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Segnaliamo questo interessante documentario di Davide Mazzocco, girato in Italia e riguardante la speculazione edilizia e il consumo del suolo, temi di drammatica e scottante attualità. Vedi alla voce Genova, tanto per citare un triste esempio. Per chi fosse interessato alla pellicola può rivolgersi direttamente al regista Davide Mazzocco (davide.mazzocco@gmail.com)

In Italia la cementificazione sottrae 8 mq di suolo libero e coltivabile al secondo, per un totale di 252 kmq all’anno. Si tratta di un processo irreversibile di impoverimento del territorio che non ha nessuna ragione d’essere né in termini di esigenze abitative, né come creazione di nuovi luoghi di produzione. La speculazione edilizia resta, nel nostro Paese, la più evidente conseguenza di un modello di sviluppo ottocentesco, di una logica di crescita infinita in un sistema finito. Con la cementificazione non si consuma soltanto il suolo che potrebbe essere coltivato: si impermeabilizza il territorio alterandone l’equilibrio, con conseguenze evidenti sul clima, sulla rigenerazione delle falde freatiche e sulla sicurezza dei luoghi a rischio di alluvione e di dissesto idrogeologico.

Nella fase di pre-produzione ho costruito il soggetto su quattro direttrici: le fabbriche abbandonate, i nuovi complessi industriali costruiti e mai utilizzati, l’impiantistica sportiva (con il paradosso torinese dei tre stadi costruiti e ristrutturati in poco più di vent’anni) e gli ecomostri in montagna. Non mi interessava fare un reportage giornalistico, ma lasciar parlare le immagini e le voci di persone che, nell’ultimo decennio, si sono impegnate in maniera costruttiva per la tutela del suolo o per la diffusione di una nuova cultura della decrescita. Gli interventi di Maurizio Pallante e Domenico Finiguerra, il brano del romanzo I buoni letto dall’autore Luca Rastello, le testimonianze di un pastore, di un villeggiante e del proprietario di un agriturismo rappresentano il contrappunto, tanto narrativo quanto ideologico, di ciò che viene mostrato nelle immagini. Mi piaceva l’idea di costruire il film sulla dialettica fra luoghi e volti, fabbricati e persone, silenzio e parola. Come dice Maurizio Pallante nel documentario, citando Leonardo da Vinci, “non siamo solamente transiti di cibo” ma abbiamo una dimensione più ampia. Ecco, dal mio punto di vista, la ricerca di una dimensione più ampia passa proprio da un concetto di smaterializzazione del benessere: la vera ricchezza non è – come qualcuno si ostina a volerci far credere – nel “mattone”, ma nelle relazioni, nei ricordi e nelle esperienze.

Lo sviluppo industriale, l’urbanizzazione incontrollata e un’economia basata su di una crescita infinita lasciano tracce indelebili sul territorio: fabbriche abbandonate, capannoni sfitti, parcheggi inutilizzati, impianti sportivi sottoutilizzati e sovradimensionati. Il “dinosauro” messosi in moto alla fine del Settecento, con la prima Rivoluzione Industriale, continua a lasciare la propria impronta sull’ambiente e sul tessuto sociale, consumando gli spazi coltivabili e creando i presupposti socio-economici per una concentrazione della popolazione e del lavoro nelle città. Negli ultimi anni, però, sono sorti spontaneamente comitati, forum e associazioni che si battono per fermare il consumo di suolo agricolo e per diffondere i valori della decrescita felice.

Partendo da un’osservazione sull’archeologia industriale e sull’invasività della speculazione edilizia, l’indagine si sposta su chi opta per strade alternative: al racconto della “resistenza” di chi ha scelto di vivere in simbiosi con la natura e con il ciclo delle stagioni, si mescolano le parole del saggista Maurizio Pallante, fondatore del Movimento per la Decrescita Felice, di Domenico Finiguerra, ex sindaco di Cassinetta di Lugagnano, primo comune italiano a bloccare il consumo del suolo libero, e dello scrittore Luca Rastello. Uno sguardo sugli errori del progresso, ma anche sui modelli e sui comportamenti che possono contribuire alla salvaguardia della terra e della biodiversità

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