Lo scorso 15 settembre ci ha lasciato il dott. Bruno Ricca. Tra i fondatori di MDF e competente editore, assieme a sua moglie Anna, della casa editrice Ricca Editore.

A tutta la sua famiglia, vanno le più sentite condoglianze per la prematura scomparsa. Al dott. Bruno Ricca i più sentiti ringraziamenti per quanto ha sempre fatto per il Movimento per la decrescita felice e soprattutto per il suo esempio etico di vita.

Di seguito, pubblichiamo uno scritto di Maurizio Pallante per ricordarne la bella persona che è stata

Un Giusto

Quando, a luglio del 2004 gli proposi di pubblicare il libro sulla decrescita felice da cui ha avuto origine il nostro movimento, Bruno Ricca mi rispose a strettissimo giro di posta con una mail che ho voluto riportare nella dedica-introduzione, perché testimonia non solo una sintonia culturale profonda, ma soprattutto lo slancio e la generosità istintiva con cui egli metteva a disposizione le sue competenze professionali, il suo tempo e la sua energia, quando riteneva che potessero contribuire a realizzare un’impresa che riteneva giusta. Nella sua mail di risposta Bruno mi scriveva:

«Caro Maurizio, ho letto il testo e non solo lo condivido ma ne sono affascinato. Finalmente qualcuno dice di passare dal dire al fare. Ogni giorno abbiamo conferme che il sistema attuale ci porta dritto a sbattere contro un muro di cemento, ma anche oggi brindiamo all’aumento dello 0,7 per cento del pil. A morte il pil. Viva l’uomo e l’umanità e la sua sopravvivenza. Avanti tutta. Usciamo a novembre. Un abbraccio».

Ancora oggi parlare di decrescita suscita più perplessità e chiusure mentali che voglia di capire, sebbene la crisi abbia scosso più di una certezza sulla bontà del sistema economico in cui viviamo. Chi ne parlava nel 2004, nella migliore delle ipotesi veniva considerato un ingenuo fuori dal mondo, se non fuori di testa, ma più frequentemente un presuntuoso, ignorante come tutti i presuntuosi, che si permetteva di rimettere in discussione il fondamento della nostra civiltà e del nostro benessere. I sorrisi ironici e le critiche piovevano equamente da destra e da sinistra. Ed erano un’alluvione. Il contesto non lasciava presagire che dal punto di vista editoriale un libro sulla decrescita potesse coprire i suoi costi, ma a guidare le scelte di Bruno non erano il calcolo e la convenienza. Era l’etica. Non l’etica ingenua di chi si butta allo sbaraglio scambiando le sue fantasie per realtà, ma un’etica sostenuta dalla razionalità e dalla ragionevolezza, che ti induce ad abbandonare le strade più frequentate quando capisci che vanno nella direzione sbagliata, ma si preoccupa anche di disegnare la mappa del territorio inesplorato su cui decidi di incamminarti. Prima di farsi editore a suo modo, cioè d’impegnarsi a promuovere la conoscenza in settori del sapere che consentono di dare un fondamento scientifico a scelte etiche motivate dal rispetto nei confronti di tutte le forme di vita, Bruno aveva percorso le tappe di una brillante carriera professionale nel campo della finanza, fino a raggiungere i massimi livelli della sua professione. Cosa non da poco per un ragazzo proveniente da una minoranza religiosa, come quella valdese, cresciuto tra le montagne della Val Chisone. Ma straordinaria per un’altra ragione, che ritengo unica, perché, pur essendosi svolta in un settore dove il denaro conta più delle persone, Bruno non se n’era fatto contaminare. La sua modestia e la sua semplicità sono rimaste quelle interiorizzate nella sua infanzia e nella sua adolescenza, tra persone abituate a sopravvivere in luoghi inospitali per scampare all’ostilità dei prepotenti fanatici nei confronti della libertà di pensiero. E quei luoghi, dove avrebbe voluto tornare a vivere gli ultimi anni della sua vita ed era tornato da qualche giorno per riorganizzare il magazzino della sua casa editrice, da ieri ospitano di nuovo quel ragazzo che hanno visto crescere ed è diventato uomo lontano fisicamente, ma non spiritualmente da loro.

Aveva scelto di fare l’editore dopo essere andato in pensione dalla sua attività professionale. L’ex sindaco di Torino, Diego Novelli, gli aveva chiesto di contribuire a rimettere a posto i bilanci degli Editori Riuniti, la casa editrice che era appartenuta al Partito Comunista Italiano, era stata chiusa negli anni successivi alla sua trasformazione in Partito Democratico della Sinistra ed era stata comprata da un gruppo di persone che erano state una parte importante di quella storia. Con tanti limiti, ma anche con una concezione ideale e non spregiudicatamente affaristica della politica, come sarebbe successo poi. Bruno acquistò una quota della casa editrice e ne divenne l’amministratore e il direttore editoriale, portandovi quello spirito che lo aveva guidato nell’impostazione dell’8 per mille alla Chiesa Valdese. Un’impostazione che prevede l’impiego in opere sociali di tutte le somme raccolte, senza il minimo compenso per la struttura che la gestisce. Una scelta etica che ha indotto e induce molti non valdesi a donare il loro contributo a quella Chiesa.

