Che cos’è la decrescita felice? Che cosa comporta? Quali vantaggi porta nelle nostre vite? Come possiamo essere utili alla Vita e al Pianeta?

Ce lo raccontano Maria del Rosario Diaz Roigt (su Instagram avant.rosi) e Francesco Verrigni con il progetto grafico “Pillole di Decrescita Felice”. Dietro il nostro Movimento c’è un mondo variegato e bellissimo, riassumerlo è impossibile ma disegnarlo, raccontarlo, viverlo… è alla portata di tutti. Rosi e Francesco lo hanno fatto davvero in modo meraviglioso. Grazie per il bellissimo lavoro fatto!

Cos’è la DECRESCITA FELICE

  1. Cambiamento di paradigma culturale, diverso sistema di valori, diversa concezione del mondo, alternativa radicale al sistema di valori della crescita illimitata.
  2. Vivere meglio consumando meno.
  3. Consapevolezza della necessità e della bellezza di rallentare, proteggere la natura, gli animali e l’ambiente.
  4. Rifiuto razionale di ciò che non serve.
  5. Rivoluzione culturale che privilegia le valutazioni qualitative sulle misurazioni quantitative.
  6. Rivoluzione dolce finalizzata a sviluppare le innovazioni tecnologiche che diminuiscono il consumo di risorse, l’inquinamento e le quantità di rifiuti per unità di prodotto.
  7. Rapporti umani che privilegino convivialità e collaborazione piuttosto che competizione.
  8. Percorso di consapevole sufficienza per superare l’abuso delle risorse del pianeta.
  9. Riduzione del consumo delle merci che si possono sostituire con beni autoprodotti.
  10. Benessere fisico e spirituale collettivo e individuale.

DECALOGO PER LA DECRESCITA FELICE

  1. Accorciare le distanze tra produzione e consumo, sia in termini fisici che umani.

Ricollocare il più possibile l’economia nel territorio in cui si vive. Chiedersi sempre quanta strada ha fatto ciò che si sta consumando e chi lo ha prodotto.

Fare acquisti direttamente dal produttore oppure creare o entrare a far parte di un Gruppo d’Acquisto Solidale (GAS) per: minimizzare i chilometri percorsi dai beni nel loro viaggio tra luogo di produzione e luogo di consumo; stabilire rapporti umani di amicizia e fiducia con chi produce.

  1. Riscoprire il ciclo delle stagioni ed il rapporto con la terra.

Trovare il tempo per interrogarsi sulle qualità, ecologiche ma non solo, di ciò che si sta consumando e quale potrebbe essere l’alternativa più ecologica, salutare, piacevole e conviviale per soddisfare gli stessi bisogni.

Fermarsi a contemplare la Natura, comprendere i suoi cicli e confrontarli con i cicli industriali che sono alla base del proprio modello di produzione e con­sumo. Confrontare i propri ritmi con quelli della Natura. Rallentare, invece di accelerare.

Riscoprire il gusto di aspettare la stagione giusta per assaporare i frutti della terra nel momento in cui sono più saporiti e nutrienti.

Conoscere il territorio in cui si vive e le risorse naturali e umane che offre, an­che in termini di saper fare derivante da conoscenze tradizionali (artigianato, cultura popolare, metodi colturali).

  1. Ridefinire il proprio rapporto con i beni e con le merci.

Sostituire il più possibile le merci (prodotte per essere vendute) con beni au­toprodotti o scambiati all’interno di relazioni non mercatili, riportando il mer­cato alle sue dimensioni fisiologiche (acquisire e diffondere la consapevolezza che il mercato non può essere eliminato, ma, allo stesso tempo, non è l’unico luogo dove poter soddisfare i propri bisogni).

Autoprodurre il più possibile: beni alimentari (ad es. yogurt, pane, ortaggi, dolci, liquori, conserve alimen­tari…); altri beni (ad es. capi di vestiario, mobili… )

Analizzare, valutare e promuovere i vantaggi dell’autoproduzione rispetto all’acquisto di merci in termini di maggiore qualità dei beni utilizzati (assenza di additivi chimici e processi finalizzati all’incremento della produzione e alla riduzione dei costi a scapito della qualità), minore impatto ambientale (meno energia e trasporti, meno imballaggi e rifiuti, più recupero e riciclag­gio), conservazione e trasmissione del saper fare, creazione di momenti di nuova socialità.

  1. Ricostruire le interazioni sociali attraverso la logica del dono.

Creare momenti comunitari di scambio di beni autoprodotti utilizzando la lo­gica del dono, facendo attenzione a non cadere nella logica del baratto: il baratto è il precursore della moneta e, quindi, degli scambi mercantili!

Donare la propria esperienza, il proprio sapere e il proprio tempo agli altri. Condividere le proprie esperienze come presupposto per ulteriori scambi non mercantili di beni e competenze.

Donare beni, tempo, sapere e saper fare essendo sempre consapevoli che in una comunità c’è l’obbligo di donare, l’obbligo di ricevere e l’obbligo di restituire più di quanto si è ricevuto.

  1. Fare comunità.

Consolidare nel tempo le relazioni umane non mediate dal denaro all’interno della propria cerchia familiare, anche allargata, e all’interno della propria cerchia di amici e conoscenze. Creare periodicamente le occasioni per fare in modo che le relazioni umane generate dall’economia del dono diventino il più possibile stabili nel tempo.

