Di Jean-Manuel Traimond e Collectif Passerelle. Traduzione di Michela Mosoni del gruppo comunicazione. Qui il link all’articolo originale

 

Il capitalismo crea vincitori e perdenti. Niente di nuovo. Ma il lato vincente, incredibilmente, riesce a convincere i perdenti che anche loro, un giorno, in qualche modo, vinceranno. Promesso.  E come? Bene, con un miracolo. No, non consigliano un pellegrinaggio a Lourdes. Solo… Crescita. Crrrescita! E come tutti sanno, l’alta marea solleva tutte le barche. Giusto?

Ebbene, la crescita economica non ha davvero portato cibo sulla tavola di tutti. Dopo cinquant’anni di folle metastasi capitalista, più di un miliardo di esseri umani vive ancora con meno di un dollaro al giorno e senza accesso all’acqua potabile.  In un paese ricco come la Francia, un’ulteriore crescita è quella della povertà. Per non parlare del fatto che la crescita economica è ora riconosciuta come colpevole del disastro climatico, dell’estinzione della biodiversità e della montagna di rifiuti, sempre aumento, che schiaccia il mondo.

La decrescita non è più una scelta, è una necessità.

Ma come possiamo convincere i perdenti del capitalismo che la decrescita e non la crescita, è la chiave per una vita migliore? Come possiamo trasformare una nozione apparentemente negativa, in un’arma positiva, idealmente adatta ai bisogni delle vittime del capitalismo?

Di fatto, ci sono molti più perdenti che vincitori, nella ricca lotteria del capitalismo. Gli sconfitti non sono solo i senzatetto che dormono sotto ponti e cavalcavia. Sono anche tutti i migranti costretti ad abbandonare la loro patria, gli operai vietnamiti o etiopi che cuciono giacche e scarpe per il mondo intero, le prostitute colombiane o congolesi, i bambini minatori – molto più economici delle macchine – e tutta la biosfera soffocata dagli scarichi delle auto e annegata sotto miliardi di miliardi di particelle di microplastica.

Così come le centinaia di milioni di persone dei paesi ricchi, i cui redditi sono in continua diminuzione a fronte di un carico di lavoro in costante aumento, o quelli occupati in impieghi sottopagati e usuranti, per i quali «carriera» significa passare da Uber a Deliveroo.

Per comprendere perché la decrescita sarebbe un vantaggio per i poveri (e per i non-ricchi), è necessario prima definirla. Recentemente il ricercatore francese sulla decrescita Timothée Parrique ha proposto questo assunto: «La strategia che riduce il metabolismo biofisico dell’economia, limitando l’accumulo di ricchezza, semplificando i bisogni e decentralizzando il potere a vantaggio dei cittadini. »

  • «Ridurre il metabolismo biofisico dell’economia», cioè il livello di attività e l’impatto dell’economia sul mondo fisico. Altrimenti, anche i vincitori saranno presto perdenti. L’innalzamento del mare distruggerà New York così come Calcutta e i ricchi non potranno migrare eternamente verso le alture, come già stanno facendo verso gli ultimi piani dei grattacieli della Florida. Di recente, si sono verificate alluvioni anche in Svizzera, non solo alle Maldive. I rifiuti di plastica contaminano le spiagge anche a St-Tropez. Le malattie respiratorie uccidono tanto a Pechino quanto a Lagos. Poiché i primi colpiti dagli svantaggi della crescita sono i poveri, i poveri sarebbero i primi a beneficiare della decrescita.
  • «Limite all’accumulo di ricchezza»: la ricchezza non deve più essere concentrata in poche mani (sporche), o più precisamente, in pochi superyacht, jet privati e collezioni di Lamborghini, ma deve permettere a tutti di vivere decentemente. Lavori. Abitazione. Salute. Cibo. Conoscenza. Tempo libero. È un cambiamento semplice: la riduzione dei rifiuti degli ultra ricchi si concretizza nell’innalzamento del tenore di vita dei poveri. I mega redditi devono ora finanziare i piccoli redditi. Molte più malattie vengono curate attrezzando una baraccopoli con fognature e acqua corrente pulita, piuttosto che creando software per supercomputer medici per la Mayo Clinic. Molta più felicità umana si crea nutrendo, e con cibi sani, tutti, che vendendo frigoriferi connessi.
  • «Semplificare i bisogni». Uno dei requisiti per realizzare la decrescita è che le formidabili forze creative dell’umanità non vengano sprecate nella produzione dell’iPhone 2604, degli scooter a propulsione nucleare, degli elicotteri-taxi o delle scarpe con motore a reazione. Su un pianeta limitato, se limitiamo i nostri bisogni e se ci limitiamo a quelli reali, allora nessuno desidererà ciò di cui non ha veramente bisogno.
  • «Decentralizzare il potere a vantaggio dei cittadini». La prostituta congolese media, l’operario sfruttato vietnamita medio, il lavoratore medio di Deliveroo non hanno alcun potere decisionale nell’attuale sistema politico dei rispettivi paesi.

I due primi progetti potranno realizzarsi solo se quest’ultimo lo farà. Per una ragione ovvia: la storia ha dimostrato, più e più volte, che i ricchi non rinunciano mai e poi mai volontariamente ai propri privilegi. In Francia si ricorda molto bene la notte del 4 agosto 1789, durante la quale il Primo e il Secondo Stato, cioè la Chiesa e la Nobiltà, fecero proprio questo. Ma successe solo perché molti dei loro fratelli erano recentemente stati uccisi e i loro palazzi erano stati ridotti in cenere.

Ancora una cosa: «gratis».  Questa parola significa anche trasporto pubblico gratuito. Assistenza sanitaria gratuita. Istruzione gratuita, sì anche istruzione superiore gratuita. Alloggio gratuito per i più poveri. Biblioteche gratis, biglietti gratis per i musei…  Tanti beni e servizi forniti gratuitamente dai volontari, perché tanto tempo sarebbe liberato dalla decrescita. Se le persone lavorano quattro ore al giorno per il loro reddito, questo lascia loro molto tempo per aiutarsi a vicenda.

La decrescita significherebbe innalzare il tenore di vita dei poveri. Aumentare il tempo di qualità, diminuire il tempo di servitù.

Ultimo, ma non per importanza; decrescita significa sicurezza.  Invece di preoccuparsi della provenienza del prossimo pasto, avere la certezza di una vita dignitosa. Invece di preoccuparsi del fatto che il pianeta stia diventando l’Inferno, la certezza che migliaia di generazioni ci seguiranno. Passare alla decrescita significa passare a respirare un’aria che non fa ammalare nessuno, nuotare in fiumi puliti, mangiare a sufficienza senza essere schiavi, decidere la propria strada senza essere ladri, parassiti, bruti e senza distruggere l’ambiente.

Invece di essere costantemente privati delle reali necessità e di sentirci frustrati da fantasie artificiali, godiamo del soddisfacimento dei nostri bisogni autentici. Tra cui il godimento della libertà senza brutalità, il tempo libero senza sfruttamento e l’autonomia senza egoismo.

 

Jean-Manuel Traimond, insieme a Emmanuelle Rio, Roland Lehoucq, François Graner, Aurélien Ficot e François Briensis fanno parte di Collectif Passerelle, un collettivo di scienziati e non scienziati coinvolti nelle questioni di scienza e di società. I loro articoli pubblicati (in francese) sono disponibili su http://passerelle.ouvaton.org/

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