Il Bike Tour della Decrescita si è concluso da qualche settimana e i ricordi iniziano a sedimentare e “fermentare”. Ecco il diario di viaggio di alcuni dei partecipanti. Tra risate, fatiche e riflessioni, discese e salite, albe e tramonti meravigliosi… un viaggio appassionate e appassionato che ogni anno aumenta la consapevolezza e la coesione di un gruppo tanto variegato e quanto resiliente e felice.

La versione del Bike-Tour 2020 è stata fra le più impegnative, per via del tema scelto, quello delle “Terre Mutate” dal terremoto del 2009, ed a causa dei dislivelli importanti e delle pendenze che offre l’Appennino abruzzese e marchigiano fra l’Aquila e Civitanova Marche. Forse per questo è stata anche amatissima da tutti i partecipanti, che, pedalando su e giù per i monti, si sono ritrovati ogni vetta più affiatati: è nel momento della difficoltà che le amicizie si consolidano ed i caratteri si rafforzano! Certe salite hanno tirato fuori energie che alcuni non avrebbero mai pensato di avere…

Dopo un interessante corso di ciclomeccanica tenuto dai nostri Guido e Pasquale, che poi han supportato la comitiva lungo tutto il percorso, e l’entusiasmante spettacolo di Altri Mondi, per una divulgazione scientifica non solo d’avanguardia ma anche divertente, il giro è partito.

I ciclo-viaggiatori hanno incontrato diverse realtà che affrontano con coraggio e determinazione il post-terremoto: la comunità di giovani aquilani di CaseMatte, impegnati per una città più inclusiva e solidale, con cui allegramente è partita la prima “Critical Mass” de L’Aquila. L’azienda agricola biologica Casale Nibbi di Amatrice, che ha dispensato ottimi prodotti ed ha fatto visitare vigneti e allevamenti di animali felici.

L’agricamping Alta Montagna Bio di Accumoli, in cui siamo rimasti stupiti non solo dalla bontà del cibo, ma anche dall’energia della titolare Katia, che ha scelto di tornare dopo i suoi viaggi intercontinentali ed optato per l’home-schooling per i suoi figli; Pasquale dell’alimentari a valle, come Katia, si auspica che la ricostruzione consideri il trend di spopolamento e preveda la realizzazione di un unico paese, che riunisca le varie frazioni, dando maggiore respiro ad una economia locale messa in crisi non solo dal terremoto, ma anche da una politica a volte non sufficientemente lungimirante.

Clementina ha riaperto il suo B&B Lago Secco per ospitare i nuovi pellegrini del Cammino delle Terre Mutate, il percorso attraverso i luoghi colpiti dal sisma che è stato pensato per un turismo nuovo, che permetta di godere di luoghi magnifici senza creare nuovi impatti oltre a quelli già devastanti del terremoto; il rifugio Mezzi Litri Monte Vector ha offerto una splendida e calda ospitalità ed ottimi ed abbondanti pasti vegetariani; Patrizia Vita di CASA – Cosa Accade Se Abitiamo di Ussica ci ha raccontato le iniziative di questa associazione, che ha da poco pubblicato una guida di itinerari, raccogliendo le testimonianze e la memoria storica di molti abitanti.

Infine, Francesca Ercoli di “Il Salto – Officina Agriculturale” con la piccolissima Aurora sempre in grembo, ha illustrato le sperimentazioni in campo socio-agricolo e le difficoltà incontrate e superate con perizia per creare una realtà impegnata non solo per salvaguardare i luoghi, ma anche i rapporti umani, dando impiego a giovani agricoltori e coinvolgendo i disabili con modalità che ne potenziano le facoltà. Il Salto ospita il Social Camp di Borgofuturo, che ha riportato i giovani a Ripe san Ginesio organizzando eventi di richiamo.

A Ripe San Ginesio, Sara di Action Aid ha concluso il percorso raccontandoci le molte iniziative intraprese per supportare i Comuni nell’attivare una ricostruzione più coordinata. 

Le esperienze raccolte, la bellezza infinita dei luoghi naturali e dei paesi attraversati, la simpatia, la disponibilità e l’estro degli MdF-ini, hanno mitigato l’amarezza lasciata dalla vista delle rovine, reso questo viaggio memorabile… e messo tanta voglia di ripartire prima possibile!

Per raccontare la ricchezza di esperienze, emozioni, risate, pensieri, riflessioni, incontri di un bike tour della Decrescita Felice servirebbe ogni anno scrivere un libro… per cui vi dovete accontentare di avere solo un po’ di “immagini” di questo stupendo percorso.

Afferma Massimo Semprini, veterano del Bike Tour, che con le sue parole ci prova a raccontare le emozioni provate durante il viaggio…

I ricordi che vi riporto risentono della peculiarità di questo Cammino che è, secondo me, il contrasto. Contrasto tra la bellezza del paesaggio (la quasi totalità dei km fatti in sella sono stati all’interno di Parchi Nazionali ossia quello del Gran Sasso e quello dei Sibillini) e lo scempio delle macerie (dai luoghi pubblici di L’Aquila ancora quasi tutti da ricostruire ai centri storici dei paesi dei terremoti del 2016 ancora interdetti al passaggio a 4 anni dal sisma!)

