Foto di Michael Schwarzenberger da Pixabay

di Julio Linares e Gabriela Cabaña.

Traduzione di Kristel Klein, membro del Gruppo Tematico Economia&Decrescita (*)

 

Il testo che segue è un estratto di “Towards an Ecology of Care: Basic Income Beyond the Nation-state”, pubblicato sul portale internazionale della decrescita www.degrowth.info il 20 maggio 2020.

L’articolo è un interessante proposta di Julio Linares e Gabriela Cabaña sulla quale avviare un dibattito.

E’ un articolo un pò difficile ma molto interessante su un tema centrale delle nostre economie, cioè la moneta, che è senza dubbio uno dei principali simboli (per non dire idoli) della attuale cultura della crescita e dell’accumulazione illimitata: una teoria economica della decrescita non può quindi non immaginare un diverso sistema monetario. Tra le tante diverse teorie alternative, questo articolo riprende quella del “demurrage” o “deprezzamento, cioè l’idea che il possesso di moneta non porti degli interessi (e quindi una crescente accumulazione, grazie alla legge degli interessi composti) ma dei costi o, al limite, una scadenza temporanea. Questa teoria, diffusa ad inizio del XX secolo da Silvio Gesell, è stata tanto citata quanto criticata da molti economisti, da John Maynard Keynes a Kate Rasworth e non è certamente esente da critiche: ma è comunque un ottimo punto di partenza per porsi delle domande su quale sistema monetario sarebbe giusto in una società della decrescita, equa e sostenibile. Con questo contributo speriamo di avviare un dibattito sul tema al quale invitiamo a partecipare tutti i lettori del nostro sito, specie quelli con maggiore competenza sulla materia.

 

Sebbene il movimento della decrescita abbia mostrato i limiti dell’ossessione per la crescita che caratterizza la nostra civiltà e abbia promosso e proposto valute complementari, la critica mossa dalla decrescita non ha ancora analizzato in modo più esplicito il ruolo che riveste la creazione di moneta/credito. Anche l’economia ecologica deve ancora elaborare una teoria monetaria propria.

 

Il nostro appello per una ecologia della cura intende illustrare la correlazione tra crescita e creazione monetaria, nonché gettare le basi di quella che chiamiamo “moneta decrescente”. Riteniamo che anche la natura stessa del denaro debba cambiare ed essere ampliata per impedire all’imperativo della crescita di distruggere la diversità degli ecosistemi del mondo.

 

Silvio Gesell è considerato la prima persona dell’epoca moderna ad aver sviluppato il concetto di denaro libero (“freigeld”), dove il denaro “marcirebbe come le patate, si arrugginirebbe come il ferro e si volatizzerebbe come l’aria”. Il concetto di denaro che si svaluta o che “va a male come una merce deperibile, se vogliamo che sia un valido strumento di scambio delle merci” è stato poi definito “demurrage”. Includendo la nozione del denaro libero decadente di Gesell nel quadro della decrescita, riteniamo che una moneta decrescente possa aiutarci a risolvere la nostra attuale crisi economica, sociale ed ecologica per le seguenti quattro ragioni:

 

