia del discorso politico che della società civile. Il ritardo italiano, in questo senso, sembrerebbe dovuto soprattutto a questioni di carattere culturale. Infatti, se nella mentalità e ancor più nella politica italiana l’ecologia non è mai stata in cima alla lista delle priorità o delle preoccupazioni, lo stesso non si può dire per quanto riguarda i media e la comunicazione.

Già nel 1905, sul numero di aprile della rivista Emporium, l’allora soprintendente ai monumenti di Ravenna e direttore delle Gallerie di Firenze, nonché senatore del Regno d’Italia nella XXVI legislatura, Corrado Ricci, inaugurò una rubrica intitolata “Per la bellezza artistica d’Italia”, un tentativo di difendere la penisola, almeno a livello verbale e pubblicistico, dagli attentati compiuti contro “le cose dell’arte e di natura che fanno bella e famosa la nostra patria”.

Per il giornalista ravennate, bisognava vigilare e impegnarsi direttamente per evitare che le bellezze storiche, paesaggistiche e naturalistiche italiane venissero devastate da uno sviluppo economico ed industriale che, con l’inizio dell’era dei consumi e l’ingresso del Paese nella moderna dimensione delle democrazie industriali europee, si preannunciava tanto dirompente quanto squilibrato nella serie di riforme amministrative, economiche e sociali che ne conseguivano. “Si eleva da qualche tempo una pericolosa reazione – scriveva Ricci ben centosette anni fa – che in nome dell’industria, dell’igiene, della comodità pubblica, attenta a cose che sinora pel loro splendore parevano sacre”.

Ricci, in quella che definì l’”Italietta” giolittiana, riteneva sostanzialmente insensato il tentativo di competere con gli altri Stati sul terreno della potenza industriale e militare, e piuttosto che far prevalere le “regole del mercato” considerava urgente e di fondamentale importanza per i suoi connazionali il consolidamento di una propria fisionomia nazionale, che potesse innestare sui miti risorgimentali la storia millenaria dei luoghi e delle persone che ha permesso agli italiani di raggiungere quel poco di senso di appartenenza unitaria.

Corrado Ricci, impegnandosi in prima persona nel tentativo di evitare l’apertura di una breccia nelle mura di Lucca, nel contrastare la volontà di deviare le acque che alimentavano la cascata delle Marmore e nell’opporsi all’abbattimento della pineta storica di Ravenna, ma anche facendosi portavoce di una corrente di opinione orientata a valorizzare tutto quanto appartenesse a un’idea “alta” di patria da onorare con il rispetto dei beni dell’arte e della natura che ne formavano la memoria storica, può essere considerato un precursore dell’ambientalismo (e del giornalismo ambientale) italiano. Ma anche una persona di particolareintelligenza, in grado di guardare con lucidità a come sarebbe diventata l’Italia: quella che noi ci ritroviamo, quasi del tutto incapace (o indisposta) a tornare se stessa, valorizzando quelli che sono i suoi punti forti.

Anche per questo è importante, oggi più che mai, continuare a diffondere notizie che riguardano l’ambiente, la salute e le bellezze a rischio sia nel nostro Paese che nel resto del pianeta. E anche per questo all’importanza che merita la cronaca verde è importante associare al più presto un cambio della nostra mentalità. Cosa possibile anche grazie ad una informazione ambientale di qualità.

@AndreaBertaglio

Fonte: ilfattoquotidiano.it

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