Inquinamento e cancro in Cina. Alcune sostanze chimiche pericolose vietate nei Paesi sviluppati vengono ancora utilizzate o prodotte nel Paese asiatico, dove la situazione è talmente grave in alcune aree da aver creato dei “villaggi del cancro”. Lo ha finalmente ammesso il Ministero della Protezione Ambientale di Pechino, stilando in un piano di lavoro sulla prevenzione e il controllo dell’inquinamento chimico.

“Materie chimiche tossiche e nocive hanno provocato numerose situazioni di emergenza idrica e atmosferica e alcune zone contano anche dei ‘villaggi del cancro'”, ha ammesso il ministero nel rapporto pubblicato mercoledì e annesso al piano quinquennale 2011-2015, che include specificatamente 58 tipi di sostanze chimiche per cui produzione, utilizzo e smaltimento dovrebbero essere rigorosamente regolamentate.

“E ‘la prima volta che il ministero ha presentato in modo chiaro queste sostanze chimiche pericolose, che ora serviranno da guida per la prevenzione e il controllo delle sostanze tossiche in futuro “, ha detto  Wu Yixiu, un attivista di Greenpeace Cina, stupito che il governo abbia ammesso l’esistenza di cluster di cancro nelle zone rurali. Tra queste sostanze c’è, ad esempio, il nonilfenolo, sostanza tossica  nascosta nelle acque di lavaggio degli indumenti che può interferire con il sistema ormonale umano, il cui utilizzo è vietato in Europa, mentre in Cina è ampiamente previsto nella produzione di detersivi e prodotti tessili, come aveva mostrato il dossier di Greenpeace “Panni sporchi”.

Per questo gli attivisti ambientalisti hanno condotto una lunga campagna di protesta affinché il governo riconoscesse e aiutasse i centinai di casi di tumori causati dall’avvelenamento di suolo, acqua o aria. Già nel 2009 il giornalista Deng Fei aveva contribuito a tracciare la mappa delle zone più colpite, utilizzando  Google Maps e coniando per la prima volta il termine “villaggi cancro”. Per Wang Canfa, a capo dell’ Environmental and Natural Resources Law Research Institute della China University of Political Science and Law, la mancanza di misure legislative mirate contro gli inquinanti chimici è una delle ragioni principali di questo gravissimo problema.

“Per esempio, accade che le persone giudicate responsabili dell’inquinamento delle falde acquifere con rifiuti tossici ricevono solo una multa, ma non affrontano cause penali, in quanto non abbiamo le leggi in materia. Quindi lo scarico illecito è più economico per le aziende, ripsetto al costoso trattamento chimico dei rifiuti”, ha spiegato Wang, sottolineando che ciò che serve non è un piano di lavoro, ma un’azione reale e sforzi politici per controllare l’inquinamento chimico. Anche se, come ha detto l’attivista cinese Ma Jun, si tratta comunque di uno “sviluppo positivo”: “il riconoscimento dell’esistenza dei problemi è il primo passo e il presupposto per iniziare davvero a risolverli”.

Roberta Ragni

Fonte: GreenMe

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