Nel fine-settimana del 19-20 maggio si è svolta a Portogruaro (VE) l’Assemblea nazionale del Movimento per la Decrescita Felice: una bellissima occasione di incontro, scambio e condivisione tra i soci, ma anche un momento istituzionale fondamentale, da cui il Movimento vede ridefinite le proprie strategie per il futuro. Il lavoro assembleare è stato programmato per rispondere a due esigenze fondamentali: in primo luogo migliorare la struttura organizzativa del Movimento; è, questo, un bisogno avvertito da tempo, in particolare dai circoli, che hanno mostrato in più occasioni il desiderio di maggiori opportunità di incontro per scambiarsi buone pratiche, costruire reti, consolidare relazioni. In secondo luogo, il Movimento ha mostrato una forte volontà di apertura all’esterno: c’è tanta voglia di mettersi in gioco e diffondere le idee della Decrescita; la ricerca del benessere individuale, anche secondo paradigmi nuovi, non basta: se il Movimento non partecipa alla vita pubblica, se non investe le proprie energie nel dialogo e nella collaborazione con altre realtà, se non segue la sua vocazione politica, le idee della Decrescita avranno ben poche possibilità di diffondersi. A questi temi è stata dedicata la giornata di domenica, che ha costituito, forse, il momento più creativo di tutta l’assemblea.

La forte sensibilità dei soci MDF sui temi sociali si era già vista nel workshop sulle questioni di genere svoltosi sabato pomeriggio. Il laboratorio è stato tenuto da Mackda Gebremariam Tesfau e Paolo Gorgoni aka Paula Lovely, che hanno saputo preparare attività coinvolgenti che ci hanno fatto riflettere su quanto nella nostra società si possano facilmente nascondere privilegi, da un lato, e discriminazioni, dall’altro. Le marginalità legate al genere, all’orientamento sessuale, alle provenienze etniche, quando presenti contemporaneamente, assumono una logica intersezionale: non è una semplice somma di discriminazioni, ma qualcosa che porta, di fatto, all’esclusione sociale. Forte, in questo senso, è stato il messaggio scaturito dai soci dopo i vari momenti di confronto: non bastano le garanzie costituzionali, cioè formali, per proteggere le persone da questa logica; la società cambia, e cambiano anche le forme di esclusione. È la comunità che ha il compito di vigilare. Se vogliamo essere davvero garanti del fatto che ogni persona abbia il diritto di essere ciò che sente, non possiamo semplicemente delegare ogni responsabilità alla legge. L’identità dell’individuo si realizza nella comunità, quindi nelle sue relazioni sociali. “Io sono perché noi siamo” è una delle frasi che ricorrono durante il laboratorio. Ecco allora spiegata la forte attinenza di questi temi con la Decrescita: se la costruzione di una società nuova, libera dai paradigmi del profitto e dello sfruttamento, poggia le basi su una nuova idea di comunità, allora è compito della comunità proteggere le persone da tutte le discriminazioni, più o meno nascoste.

Domenica mattina i lavori si sono concentrati sulla definizione degli obiettivi del prossimo anno. Leggendo il verbale non si può non notare l’abbondanza di termini con cui i soci hanno chiesto uno sforzo di apertura all’esterno: divulgare, contaminare, fare pressione, confronto, collaborazione, campagna nazionale, progetti. Forte è ormai la consapevolezza che il Movimento non può rimanere confinato nel recinto dell’autoreferenzialità; la nostra azione non può prescindere dal confronto con la realtà esterna, nelle sue varie articolazioni. Ogni iniziativa in questo senso è importante: la collaborazione con movimenti affini (FFF, XR, Rete di Reti), i progetti nelle scuole, le campagne nazionali, i banchetti, le presentazioni di libri, il confronto con altre realtà politiche. È proprio quest’ultimo punto a suscitare il dibattito più infervorato. La complessità del rapporto tra MDF e Politica, intesa quantomeno nel suo significato istituzionale, non è una novità. È vero che nella concezione di Maurizio Pallante la Politica rappresenta una delle famose tre gambe dello sgabello (insieme a Stili di vita e Tecnologia), ma è anche vero che negli ultimi anni questo aspetto è stato poco trattato, forse per una certa dose di prudenza o forse anche per l’idea – corretta, ma limitante – che già tutte le attività che circoli e soci svolgono per il Movimento possono dirsi Politica. Una discussione su cosa intendiamo per partecipazione politica si rende quantomai necessaria all’interno del Movimento. Che cosa dice in queste senso il nostro Statuto? Il tema è trattato dall’articolo 2, nei suoi commi finali, dove si afferma:[…] L’Associazione si riserva la facoltà di aderire ad altre associazioni, consorzi o altri organismi per perseguire in forme associate più complesse lo scopo sociale. L’Associazione non è un partito, pertanto non parteciperà direttamente ad elezioni nazionali ed europee di nessun genere. Pur essendo vietata la partecipazione diretta a competizioni elettorali, rimane consentita qualunque attività di confronto con altre associazioni, per perseguire lo scopo sociale.

La strada, allora, è aperta: se davvero vogliamo che i paradigmi della Decrescita entrino nel dibattito pubblico quotidiano e non rimangano confinati in una ristretta cerchia di attivisti e ricercatori, il dialogo con altre forze politiche rappresenta la via maestra; la Decrescita è un obiettivo di comunità, non è una convergenza di percorsi individuali: la strada è collettiva e la gestione della collettività è il fulcro della Politica. Non sarà certo facile confrontarsi con altri soggetti politici: l’esperienza ci ha insegnato che non è facile tessere relazioni nemmeno con le associazioni più vicine. La necessità ci spinge tuttavia ad affrontare con convinzione le difficoltà che troveremo davanti a noi; se grazie a questo lavoro la Decrescita troverà la ribalta che le spetta, allora ne sarà valsa la pena.

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