Leader in Europa nel suo settore e con oltre 120 anni di esperienza, Savio è un’azienda storica nel campo dei serramenti e produce tutto ciò che apre e chiude finestre in alluminio. Un segmento che da anni si contrae, quello dei serramenti in alluminio, poiché «aggrediti» da quelli in materiale plastico, meno prestanti ma meno costosi. È per questo che circa quattro anni fa il suo amministratore delegato, Aimone Balbo, capendo che il settore poteva avere un livello di sviluppo modesto e conoscendo molto bene il mondo dell’edilizia – oggi forse il più energivoro, se si pensa che circa il 40% di energia consumata in un Paese sviluppato è appunto consumata dall’edilizia – ha pensato che questa conoscenza poteva essere utilizzata in un processo di diversificazione, utilizzando il know-how di tipo meccanico sviluppato in così tanti anni di attività.

«Ho cominciato a guardarmi attorno», afferma il dirigente, «cercando la possibilità di ricostruire un nucleo in qualche modo simile a quello della Savio, con un profilo qualitativo molto alto ed un orientamento all’innovazione altrettanto alto. Sempre in ambito edile, ma con un’attenzione al mondo dell’energia, sia nel senso di sua generazione che di risparmio energetico». Questo nuovo orientamento lo ha portato gradualmente a creare un’equipe di uomini e donne con un buon curriculum dal punto di vista dell’innovazione, ossia dei bravi ricercatori, e ha cominciato a costruire una squadra, fino alla creazione di una nuova azienda, Thesan.

Nata pochi mesi fa, Thesan si muove appunto nel campo della generazione di energie rinnovabili e del risparmio energetico, facendosi già notare per la brevettazione di alcuni suoi prodotti. Un esempio? Il fotovoltaico a concentrazione del Solarnova o del Tetto Fotovoltaico Hemera, una serie di particolari moduli fotovoltaici che permettono di non rovinare esteticamente i tetti dei centri storici. «Oggi il classico “francobollo” fotovoltaico, ossia il pannello che si mette sui coppi, è decisamente difficile da accettare dal punto di vista estetico, e allora abbiamo pensato ad un approccio più “rispettoso”. Ci sono moduli fotovoltaici stretti, fatti da un’unica cella, che scendono paralleli; quindi si ha una fila di coppi ed una fila di moduli fotovoltaici, e così via. Un prodotto che ha già suscitato un buon interesse».

Il più importante fra gli obiettivi è però l’avvio di un vero e proprio centro di ricerca. Una cosa di cui in Italia si ha particolarmente bisogno. «Il mondo dell’edilizia offre degli spazi relativamente ampi per potere lavorare, quando si parla di efficienza energetica. Ma l’edilizia è un settore in cui fra i diversi rami che vi operano c’è bassa integrazione, l’opposto di ciò che è avvenuto nel settore dell’auto, dove diverse tipologie di know-how si sono intrecciate, generando delle sinergie che hanno sviluppato prodotti e soluzioni che usufruivano uno delle conoscenze degli altri».

«Noi – ci dice l’ad di Thesan – avremmo l’ambizione di fare un centro ricerche che non arrivi soltanto da una singola tradizione industriale, ma che inserisca tutte le competenze in una piazza in cui si incrocino diverse tradizioni tecnologiche. Sperando che da questo incontro si possa generare una somma maggiore rispetto alle parti che lo compongono». Un’ambizione che porta l’azienda ad interfacciarsi con l’Università, dato che Thesan lavora con i Politecnici di Torino, di Milano, di Napoli, e con il Cnr. «L’idea è di fare un centro ricerche di alto livello, non solo con ricerca di tipo aziendale e industriale, ma anche accademica».

Fonte: Il Manifesto

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