Ho incontrato Bruno in quegli anni, all’inizio del nuovo secolo e del nuovo millennio. Prima del libro sulla decrescita felice pubblicò due miei libri, uno di divulgazione scientifica in forma narrativa sui cicli biochimici e sulle distorsioni che vi aveva introdotto la follia di finalizzare la produzione alla crescita della produzione di merci. Un libro che gli editori di formazione scientifica avevano rifiutato per l’eccessiva connotazione letteraria e gli editori di formazione umanistica avevano rifiutato per l’eccessiva connotazione scientifica. Che, insomma, non aveva le connotazioni richieste dal mercato. E uno sull’energia, in cui, a differenza di quanto dicevano gli ecologisti, riprendendo gli insegnamenti dell’ingegner Mario Palazzetti, che era stato il responsabile dei servizi termotecnici del Centro Ricerche Fiat, sostenevo che per ridurre il consumo di fonti fossili e le emissioni di CO2, la prima cosa da fare non era la loro sostituzione con le fonti rinnovabili, ma lo sviluppo di tecnologie che riducono gli sprechi nei processi di trasformazione e negli usi finali dell’energia: qualcosa come il 70 per cento di tutta l’energia utilizzata. Solo riducendo gli sprechi si sarebbe aperta la via allo sviluppo delle energie rinnovabili, mettendole in condizione di soddisfare in percentuale significativa il fabbisogno energetico residuo. Anche quel libro non si presentava con le caratteristiche di un investimento redditizio, ma è stato il prodromo delle riflessioni sulla decrescita felice.

Da allora Bruno non ha smesso di seguirci e di sostenerci. Ha partecipato alla fondazione del nostro movimento e ci ha proposto di pubblicare una collana di libri denominata “Edizioni per la decrescita felice”, dove pubblicare dei testi che implementassero la nostra elaborazione teorica, facessero conoscere le nostre proposte e le nostre attività, ospitassero contributi di specialisti su temi specifici che arricchissero la formazione dei nostri militanti. Un lavoro preziosissimo per il nostro movimento, che dubito gli abbia consentito di avere degli utili. O meglio, dubito che abbia consentito di compensare l’enorme mole di lavoro fatto da lui e da sua moglie Anna. Tutti i nostri circoli che si sono rivolti a lui per avere dei libri sanno con quanta disponibilità ha ascoltato ogni richiesta e con quanta tempestività l’ha soddisfatta, anche a rischio di anticipare dei costi che gli sarebbero stati rimborsati chissà quando. È stato per tutti noi l’esempio vivente di quell’economia del dono e della reciprocità che ci proponiamo di veder reintrodotta nei rapporti sociali.

I libri della nostra collana non sono gli unici che Bruno e sua moglie Anna hanno pubblicato. Oltre a testi di carattere universitario, hanno riservato un’attenzione e una cura particolari a una collana di libri di contenuto naturalistico. Le loro pubblicazioni in questo settore sono quanto di meglio si possa trovare in Italia. Nella maggior parte dei casi si tratta dell’edizione italiana dei testi più documentati pubblicati a livello mondiale. Anna e Bruno li hanno selezionati ogni anno alla Fiera del libro di Francoforte e hanno depositato un marchio editoriale apposito per pubblicarli: Ricca editore. Anche la scelta di legare il suo nome a una collana di libri naturalistici rispecchia una profonda motivazione etica, perché Bruno aveva una fortissima sensibilità per tutte le forme di vita non umane, animali e vegetali. Non a parole, ma nei fatti. Tanti randagi, sottratti ai canili, hanno trovato casa nel giardino della sua casa romana. Ricchissimi di documentazione fotografica, curatissimi nella veste editoriale, i libri di Ricca editore sono quanto di meglio viene pubblicato nel nostro paese sulla flora e sulla fauna, sia come contenuti, sia come immagini. Se la decrescita comporta il superamento della concezione antropocentrica che caratterizza la cultura europea e sta alla base del feroce sfruttamento delle risorse naturali per ricavarne merci da trasformare in tempi sempre più brevi in rifiuti, l’attività editoriale di Bruno costituisce nel suo insieme un tassello di una cultura diversa. Sta a noi, suoi compagni di strada per il tratto finale della sua vita, continuare a implementarla.

L’ultima iniziativa del nostro movimento a cui Bruno ha partecipato è stato il seminario sull’arte a Firenze nel mese di maggio. Era naturale per lui partecipare agli sviluppi della nostra ricerca. La vera cultura è un atteggiamento di curiosità inesausta. La volontà di capire ogni giorno qualcosa di più fino alla fine di questa vita. Grazie Bruno per la tua collaborazione al nostro progetto. Grazie per la generosità e la discrezione con cui ci hai accompagnato. Io personalmente ti ringrazio anche per la tua amicizia e per avermi fatto riflettere, con la tua mitezza, sulla necessità di moderare l’irruenza del mio carattere. Non ci sono riuscito ancora quanto sarebbe necessario, ma forse ho ancora un po’ di tempo per migliorare.

Un abbraccio da parte di tutti gli iscritti al nostro movimento

Maurizio

 

 

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