Abbiamo creato noi le nostre stesse catene. Su questo punto oramai non nutro alcun dubbio. La situazione italiana precipita e peggiora dal punto di vista economico giorno dopo giorno. Mi sembra superfluo dire che non bisogna credere alle fandonie che i partiti (tutti) vogliono farci credere. Vedremo se le urne castigheranno o meno coloro che da decenni ci hanno condotto fin qui. Di sicuro la soluzione, a mio parere, non verra’ da queste elezioni e forse neanche da quelle future.

Il dramma,serio, serissimo della disoccupazione galoppante (che con ogni probabilita’ non si arrestera’ per ora -salvo miracoli -) deve indurci a fare alcune considerazioni. Non mi stanchero’ mai di ripeter(mi)e che e’ il concetto di lavoro e salario che va costantemente riveduto. La granparte dei disoccupati di oggi e di domani arrivano doppiamente impreparati al loro destino. Trovano difficolta’ nei ricrearsi una posizione e devono far fronte a mutui o affitti da pagare, pena la beffa oltre al danno. Inoltre a tutto questo va aggiunto, che a differenza dei loro padri o nonni, hanno perso una manualita’ e un saper fare che gli sarebbe utile e non poco per tamponare la mancanza di salario e reinventarsi un mestiere. Ancora una volta dobbiamo tristemente constatare che ci siamo fatti illudere che il ricco sia colui che ha piu’ denaro e non chi sa farne a meno in modo sempre maggiore. Una volta tagliata,finita, scomparsa la fonte monetaria, se non sai essere e fare sei spacciato. Anche questo e’ il dramma di chi perde il lavoro. E si badi bene che la colpa non e’ del lavoratore, che e’ nato e cresciuto in un habitat dove “manuale” e’ stato (e’?) sinonimo di inferiorita’ e poverta’. Un inganno diabolico, architettato e studiato nei minimi dettagli.

Del resto (ed ho gia’ affrontato il tema su questo spazio) seppur si decidesse di uscire in modo netto e forte dal sistema crescita scriteriata, non se potrebbe uscire del tutto e non  per motivi utopistici ma per concreti ostacoli. Ne ho gia’ discusso qui e riapro volentieri il tavolo: problema abitativo. Il ragionamento e’ semplice. Seppur si volesse lavorare quattro ore al giorno (una in piu’ rispetto a quella teorizzata da Silvano Agosti) e dedicare le restanti ore al vero lavoro (orto, autoproduzione,riuso etc etc) e ai propri interessi e affetti(senza per questo sentirsi in colpa, come la societa’ sembra farci sentire ogni qualvolta capita), resterebbe per molti il problema di come pagarsi una casa (anche di modeste dimensioni e costi) o come pagarsi un fitto (modesto) con il minimo di salario che ipoteticamente si andrebbe a guadagnare. Perche’ di un tetto,modesto ma dignitoso, ne abbiamo tutti diritto e bisogno.

Scrivo questo non per vedere nero (non e’ mio stile) ne’ per giustificare chi decide di sacrificare la sua vita all’occupazione salariata (lungi da me) ma per trovarvi una soluzione che eviti si compiere gli stessi errori fatti fino ad ora.

Le soluzioni piu’ semplici sarebbero due, a scelta oppure sapientemente mixate: dare piu’ valore alle buste paga dei lavori realmente utili alla collettivita’ (tra cui le famose tecnologie della decrescita). Oppure abbassare e calmierare costi e fitti e renderli accessibili a tutti. Del resto che civilta’ e’ quella che non sa garantire un tetto per tutti? il mondo animale, ritenuto inferiore, non nega un tetto a nessuno.

Mi rendo conto dell’enormita’ della cosa ma proviamo ad immaginare la stragrande maggioranza delle persone con un tetto sicuro e garantito (e non da garantirsi ogni fine mese presso uno sportello bancario) e meno ore di lavoro salariato ma ben retribuito, e noi vedremmo il mondo cambiato e in evoluzione. Non e’ un problema secondario a mio parere, anzi  e’ un vero problema che rallenta di molto la corsa al cambiamento.

