Pompare acqua senza bisogno di corrente elettrica e carburanti, senza produrre CO2 e usando esclusivamente la luce del sole? Si può fare, con la tecnologia dell’eliopompa, ripresa dalla riminese Nova Somor.

Pompare acqua senza bisogno di corrente elettrica e carburanti, senza produrre CO2 e usando esclusivamente la luce del sole? Si può fare. E non da oggi, ma da quasi un secolo. Una tecnologia tutta italiana ma a lungo dimenticata, quella dell’eliopompa: idea che, oggi, è stata ripresa da una dinamica start up riminese, decisa a rilanciare un prodotto potenzialmente utile per molti, incluso il miliardo di persone che, nel mondo, non ha accesso all’acqua potabile. Si tratta di Nova Somor, un’azienda nata dall’esperienza e dalla passione degli imprenditori Giordano Mancini e Roberto Belardelli, quest’ultimo già creatore di oltre 100 invenzioni e con 24 brevetti all’attivo in diversi settori produttivi.

Una macchina senza nessun componente elettrico, che funziona semplicemente con l’energia solare ma che non usa neppure pannelli fotovoltaici o altri materiali che possano essere di difficile smaltimento una volta finito il suo lungo ciclo di vita. O, se il sole non c’è, con un po’ legna o con i cascami agricoli. Si chiama Eliopompa NS1, ed è una rivoluzionaria invenzione per il sollevamento e la distribuzione dell’acqua. Fiore all’occhiello di Nova Somor, giovane società romagnola nata per sviluppare prodotti basati sulle tecnologie solari termodinamiche a bassa temperatura, azionate con gas volatili o ad alta tensione di vapore, questo apparecchio racchiude tutte le potenziali applicazioni dei motori solari termodinamici a bassa temperatura.

Dal pompaggio di acqua da pozzi, laghi, torrenti e invasi per irrigare orti, serre, campi, abbeverare animali o alimentare impianti di allevamenti ittici, al prelievo di acqua dal mare e potabilizzazione, fino alla produzione di sistemi per il recupero di calore perduto nei motori navali, riducendo così i consumi di carburante, questa invenzione può essere sfruttata in mille modi. Anche per usi turistici, visto che l’acqua dopo il ciclo termodinamico esce riscaldata a 15/20 gradi e può essere utilizzata nelle piscine, per le docce al mare, nelle abitazioni, nei campeggi.

L’idea di tornare a produrre pompe termodinamiche è venuta a fine 2013 a Giordano Mancini, 53enne marchigiano con una lunga esperienza in ricerca green e bioeconomia applicate in campo industriale. Studiando la documentazione dell’Organizzazione di Volontariato GSES (Gruppo per la Storia dell’Energia Solare) rese pubbliche negli ultimi anni, Mancini ha scoperto con sorpresa che lo scienziato italiano Mario Dornig pensava allo sfruttamento dell’energia solare già nel 1919, e che nel 1935 Daniele Gasperini presentava a Tripoli in Libia la sua Elio Dinamic, una efficiente pompa idraulica a energia solare. Dopo la guerra, assieme all’ingegner Grassi di Lecco, Daniele Gasperini avviò la Somor, ossia “Società Motori a Recupero calor perduto e solare”, dove si costruirono motori solari e pompe idrauliche per uso agricolo e civile fino al 1964, modelli conosciuti e apprezzati allora anche in America. Ma quei pionieri arrivarono sul mercato proprio mentre il boom economico magnificava la società dei consumi e le qualità del petrolio a basso costo. Dovettero così soccombere, e nel 1964 la Somor andò in liquidazione.

 

Dopo ben 50 anni, Giordano Mancini ha deciso di riesumare e attualizzare quelle antiche tecnologie solari, coinvolgendo l’inventore romagnolo Roberto Belardinelli. Assieme hanno verificato che tecnologie riscoperte dal GSES sono tutt’oggi validissime e competitive. Per onorare i pionieri, hanno deciso di chiamare la loro nuova azienda Nova Somor, “facendo in modo che l’impresa che fu di Gasperini e di Grassi possa rinascere dalle proprie ceneri come l’Araba Fenice”. La nuova azienda è nata, il 15 luglio 2014, anche grazie al supporto economico di 15 soci.

 

“Le antiche tecnologie attualizzate ed ottimizzate consentono ai nostri prodotti di competere con le prestazioni di analoghi sistemi alimentati ad energia elettrica o da carburanti da fonti fossili, ma con un impatto ambientale molto più basso”, spiegano Mancini e Belardinelli: “I nostri sistemi continueranno a funzionare fino a che il sole illuminerà la Terra, anche quando non ci sarà più petrolio per i motori o silicio per i pannelli fotovoltaici”. Un’idea con indubbia capacità di futuro, non c’è che dire. Che suggerisce una cosa importante, soprattutto in questi tempi di crisi: in Italia c’è un patrimonio immenso da valorizzare. Non solo paesaggistico ed enogastronomico, ma anche tecnologico. Invece di svenderlo o lasciarlo in cantina per decenni, forse vale la pena riscoprirlo. Nell’interesse sia nostro, che di un ambiente dalle risorse sempre più limitate.

Andrea Bertaglio

Fonte: LaStampa.it

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