Di Michel Cardito – Copresidente di MDF

 

Non so se sia capitato anche a voi, in questo periodo, di avere un certo senso di vuoto temporale. A me capita spesso di domandarmi cosa ho fatto nell’ultimo anno, quando è successa quella cosa, era nella prima o nella seconda ondata? che cosa ho fatto? quando?

Se questo è l’effetto di un anno di pandemia sulle nostre vite di individui, possiamo solo immaginare quali sarebbero potuti essere gli effetti su di un’organizzazione collettiva come il Movimento per la Decrescita Felice, basata sullo scambio, la condivisione e la convivialità.
E invece non è stato così…

Nella serata del 31 marzo i soci e le socie di MDF hanno partecipato ad un grande evento on-line dal titolo “Attivismo in pandemia: Limiti e possibilità”.

Quasi cento attivisti e attiviste del Movimento si sono divisi su tavoli virtuali di discussione, per condividere le riflessioni e le pratiche emerse nei vari territori in risposta alla situazione pandemica di questo ultimo anno, e per confrontare le varie possibilità escogitate per non smettere di portare la propria azione trasformativa nel mondo, ora più necessaria che mai.

Ne è emerso un quadro brulicante di vita, forse non evidente nel soffocante clima mediatico di quest’ultimo anno, ma ben presente e vivo. Sorprendente, per alcuni aspetti, anche per gli stessi partecipanti.

Innanzitutto è apparsa evidente e travolgente la voglia e il gusto di incontrasi ancora e incrociare gli sguardi, magari tra sconosciuti. Potersi confrontare, ridere e scambiare esperienze con qualcuno con sensibilità simili che vive contesti diversi, ha generato energie rinvigorenti.

Poi ci sono state le riflessioni non banali emerse dai territori. Tanti punti di vista diversi, per una ricchezza di sfaccettature e di attenzioni utili a restituire complessità ad una situazione troppo spesso ridotta a un problema esclusivamente sanitario o di ordine pubblico: ecologia, educazione, marginalità sociali, economia, femminismo, lavoro, salute mentale, salute relazionale, vita all’aria aperta, conoscenza della natura, autoproduzione, autorità-potere, libertà-responsabilità… solo per citare alcune delle tematiche portate alla luce.

Ad una tale ricchezza di riflessione non era però scontato corrispondesse una risposta altrettanto ricca sul piano dell’azione. Il senso di impotenza avrebbe potuto facilmente prendere il sopravvento e portato ad un rinvio dell’azione a tempi migliori. Ma questa non è stata la risposta dei vari Circoli del Movimento.

C’è chi ha continuato a vedersi on line, chi ha trovato modi per fare comunque qualche attività insieme, chi ha lanciato sfide e video attraverso i social, chi ha puntato sull’autoproduzione. In molte città, invece che assecondare la tendenza all’isolamento, è prevalsa la voglia e il senso di fare rete con altre realtà, di progettare attività insieme. Ci sono circoli che hanno tenuto webinar e corsi, mentre altri hanno attivato gruppi di acquisto solidale e riflessioni sul consumo critico. Non sono mancate le partecipazioni ad esperienze di mutualismo, avvicinamento e aiuto alle marginalità sociali, ma anche biciclettate, escursioni all’aperto e attività nell’orto, quando possibili.

Insomma, l’attivismo di MDF è rimasto vivo, e in alcuni casi è perfino cresciuto in nuove forme, compartecipando ad una rete di salvataggio, di relazione e di azione che ha permesso a molti e molte di attutire l’impatto personale e collettivo della pandemia e della sua gestione. Come una distesa di fili d’erba cresciuti silenziosamente e a dispetto di ogni condizione, ha donato biodiveristà e habitat, ha protetto e stabilizzato e, al primo raggio di sole, ha illuminato di verde l’atmosfera circostante.

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