Perche’ noi tutti (o quasi) siamo costretti a lavorare dietro salario? principalmente per garantirci una sussistenza materiale che esclusi casi eccezionali quali acquisto di merci elettroniche o di salute, tale sussistenza puo’ essere garantita dal proprio lavoro personale, mentre un salario decente puo’ essere accantonato per acquisti di case,fitti o emergenze(che come tali si auspicano essere sporadiche). Se resta il problema abitativo pero’ risulta tutto piu’ difficile sia da un punto di vista organizzativo che da un punto di vista psicologico per chi sceglie di uscire dal sistema della crescita. Si rischia un corto circuito.

La disoccupazione di oggi, questo dramma, ci deve spingere a rivedere anche l’educazione lavorativa delle future generazioni, le quali gia’ si affacciano ad un mondo lavorativo pronto a sbranarli e poi gettarli senza neanche riciclarli nel migliore dei casi. Mentre una parte di essa va allegramente avanti pensando a lauti compensi per vivere comodamente con il denaro guadagnato. Basta farsi un giro tra certe scolaresche per porsi il problema. Forse l’unico sciopero ad oltranza da fare sarebbe quello del lavoro salariato. Bloccare tutto per capire e far capire che la vita e’ altro, che non sono i soldi che ti garantiscono la felicita’ (anzi), e che una volta che tutto si e’ fermato potresti sentirti anche piu’ libero e piu’ uomo con pari dignita’ con tutti. Come natura ha e continua a creare. Quest’ultima e’ una provocazione, chiaramente non fattibile realisticamente, e l’appello che faccio e’ agli economisti, imprenditori, filosofi, intellettuali e gente comune che hanno sposato lo stile della decrescita felice, affinche’ si possa trovare una soluzione realistica al problema, cosi’ da poter avanzare e creare proposte  e aprire un varco grosso di speranza nel futuro. Intanto continuo a chiedermi:

come mai un ragno non si costruisce dieci ragnatele per mangiare, ne’ una lumaca tre gusci per vivere, ne’ un orso si fitterebbe due caverne per trascorrerci il suo letargo, ne’ un uccello quattro nidi? Possibile che l’uomo sia l’unico animale a costruirsi le sue catene ed incatenarvisi?

di Alessandro Lauro (Mdf Sorrento)

7 thoughts on “L’uomo sceglie le sue catene”

  1. Ciao Alessandro,

    molto bello questo articolo.

    Non condivido però l’idea che per uscire da questo sistema che ci stà stritolando si possa pensare di lavorare meno ma guadagnare la stessa somma. Non che non si potrebbe fare “tecnicamente” (sappiamo bene quanto sperequati sono i salari e basterebbe rilivellarli per ottenere quello che tu auspichi) ma perchè “il sistema non lo permetterebbe”. Allora occorre aggirare l’ostacolo. Ad esempio considerando che lì dove ci sono due stipendi “decenti” in una famiglia sarebbe sufficiente lavorare ciascuno a giorni alterni (l’idea di lavorare 4 ore al giorno non mi convince, specie se il posto di lavoro non è sotto casa), ed andare avanti con l’equivalente di uno stipendio decente (basti pensare che molti, meno ricchi ma più felici) vanno avanti con uno stipendio “indecente”!!! E poi è vero che i fitti sono alti ed i mutui insostenibili, ma questo accade nelle grandi città. In provincia si può vivere con meno. Insomma non credo sia il caso di generalizzare. Poi ci sarà sempre qualcuno che non può permettersi il part time qui ed ora, ma se ci lavora un po’ su e si organizza, crea le condizioni di farlo domani, ad esempio quando finisce di pagare il mutuo (e decide di non accenderne un altro per la seconda casa!!!).

