“Le città sono un insieme di tante cose: memoria, desideri, segni di un linguaggio” diceva Calvino ne “Le città invisibili”. Apriamo con il tema delle città – quindi inevitabilmente anche del territorio – la nuova campagna di sensibilizzazione del Movimento per la Decrescita Felice, dedicata alla “sostenibile leggerezza” che il prefisso “de” dà alla parola crescita.
Sarà una campagna fatta di articoli, di post sui social e video, ma soprattutto di incontri e ricerche che stanno dietro a queste pubblicazioni. Speriamo avrete voglia di seguirci in questo viaggio tra città e territori guardati attraverso la lente della decrescita. Ci potrete seguire su Facebook, Instagram, canale Telegram MDF Movimento Decrescita Felice, YouTube e sulla nostra newsletter. E ancora più contentə siamo, se vorrete condividere i nostri testi e video e se ci farete sapere quali riflessioni vi ispirano.

Città…ricca di significati è la parola stessa che la disegna come oggetto circoscritto da confini edificati e/o amministrativi, ma anche come corpo relazionale, il luogo ove abitiamo e lavoriamo, un insediamento urbano denso, così come luogo di incontro di relazioni con il territorio circostanti e tutto il mondo.
Partiremo in questo viaggio da domande come: Quali sono le connessioni tra la dimensione urbana, la crescita economica e la crisi ambientale in cui viviamo? Come immaginare una città in cui vivere bene tutte e tutti in un’epoca in cui la crescita economica non è più una possibilità? Quali sono delle buone politiche e pratiche che oggi ci aiutano a pensare alle città di domani?
Proprio per la sua vivacità e pienezza in termini di cose e persone, la città viene interpellata nel pressante contesto della sostenibilità ambientale, poiché è qui che si consuma e si producono la maggior parte delle emissioni (il 70%) [1] – questo però, va detto, considerando una definizione fin troppo semplice di città. Infatti i suoi confini sono sostanzialmente indefinibili…il dibattito su come definire le città è uno dei passatempo preferiti tra chi le studia. In realtà forse la domanda vera è come si vive nelle città e fuori da esse, in quale sistema sociale ed economico, in un capitalismo vorace di continua accumulazione o piuttosto in un altro sistema orientato al bene comune, alla giustizia sociale basata sulla sostenibilità ecologica.

Seppur sembri contenersi tra le sue mura, la città tesse una rete fitta di produzione che le permette di sfamarsi di qualsiasi tipo di bene, energia, cibo e acqua, tanto che diviene difficile poter identificare un reale confine tra ciò che è urbano e ciò che non lo è: c’è chi dice che tutto il mondo oggi è in qualche modo urbano perché coinvolto nel processo di urbanizzazione [2], coinvolgendo molti territori del pianeta in processi di sfruttamento terribili dal punto di vista ecologico come sociale. Tale meccanismo è definito metabolismo urbano ed è questo che rende praticamente tutto il mondo coinvolto nella (ri)produzione delle nostre realtà – o forse più precisamente nel sostentamento dei nostri stili di vita insostenibili nel nord del mondo – insostenibili anche in quelle che continuiamo a chiamare “campagne”.
Allo stesso tempo, le città sono per molti versi anche all’avanguardia della ricerca di soluzioni. Pensiamo alle molte reti di città come C40 (https://www.c40.org/) contro la crisi climatica, i rispettivi obiettivi di sviluppo sostenibile [3], la recente ondata di dichiarazioni di emergenza climatica richieste e ottenute da Fridays For Future e così via.
Purtroppo molte di queste strategie si scontrano con il fatto o di essere parziali o di essere alla fine comunque orientate alla crescita economica, con la conseguenza che i guadagni in efficienza vengono rimangiati da effetti di rimbalzo o ci si limita a semplici processi in cui gli impatti ecologici vengono esternalizzati altrove (https://www.decrescitafelice.it/e-arrivato-il-momento-di-abbandonare-il-mito-della-crescita-verde-mdf-presenta-la-traduzione-italiana-di-decouplin-debunked/), anche in casi apparentemente virtuosi come Copenaghen (https://www.decrescitafelice.it/2021/11/la-citta-della-decrescita-1-parte/).

Altre volte, le politiche urbane di sostenibilità portano a ingiustizie sociali, come i processi di gentrificazione, quando i miglioramenti dal punto di vista ecologico si traducono in aumenti dei valori immobiliari, portando all’espulsione di chi i prezzi più elevati non se li può permettere. Fenomeni che possono essere contrastati con alcune strategie e politiche che limitano fortemente la speculazione immobiliare, attraverso l’intervento pubblico, come iniziative dal basso che costruiscono un abitare solidale e collaborativo – non solo in Cohousing per pochi – ma accessibili a tutte e tutti in logiche che superano la proprietà privata e pensano in dimensioni di proprietà collettiva.
E poi interrogarsi su come vivere bene nelle nostre città non pensando alla nostra vita come orientata alla massimizzazione di produzione e consumo: possiamo immaginarcele liberate – ad esempio – da molti spazi oggi dedicati soltanto al consumismo. Spazi che potrebbero essere invece riutilizzati come beni comuni in cui passare bene, insieme, il tempo liberato da ritmi di lavoro asfissianti.
Le buone pratiche e le buone strategie ci sono: seguendo principi come la sufficienza (l’abbastanza per tutte e tutti, il troppo per nessuno), il riuso (non magari riusando aree industriali per costruirci centri commerciali ma per farci un parco o case popolari) e la condivisione (di spazi, di tempo, delle proprietà immobiliari per contrastare la speculazione) si possono trovare molti esempi di come ci possiamo immaginare un cambiamento delle città – o più in generale del nostro modo di abitare il mondo che sia davvero ecologicamente sostenibile e davvero socialmente giusto, localmente come nelle relazioni con il resto del mondo, costruendo città solidali della decrescita (https://www.decrescitafelice.it/2021/11/la-citta-della-decrescita-2-parte/). Un cambiamento per il quale bisogna lottare!
Nelle prossime settimane e mesi andremo più in profondità su molte delle questioni che qui solo superficialmente abbiamo toccato e conosceremo in post e video moltissime persone e realtà che lottano in vari campi per questo cambiamento. Venite con noi!



[01] Susumita Dasgupta, Somik Lall, David Wheeler, Cutting global carbon emissions: where do cities stand?, World Baks Blog, 5 Gennaio 2022, https://blogs.worldbank.org/sustainablecities/cutting-global-carbon-emissions-where-do-cities-stand#:~:text=Cities%20account%20for%20over%2070,constructed%20with%20carbon%2Dintensive%20materials.
[02] Krahmer Karl & Cristiano Silvio, Città oltre la crescita. Un dibattito internazionale per trasformazioni urbane ecologiche e sociali, Castelvecchi
[03] Obiettivo 11: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili, Nazioni Unite, 2023 https://unric.org/it/obiettivo-11-rendere-le-citta-e-gli-insediamenti-umani-inclusivi-sicuri-duraturi-e-sostenibili/

 

One thought on “La sostenibile leggerezza del “de”: Città e Territorio”

  1. C’è una parte del paese che muore e un altro che si congestiona. L’equilibrio deve avvenire tra queste due realtà territoriali. Dobbiamo trovare motivazioni e facilitazioni per far tornare a vivere i borghi e l’ambiente naturale che li circonda. Sia l’urbanazione selvaggia che l’abbandono di ampie fasce dell’interno collinare e montano sono causa di tanti problemi. La pianificazione delle città deve avvenire contestualmente alla campagna.

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