  1. Orizzonte temporale: La modalità con la quale il nostro sistema monetario opera oggi influisce sul nostro orizzonte temporale, infatti un orizzonte temporale di breve termine è considerato di maggior valore rispetto ad un orizzonte temporale di lungo termine. Qualsiasi investimento che è in grado di offrire un profitto in maniera più rapida è considerato prioritario rispetto ad una produzione ed un pianificazione di lungo termine.
    La quantità di moneta in circolazione è artificialmente scarsa poiché emessa attraverso il sistema creditizio, per tale motivo la gente è costretta a competere nel mercato del lavoro per ripagare gli interessi, facendo sì che l’umanità spenda il proprio tempo sulla terra in un ciclo di debito senza fine.
    Al contrario, un moneta con demurrage o moneta decrescente incentiva scelte decisionali di lungo termine attraverso un flusso di liquidità “scontato”. Il demurrage è un modo per rallentare, valorizzando il valore attuale delle cose nel lungo termine rispetto a quello di breve termine. Usando le parole di un economista, avremo una situazione in cui la moneta ha un interesse negativo incorporato nella sua progettazione.
  1. Trappola della liquidità: le moderne banche centrali hanno teoricamente la responsabilità di stabilire i tassi d’interesse e di gestire l’offerta di moneta al fine di controllare l’inflazione. Queste sono le condizioni iniziali che le banche private utilizzano per concedere crediti ai clienti. Ma, come è ampiamente noto, il capitalismo è soggetto a fasi di espansione e contrazione. “Trappola della liquidità” è un termine che gli economisti usano per descrivere la situazione in cui il denaro in un’economia smette di circolare indipendentemente dalle azioni intraprese delle banche centrali per aumentare l’offerta di moneta e condizionare i tassi di interesse. Quando viene meno la fiducia nell’economia e inizia una crisi finanziaria, la gente inizia ad accumulare tutto il denaro del quale riesce a impossessarsi. La moneta decrescente offre una soluzione alla trappola della liquidità ponendo un limite al periodo di tempo durante il quale il denaro può mantenere il suo valore. Come dice l’esperto di valute complementari Bernard Lietaer, è come applicare “la tariffa del parcheggio al denaro”. E visto nessuno vuole che il proprio denaro perda valore, tutti cominciano a farlo girare, come hanno dimostrato numerose esperienze storiche durante la Grande Depressione.
  2. Integrazione dell’entropia: sappiamo dalle leggi della termodinamica che l’energia non può essere né creata né distrutta, ma soltanto trasformata. La moneta decrescente integra la seconda legge della termodinamica nella teoria monetaria, progettando una moneta destinata alla circolazione anziché all’accumulo. Il denaro oggi si espande attraverso la creazione di credito bancario. Il debito produce un vuoto per l’estrazione di valore che reimmette di nuovo la ricchezza nelle mani del creditore a scapito delle risorse del pianeta e della maggior parte della forza lavoro dell’umanità. L’accumulo di ricchezza da parte dei nostri attuali sistemi di produzione implica la produzione di una grande quantità di rifiuti, o di energia che aumenta in modo irreversibile il livello complessivo di entropia del pianeta. Pertanto, l’incremento dei livelli di interesse (composto) della moneta aumenta i livelli di entropia del pianeta, che a loro volta portano a un superamento dei limiti planetari e dell’energia utile necessaria per ripristinare la vita. In parole più semplici, ricchezza equivale a rifiuti. Attribuendo una durata di vita al valore del denaro, un sistema di moneta decrescente sarebbe in grado di cambiare il modo in cui l’energia viene distribuita e reintrodotta nel sistema (riducendo così gli sprechi). Ciò non solo aumenta la ricchezza percepita grazie alla maggiore velocità di circolazione della moneta, ma rallenta anche il deterioramento della qualità dell’energia (entropia).
  3. Abbandonare l’imperativo della crescita materiale: il modo in cui il denaro è pensato oggi favorisce i creditori e i detentori di moneta. L’interesse positivo sulla creazione del credito porta necessariamente a un’ulteriore crescita economica. Una decrescita monetaria fermerebbe l’imperativo di aumentare la nostra produzione materiale, in quanto il tasso di interesse effettivo su base annua sarebbe pari a zero o negativo rispetto agli anni precedenti, predisponendo piuttosto una crescita qualitativa sia per gli individui che per la comunità. Come Gesell stesso sosteneva: “Poiché l’offerta è qualcosa di indipendente dalla volontà dei possessori di beni, la domanda deve diventare qualcosa di indipendente dalla volontà dei possessori di denaro”. Separare la domanda dai possessori di denaro permette di investire importi complementari in infrastrutture locali, servizi essenziali, sanità e istruzione. La moneta decrescente è fondamentalmente un diverso tipo di denaro che ha il potenziale di rendere l’ecosistema umano più resiliente nel suo complesso attraverso l’introduzione di diversità monetaria, separando le funzioni del denaro in molteplici forme di denaro.

Come ci ricordano gli ecologisti sociali, l’idea stessa che gli uomini possano dominare la natura è radicata nel dominio reale degli uomini su altri uomini e donne. Se da un lato la biosfera del pianeta potrebbe ripristinarsi in assenza della specie umana, noi umani non sopravvivremmo senza la biosfera. L’estrazione delle risorse naturali per un profitto a breve termine e la capacità delle persone di riprodurre e produrre la propria vita, dipendono dal modo in cui funziona il denaro.

Possiamo interpretare l’ecologia attuale del denaro come una monocoltura: usiamo lo stesso tipo di denaro per organizzare qualsiasi aspetto della nostra vita, dall’istruzione alla casa, al commercio. Sebbene possa essere efficiente, un sistema monetario privo di valvole di sfogo è pericoloso, in quanto rende il sistema in cui viviamo molto rigido e fragile.

Così come i globuli rossi del sangue vengono creati nel midollo osseo con lo scopo di fornire sostanze nutritive a tutto il corpo, e poi muoiono e vengono espulsi con il tempo, allo stesso modo il denaro dovrebbe promuovere la riproduzione sociale delle persone e degradarsi quando non in uso.

Invece di avere banche private che creano la maggior parte dell’offerta di moneta come una monocoltura gravata da interessi che estrae il rendimento dagli ecosistemi viventi, dovremmo pensare alla trasformazione del denaro da un punto di vista olistico. Dovremmo includere i principi di localismo, di auto-sostenibilità, di decentramento e di confederazione nei nostri sistemi produttivi e di distribuzione e nell’organizzazione democratica delle istituzioni che si occupano della vita.