Partiamo! Con l’ultima premessa di scusarmi con le tante persone, i tanti incontri, le tante esperienze interessanti che qui non descriverò ma che sicuramente sono altrettanto importanti e degne di nota.

Di L’Aquila mi piace citare il giro in centro storico che abbiamo avuto la fortuna di fare in compagnia di Sara, aquilana, attivista di Action AID e “storica” di terremoti, che ci ha fatto emozionare e rivivere sia il dramma del terremoto che la fatica della ricostruzione, non nascondendo gli errori e le difficoltà ma aprendoci spazi di ragionamento e confronto molto interessanti.

Inoltre come non ricordare uno dei momenti che rendono magico il bike tour: fare festa in luoghi di cui la comunità si riappropria e che danno una luce sul futuro. E quindi come non ricordare la serata a Case Matte, dove l’esperienza di attivismo nata da ragazzi all’indomani del sisma è diventata realtà consolidata e in cui c’è già una “seconda generazione” di ragazzi pronta a portare avanti il progetto. Siamo partiti con un compagno di viaggio storico, Altri Mondi Bike Tour, che ci ha offerto il loro intelligente spettacolo (quest’anno in versione monologo) per poi mangiare e ascoltare musica in compagnia in una di quelle sere che vorresti che non finissero mai.

Il giorno dopo si sale a Campotosto e qui ecco il solito “contrasto” che contraddistinguerà tutto il bike tour… una strada in mezzo ai boschi, una salita lunga ma dolce da fare immersi nel verde godendosi il paesaggio.. ma è domenica, e quella strada la domenica non è per il turismo dolce, ma per decine di motociclette che non sono su quelle strade per godersi il paesaggio ma per “godersi” l’asfalto e poter sfrecciare ai 100 km all’ora con un rumore assordante e piegati in curva come dei Valentino Rossi ma molto più sfigati… no comment.

Nelle successive notti dormiamo in rifugi/campeggi e lo stridente contrasto che viviamo è quello di vedere questi posti gestiti da persone che credono in questi territori e che vogliono rimanere qui e possibilmente vedere valorizzate queste terre… peccato che per arrivare in questi angoli di paradiso non possiamo attraversare paesi e borghi perché sono ancora cumuli di macerie e interdetti al passaggio delle persone. Il culmine lo raggiungiamo nella strada che porta al paese di Arquata che è presidiata (come tante altre strade) da una camionetta dell’esercito con due militari che bloccano chiunque voglia passare… anche qui direi no comment.

Altro aspetto di grande diversità è l’atteggiamento delle persone che incontriamo, gli estremi li raggiungiamo con i gestori di un b&b collegato con il Cammino delle Terre Mutate che ci stupisce per ospitalità, voglia di fare e propositività per il territorio e dall’altra parte con il gestore di un alimentari che ci esprime tutto il suo sconforto e il suo scarso ottimismo per il futuro. Chi ha ragione è difficile dirlo, certo è che il contrasto è evidente e che in territori così scarsamente popolati se non c’è coesione tra le persone è tutto più difficile.

Un’altra esperienza “scioccante” è stato il giro nella zona rossa del centro storico di Visso accompagnati dal Sindaco. Avere la possibilità di vedere un centro così bello martoriato e deturpato, ridotto ad un luogo fantasma mi ha particolarmente colpito ed emozionato. L’impressione è stata subito quella di pensare che, come minimo, bisognerebbe costruire le condizioni per poter far vivere questa visita a chiunque passi da questi luoghi perché onestamente credo che solo vedendo come sono ridotti e ascoltando la spiegazioni di chi li ha vissuti prima del sisma, ci si possa rendere minimamente conto del disastro che si è verificato, ma soprattutto del fatto che a quattro anni di distanza si sia ancora in queste condizioni.

Finiamo con una immagine di grande speranza, il festival Borgofuturo e il suo Social Camp. Arrivare in una azienda agricola di un piccolo borgo, Ripe San Ginesio, e trovare una associazione di giovani che organizzano un festival per far conoscere i piccoli (e bellissimi) borghi dell’entroterra marchigiano, ma anche per proporre incontri e riflessioni sul tema dell’abitare e vivere in questi luoghi, è veramente una bellissima scoperta. Inoltre il festival ha un Social Camp, realizzato proprio nell’azienda agricola che ci ospita, dove ci sono tanti ragazzi provenienti da tutto il mondo che fanno una esperienza di conoscenza e confronto… un bel modo di finire il bike tour con una boccata di ossigeno nel vedere giovani che si impegnano per un futuro migliore.

Non si può però finire un racconto di un bike tour senza citare la meraviglia che magicamente si realizza ogni anno nel trovare un gruppo di persone, o che non hai mai visto, o che vedi una volta all’anno in sella ad una bici, e che immediatamente diventa una comunità in cui ci si aiuta, si ride, si chiacchiera, ci si vuole bene. Si può in pochi giorni diventare amici anche se si viene da posti diversi, si hanno età diverse, si sono fatte esperienze diverse, si svolgono lavori diversi… certo che sì, e avviene perché si reputa questa diversità una ricchezza e non una fonte di paura.

Infine la morale è sempre quella, a chi dice che la decrescita non possa essere felice, c’è solo una cosa da dire vieni a fare il bike tour e vedrai che è possibile essere decrescenti e felici!

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