In una fredda e piovosa giornata d’agosto, mentre, non sapendo cos’altro fare smanettavo sulla tastiera del computer, dal mio inconscio si sprigionavano a raffica i rimpianti delle estati trascorse pigramente ad abbronzarmi sulle spiagge e a tuffarmi in mare. «Bei tempi», pensavo alzando di tanto in tanto lo sguardo verso la finestra. Niente da fare, non smetteva di piovere. Prima di andare a far altro, non sapevo neanche io cosa perché ero in vacanza, ho aperto la casella della posta elettronica. C’era solo una lettera che mi veniva inoltrata in copia, scritta da una persona a me sconosciuta, una certa Delfina, a una persona a me altrettanto sconosciuta, un certo Totò. Nemmeno il tempo di finirne la lettura che ricevevo la mail di risposta inviata da Totò a Delfina. Pur trattandosi di uno scambio epistolare privato, l’oggetto della corrispondenza non erano le vicende personali dei due interlocutori, che non avrebbero suscitato alcun interesse da parte mia, ma alcuni avvenimenti pubblici, in particolare le conseguenze della crisi economica sulla vita sociale, l’inefficacia delle misure adottate per rimettere in moto l’economia e far crescere l’occupazione, l’intreccio tra la crisi economica e la crisi ambientale, la necessità di non farsi incantare dalle false promesse di felicità insite nel consumismo e di adottare stili di vita responsabili per vivere meglio.

Da alcune indicazioni presenti nelle lettere si potevano ricavare elementi di conoscenza sui due interlocutori, che me li rendevano simpatici. In particolare il loro modo di pensare non omologato, che non aveva tagliato le radici con la cultura del passato e, anzi, vi attingeva per interpretare il presente con un’autonomia di pensiero che ritenevo pressoché estinta. Ma, ancor più interessante mi sembrava il fatto che il loro modo di pensare rispecchiasse il loro modo di vivere e il loro modo di vivere rispondesse alle loro esigenze più profonde, in cui riconoscevo le mie. Rilessi le due  lettere e spensi il computer. Avevo deciso come avrei passato il resto della mattinata. Mi avvicinai alla libreria e presi due libri di Pasolini: Lettere luterane e Scritti corsari.

La settimana seguente trovai nella posta elettronica una seconda lettera di Delfina e la risposta di Totò. Cominciai a domandarmi chi mi inoltrasse quella corrispondenza e perché. Le consonanze con quanto avevo scritto nel libro “La decrescita felice” erano evidenti. Delfina nella prima lettera le citava esplicitamente. Forse il mio sconosciuto, o la mia sconosciuta, corrispondente voleva farmi capire che in fin dei conti mi ero solo limitato a descrivere in forma un po’ sistematica idee e modi di essere che continuavano a persistere sotto la cappa di piombo dei comportamenti massificati sui modelli del consumismo irresponsabile. O forse voleva dirmi che ciò che avevo scritto non era campato in aria, ma corrispondeva alla realtà. In ogni caso, mettendomi a conoscenza di due esperienze di vita radicalmente diverse da quelle a cui si sono uniformati gli esseri umani nelle società che hanno esteso la mercificazione a tutti gli aspetti della vita, le lettere di Delfina e Totò mi comunicavano che, nonostante tutto, un altro modo di vivere è possibile, si può praticare, è più desiderabile. Chi me le inoltrava, estendendo a un estraneo uno scambio epistolare privato, evidentemente riteneva che potessero essere rese pubbliche e forse che potesse essere utile renderle pubbliche. Probabilmente, avendo riscontrato una sintonia con quanto avevo scritto, mi stava implicitamente chiedendo di renderle pubbliche. Altrimenti per quale motivo avrebbe dovuto inviarmele? Altre due lettere, arrivate la settimana successiva nella mia casella di posta elettronica, hanno sciolto ogni mio dubbio. Così, sperando di aver interpretato correttamente le intenzioni di chi me le ha inviate, le ho trasmesse ad Alessandro Lauro, che gestisce il sito del nostro Movimento per la decrescita felice, chiedendogli di pubblicarle.

Maurizio Pallante

Venerdì, 29 agosto 2014

 

 

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