L’ecologia di cura punta pertanto a un sistema monetario alimentato dalle persone, in cui il denaro viene emesso incondizionatamente con l’obiettivo che il reddito sia indipendente dal lavoro e che le persone non debbano fare affidamento esclusivamente su un salario per ottenere ciò di cui hanno bisogno per sostentare la propria vita quotidiana. Questo reddito di base è distribuito come una quota del rendimento della ricchezza comune. Il livello di emissione necessario per garantire l’autosufficienza delle persone dovrebbe essere deciso democraticamente e dovrebbe essere pari al costo delle condizioni materiali necessarie per soddisfare e integrare i bisogni primari delle persone nella propria regione.

Dare vita al denaro attraverso il suo deprezzamento significa anche che esso morirà gradualmente quando non è in uso. La moneta decrescente permette di limitare la quantità di accumulo che può prodursi nel sistema, favorendo invece la circolazione e lo scambio nel rispetto dei valori dei beni comuni. In questo modo, il denaro viene emesso costantemente e altrettanto regolarmente si degrada e perde valore, adattandosi alle esigenze stagionali delle persone che ne governano i cicli, e in linea con i principi dei beni comuni delineati da Östrom e altri.

Una moneta che perde valore ci induce a ripensare l’intera struttura delle relazioni sociali interdipendenti che tengono insieme i sistemi economici, biofisici e sociali. Le idee della letteratura sulla decrescita condividono una nozione estesa di cura, nel senso che l’erogazione dell’assistenza sociale non può essere a sé stante e separata dalla cura della natura e dei suoi limiti rigenerativi.

La decrescita rivendica la cura del nostro ambiente in armonia con la cura delle persone: sostiene l’andare oltre “l’illusione di un’esistenza umana indipendente” dagli altri individui e dai mondi di cui facciamo parte. Questa condizione umana interdipendente diventa chiara quando cerchiamo di capire come prenderci cura delle persone a livello pratico: capiamo che non vi è cura possibile in un ambiente distrutto, inquinato e carente di biodiversità. Dopo tutto, facciamo tutti parte dei nostri propri ecosistemi.

Proponiamo una moneta decrescente per muoverci in direzione di questa “utopia concreta”.

 

Julio Linares ha conseguito un master al dipartimento di antropologia della London School of Economics and Political Science. Le sue ricerche esplorano il rapporto tra democrazia economica, anarchismo e reddito di base.

Gabriela Cabaña è ricercatrice in antropologia alla London School of Economics and Political Science. Attualmente sta effettuando un lavoro di ricerca etnografica sul campo sulle transizioni energetiche nel quadro del collasso ecologico nel sud del Cile.

 

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(*) Gruppo Tematico Economia & Decrescita MDF

Il Gruppo Tematico è nato nel giugno 2015 allo scopo di affrontare il rapporto tra Decrescita ed Economia in modo sistematico, sia a livello microeconomico (proposte economiche in ambiti specifici) che a livello macroeconomico (definizione dei parametri che possono caratterizzare uno scenario economico con un impatto ecologico sostenibile).

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I contributi, i modelli e gli articoli redatti dal Gruppo Tematico Economia & Decrescita MDF sono consultabili in questa sezione del sito

2 thoughts on “Una moneta decrescente per frenare l’accumulazione?”

  1. La proposta è sicuramente interessante, in particolare per il caso delle “monete locali” cioè per quelle forme di moneta che affiancano, con motivi etici, di potenziamento dell’economia locale, di supporto a filiere, ecc… l’Euro.

    E’ il caso ad esempio di quanto proposto da Andrea SAROLDI in questo suo articolo https://comune-info.net/come-potrebbe-funzionare/ pubblicato alcuni mesi fa.

    Ovviamente non risolve tutti i problemi delle monete e del denaro, ma è un tassello dell’ampio puzzle che dobbiamo incastrare assieme a tanti altri per modificare strutturalmente la nostra società.

  2. Con un centinaio di persone stiamo da qualche anno sperimentando – non senza fatica – in Brianza (Provincia MB) un sistema di scambio comunitario, che si poggia sul “fido”, una moneta complementare virtuale non convertibile, del valore equivalente di 1 € o 6 minuti di tempo.
    Il demurrage è sicuramente interessante anche per il seguente motivo: se si prende a modello alcune recenti esperienze, come il Chiemgauer tedesco, ad ogni scadenza temporale concordata, la moneta perde di valore, a meno di riattivarla con un piccolo contributo in euro al sistema (che nel caso delle banconote, viene certificato da un bollino incollato sul retro). Questa pratica ben si sposa con quella del Fondo di Solidarietà, spesso adottato nell’Economia Solidale Italiana, che potrebbe consistere nella raccolta di questi contributi per scopi solidali o per l’autosostenibilità del sistema.
    C’è un punto importante, che non viene affrontato nell’articolo: è vero che la moneta “a tempo” scoraggia o addirittura impedisce l’accumulo, ma induce ad una sua circolazione veloce… e questo non è un modo di conservare un continuo consumismo? Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano gli autori o tutti gli interessati…

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