    Ti propongo infine la lettura di un mio articolo in cui parlo proprio dei RAGNI come esempio di esseri “più intelligenti di noi”!
    http://www.benessereinternolordo.net/joomla/index.php?option=com_content&task=view&id=493&Itemid=55

  2. Caro Nello,
    grazie per l’apprezzamento e per le riflessioni e complimenti per l’articolo sui ragni.
    provo a rispondere ad alcune tue riflessioni.
    Per quanto riguarda il salario ad ore ridotte e’ una necessita’ e una proposta legata solamente al fronteggiare costi fissi difficilmente aggitabili a mio parere. E’ vero infatti che nelle province i fitti e i costi sono minori delle grandi citta’ (na non sempre e non tanto differenti sempre) ma non possiamo di certo auspicare o prevedere un ritorno massiccio e ttle verso la provincia e a provincia in campagna. questo per due motivi: potrebbe essere rischioso da un punto di vista urbanistico e potrebbero ripresentarsi le stesse sifuazioni di crescita delle citta’. In secondo luogo penso che la sfida attuale strettamente contingente sia anche nelle citta’. Premetto che abito in provincia ed in una pocincia costosa ove di comprare casa non se ne parla e di fittarlaa si puo’ pensare ma difficilmente con un part rime. E qui vengo ad un altro tuo punto. Mi piace molto l’idea di lavorare a giorni alterni anche se oggi come oggi non la ritengo una cosa fattibile almeno ovunque. L’ingranaggio in cui siamo ci porta a vivere sempre piu’ separati e allora al momento l’univa soljzione e’ che uno lavori un po’ di piu’ di un eentuale partner. Ma cosa suvvede quando arriva un figlio? (maari ne parliamo in un secondo post).
    concludo dicendo quanto gia scritto po chi giorni fs in questo spazio: il denaro e’ solo un mezzo purtroppo necessario e meno se ne dipende meglio e'(tanto per essere un po’ radicali). E se possono essere messi in atto azioni politiche che garantiscano cio’ sarebbe un passo avanti enorme. Mi rendo conto dell’enormita’ della questione pero’ mi sembra giusto porla e discuterne. Anche per creare soluzioni ed esperinza per chi verra’ dopo di noi e che gia’ bussa alle porte.
    Ti ringrazio di cuore per le osservazioni e complimenti ancora per il post ed il resto.
    con affetto
    Alessandro

  3. È stato fondato il 4 ottobre 2009 dal comico Beppe Grillo e dall’imprenditore Gianroberto Casaleggio sulla scia dell’esperienza del movimento Amici di Beppe Grillo, attivo dal 2005 e presentatosi alle elezioni a partire dal 2008 con diverse Liste Civiche a Cinque Stelle.

  4. Non dimentichiamoci che il primo soggetto che ti chiede di lavorare è lo Stato con le sue tasse sempre più alte. La crescita non è altro che pagamento di tasse per pagare i debiti. Quando poi la crescita non cè si parla di patrimoniale che colpisce tutti indiscriminatamente. I costi fissi sono enormi e se non hai un reddito/patrimonio liquido, o vivi sulle spalle di qualcun’altro o ti espropriano anche la bicicletta per non dire altro.

  5. Grazie per le vostre interessanti considerazioni, ma non mi sembra di avere visto considerata l’ipotesi di farsi da soli la propria casa. Ho vissuto a Roma per trent’anni e mezza città (le famose borgate) è stata costruita di sabato e di domenica, facendo debiti e con grossi sacrifici. Da molti anni si parla di co-housing, di eco-villaggi, di case in legno, di case di paglia; anche questo è saper fare. Per me la Decrescita è una sintesi tra i valori di cento anni fa (la cultura del lavoro, della famiglia, della comunità) ed i progressi della scienza, della tecnologia, del sapere. Dobbiamo tutti ricominciare a “sporcarci” le mani e rifiutare la divisione tra lavoro intellettuale e manuale.

  6. Giusta osservazione Marco.
    Personalmente ci avevo pensato. Avevo anche messo in ipotesi le famose Yurta e non la disprezzerei assieme alle tue sopraelencate.
    Condivido il tuo pensiero anche se la mia riflessione (coe quasi tutte) partono dal territorio in cui abito, dove non si può piu’ costruire e anceh per questo il emrcato fissa i prezzi di fitti e acquisto a livelli inimmaginabili. Faccio solo un esempio per capirci 11mq costo 90.000!!!
    Per questo dico che qualcsa bisognerà pur fare per calmierare o reoglare la cosa.
    Un saluto affettuoso.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *