LO CALPESTIAMO tutti i giorni ma è essenziale per la nostra esistenza. Produttore di cibo, regolatore di emissioni di gas serra, sede di almeno un terzo della biodiversità terrestre, il suolo trattiene inoltre l’acqua piovana, alimentando le falde e producendo acqua potabile. Ma questa risorsa ambientale “non è rinnovabile, e il rischio concreto cui va incontro è il ‘consumo di suolo’, ossia la riduzione delle aree agricole e verdi a causa dell’espansione di città, edificazioni, impermeabilizzazioni: una profonda alterazione biofisica, irreversibile nella gran parte dei casi, con impatti sull’equilibrio ambientale a scala locale e globale”. Il ‘consumo di suolo’, l’arretramento di aree agricole a causa dell’antropizzazione, è il tema della tavola rotonda organizzata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche ad Expo sabato 18 luglio.

Le nuove stime del rapporto Ispra “Consumo di suolo in Italia 2015”, confermano una velocità media di perdita di 6 – 7 metri quadri al secondo, per un totale di 55 ettari al giorno, prevalentemente in aree agricole (quasi il 60%), ma anche urbane (22%) e naturali (19%). Ne risulta come sia stato cancellato anche il 20% della fascia costiera italiana, insieme a 34.000 ettari all’interno di aree protette, il 9% delle zone a pericolosità idraulica e il 5% delle rive di fiumi e laghi.

“Le città continuano a espandersi disordinatamente (‘sprawl urbano’), con un tessuto urbano a bassa densità che frammenta il paesaggio e gli habitat naturali. Le modifiche al suolo influiscono anche sul microclima urbano, favorendo le variazioni di temperatura tra città e campagna. Un meccanismo di ‘naturalizzazione’ dell’urbanizzato, grazie alla reintroduzione strategica della vegetazione in aree pubbliche e private, favorirebbe un processo di mitigazione, abbassando la temperatura anche di diversi gradi – spiegaTeodoro Georgiadis dell’Istituto di biometeorologia del Cnr (ibimet-cnrT) – l’ibimet, ha portato avanti una ricerca sulla quantificazione dei processi collegati al clima urbano, all’interno della quale è stato dimostrato quanto sia significativamente associato il consumo di suolo al livello termico della città, collegandolo ai rischi da caldo per le classi di popolazione fragili come per esempio gli anziani (studio recentemente pubblicato su Plos a cura di Marco MorabitoAlfonso Crisci e altri). Per avere un’idea: 40  campi di calcio di suolo consumato vogliono dire un grado in media in più nelle città italiane”.

La tavola rotonda “Il consumo di suolo: strumenti per un dialogo”, coordinata da Georgiadis prende spunto dal recente disegno di legge in materia di contenimento del consumo di suolo e riuso del suolo edificato, in discussione presso le commissioni riunite agricoltura e ambiente della Camera dei deputati.

 

Fonte: LaRepubblica.it

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