  1. Allungare la vita alle cose, rifiutando la logica dell’ “ultimo modello”.

Adottare uno stile di vita che poggi sulle quattro R (riduzione, riuso, recupero, riciclaggio) e impegnarsi a diffonderlo il più possibile e con tutta la creatività di cui si è capaci in ambito familiare, tra gli amici, sul posto di lavoro.

Trattare le le merci per quello che sono: un mezzo e non un fine.

Usare tutta la propria creatività per aumentare la durata di qualsiasi bene (ad es. rigenerazione motori automobilistici, superamento del concetto di moda e adozione del concetto di utilità, abitudine alla autoriparazione dei beni, ecc.).

  1. Ripensare l’innovazione tecnologica.

Adottare tecnologie che riducono il consumo di risorse naturali preferendo l’in­novazione volta al risparmio invece che quella rivolta all’incremento dei con­sumi. Interagire con le imprese che aderiscono al MDF e propongono prodotti o servizi capaci di ridurre, anche drasticamente, i nostri consumi.

  1. Esserci pesando il meno possibile sull’ambiente, come forma di massimorispetto per noi stessi e le generazioni future.

Ridurre il più possibile la propria impronta ecologica, facendo le stesse cose con meno oppure evitando di fare cose non strettamente necessarie per il pro­prio benessere e quello degli altri.

Ridurre l’impiego di mezzi di locomozione propri, laddove possono essere sosti­tuiti da mezzi pubblici o mezzi meno inquinanti. Adottare e diffondere forme di trasporto condiviso come il car sharing o il car pooling.

Attuare prassi di risparmio energetico (incremento dell’efficienza energetica della propria casa e nell’utilizzo di apparecchiature domestiche, proposizione di impianti condominiali più efficienti nell’uso delle fonti energetiche – realiz­zazione di apparati di autoproduzione dell’energia).

Proporre, e attuare per quanto possibile, un modello altrenativo alle grandi centrali e al trasporto dell’energia su lunghe distanze, basato sulla produzione energetica su piccola scala per l’autoproduzione e la vendita alla rete delle eccedenze.

  1. Ridefinire il proprio rapporto con il lavoro.

Ridefinire il lavoro salariato come mezzo per soddisfare parte dei propri bi­sogni e non come fine della propria esistenza. Concepire il lavoro in generale come strumento per l’affermazione della dignità umana, ma non come l’unica modalità di espressione della medesima. Sperimentare stili di vita capaci di ridurre i consumi inutili e dannosi come presupposto per ridurre il tempo dedi­cato al lavoro salariato necessario per pagarli.

  1. Diffondere i principi del Movimento per la Decrescita Felice in ambito po­litico.

Anche senza partecipare direttamente a competizioni elettorali e o alla vita di partiti poitici, trovare le strade per far giungere le idee e le proposte del MDF a chi ha il compito di governare il territorio in cui si vive. Essere il “lievito” della vita politica partendo dal basso, dagli ambiti più vicini alla vita e ai problemi delle persone. Organizzare incontri pubblici, coinvolgere i propri concittadi­ni in battaglie specifiche evitando ogni tentativo di strumentalizzazione delle idee e delle proposte del MDF.

PAROLE DECRESCENTI

Autoproduzione, Ritorno all’essenziale, Solidarietà, Elogio della lentezza, Gioia, Sobrietà, Sufficienza, Cooperazione, Fare rete, Ortocoltura, Economia del dono, Connessione, Spiritualità, Comunità, Condivisione, Alimentazione naturale, Convivialità

I VANTAGGI DELL’AUTOPRODUZIONE

  • Controllo della qualità degli ingredienti
  • E’ economica
  • Meno packaging
  • Soddisfazione personale
  • Meno sprechi
  • E’ divertente
  • Permette di staccarsi dalla GDO
  • E’ ecologica
  • Ritorno ai saperi della tradizione
  • Ottimizzazione dei tempi ed organizzazione

CONSIGLI PER SALVARE LE API

Le api sono piccoli insetti impollinatori fondamentali per la biodiversità. Circa il 90% delle piante selvatiche e 1/3 del cibo commestibile dipendono dalla loro impollinazione e di quella di altri insetti.

Ecco alcuni piccoli consigli che si potrebbero mettere in pratica per proteggerle, dato che le api robot proprio non le vogliamo: Non comprare frutta e verdura con pesticidi, tra le prime cause della moria mondiale delle api.
Piantare fiori e piante mellifere necessarie alle api, preziose per l’impollinazione e la produzione di miele, come edera, calendula, rosmarino, lavanda, girasole, salvia, geranio, …
Non distruggere i nidi di ape, ma chiamare le associazioni o apicoltori che se ne possono occupare proteggendole.
Pronto soccorso apina. Nel caso di un’ape stordita si può metterle vicino un piattino da caffè con un po’ d’acqua, per farla abbeverare senza pericolo (in un’acqua più profonda potrebbe cadervi dentro). La lista potrebbe essere più lunga…

🔰 Per rimanere in contatto con il Movimento per la Decrescita Felice
Email e sito: info@decrescitafelice.it www.decrescitafelice.it
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💚Campagna di sostegno alla Decrescita Felice:
5×1000 dell’IRPEF alla Decrescita Felice: codice fiscale 97726380013
Bonifico: Iban IT27J0501801000000011230349 Banca Etica Filiale di Torino

 

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