Capitale dello stato di Paranà, in Brasile, Curitiba è una città di circa due milioni e mezzo di abitanti, situata a  quasi 1.000 metri d’altezza, una sorta di metropoli ad alta quota. Le grandi città sono solitamente caotiche, inquinate, spesso sporche e afflitte da diversi problemi sociali come il degrado socio-urbano o  la piaga della disoccupazione,  per non parlare della criminalità diffusa, soprattutto nei quartieri più poveri.

Curitiba sembra funzionare del tutto diversamente. Le amministrazioni locali hanno previsto le conseguenze negative (oltre che aver usufruito di quelle positive) del boom socio-economico e demografico. In quarant’anni la città brasiliana è passata da 300.000 abitanti ad oltre due milioni e mezzo.  Lo stile di vita dei residenti appare però esclusivamente improntato verso l’ecosostenibilità.

Le strade completamente separate per gli autobus, rispetto ai comuni percorsi automobilistici, cosa che in Italia esiste solo in parte, hanno indotto più di un terzo dei conducenti di mezzi privati a  rinunciare alla comodità della propria auto, scegliendo il trasporto pubblico. Quest’ultimo è cresciuto parallelamente al crescere della città e delle attività industriali e commerciali. La rete viaria è quindi totalmente integrata con la pianta della città, permettendo agli utenti di arrivare praticamente ovunque servendosi di un “semplice“ autobus. La capacità di prevedere gli sviluppi futuri dal parte del Comune ha permesso anche un notevole risparmio sui costi di costruzione e gestione della suddetta rete.

Cosa che forse non esiste in nessun’altra parte del mondo è una sorta di baratto tra rifiuti e generi alimentari. Lo scambio diretto tra spazzatura e cibo è una vera peculiarità della metropoli Brasiliana. La prima viene pesata e alle famiglie che l’hanno prodotta viene fornita una quantità di alimenti proporzionale appunto al peso dei rifiuti prodotti. Questi ultimi vengono poi trasformati in energia. Le necessità energetiche di Curitiba sono infatti soddisfatte completamente attraverso fonti rinnovabili, che vengono continuamente aggiornate ed implementate. Il meccanismo rifiuti in cambio di alimenti permette anche alle famiglie più bisognose di trovare una fonte di sostentamento.

Dagli anni 70, con a capo il sindaco-architetto Jaime Lerner, a Curitiba la natura incontrollabile di ogni metropoli, è stata contenuta e cambiata radicalmente, trasformando la location in una perla socio-economica più unica che rara. Qui nacquero anche le prime isole pedonali nel mondo, sulla scia di una riqualificazione architettonica atta a disintegrare totalmente il fenomeno dell’abusivismo. Lerner pare sia anche protagonista di una sorta di leggenda; quest’ultima racconta che la Rua das Flores, nel 1971, un importante viale del sud-ovest cittadino venne trasformato una distesa di panchine, fiori e isole verdi, il tutto nel giro di un solo weekend.

Queste sono alcune delle ragioni che hanno portato all’assegnazione a Curitiba del prestigioso premio Globe Sustainable City Award l’anno scorso.

Davvero una metropoli urbanisticamente all’avanguardia e la dimostrazione che le diverse latitudini non possono tarpare le ali alla creatività ed alla capacità organizzativa.

Fonte: Tuttogreen

3 thoughts on “Città sostenibili: il caso di Curitiba”

  1. Andrea, non e’ che il dettaglio del ricavo di energia dai rifiuti (per caso e’ cio’ che in Italia si chiamerebbe termovalorizzazione ?) mi abbia entusiasmato piu’ di tanto…

  2. Il fatto che agli abitanti venga dato cibo in quantità proporzionale ai rifiuti conferiti non mi pare positivo. Se l’obiettivo è la riduzione dei rifiuti, infatti, occorre che chi li produce paghi per il loro smaltimento, soprattutto se si tratta di rifiuti non riciclabili.

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