nubifragio verona

Partendo dal giornale l’Arena  (https://www.larena.it/territori/citt%C3%A0/luca-zaia-e-l-orgoglio-veneto-cosi-verona-24-ore-dopo-il-nubifragio-1.8217814) “Questo è il Veneto, questi sono i Veneti” Luca Zaia

Due foto a confronto:  una via colpita pesantemente dal nubifragio di domenica pomeriggio 23 Agosto, salita alla ribalta delle cronache mediatiche nazionali per l’immagine di un ragazzo con l’acqua e grandine  alla gola che tenta di estrarsi dalla massa, e la stessa che a distanza di 24 ore “appare” ripulita grazie all’operosità veneta.

Al di là che in quest’ultima foto non appaiono gli esercizi commerciali sulla sinistra, svuotati perlopiù dall’arredamento e dalla loro valenza economica, sbarrati magari da assi di legno,  le immagini danno la misura delle contraddizioni di questa città, ripiegata più sull’apparenza che sulla sostanza delle problematiche che vive. Apparire per essere.

Ho vissuto in prima persona l’evento meteo, nella zona dove abito di San Giovanni in Valle, pesantemente colpita.  Tempesta davvero impressionante, ma che, anche se con minore intensità,  è oramai ripetitiva nelle sue conseguenze in vari punti della città. Infatti noi in casa  teniamo a portata di mano gli stivali . E il badile è stato il compagno di quel pomeriggio.

Verona è un classico esempio di quel modello di crescita urbana ed economica alla ricerca spasmodica di uno sviluppo oltre i limiti di carico della struttura sistemica cittadina.

La popolazione è diminuita negli anni, ma si investe schizofreneticamente  nel mattone,  nonostante vi siano migliaia di appartamenti, capannoni e uffici vuoti, spesso oramai fatiscenti, e nuovi centri commerciali  che la pongono sempre  al vertice nazionale per consumo del territorio e cementificazione (fonte Ispra).

La qualità dell’aria cittadina è pessima, risultato anche di una rete di mobilità insostenibile  senza progettualità se non automobilistica, oltretutto  in cattive  condizioni di manutenzione.  Lo dico da ciclista che oramai  incassa troppe buche su una schiena non più giovane da parecchio. E i marciapiedi  spesso sono…. peggio.

Apparire per essere, dicevo…….  anche sotto l’aspetto culturale.  Progressivamente si è trasformata la città in un parco a tema, dal sapore di cartapesta delle scenografie areniane  alla  pesante mercificazione del  dramma shakespeariano di “Romeo e Giulietta ”.  Quella che io chiamo  Veronaland.  Gioia di turisti mordi e fuggi a cui l’offerta di servizi si adegua a scapito di chi  la città la vive, con una offerta “apri e chiudi” di precarie attività commerciali , con fenomeni  di gentrificazione dei quartieri. Città storica, ma che rimuove sistematicamente  la memoria antica e recente, ricca e complessa, ma spesso anche scomoda per il comune (“tranquillo”) pensiero .

I responsabili? Un po’ tutti.  Amministrazioni, politica, una comunità cittadina oramai liquida.

La parte sociale più sensibile  non riesce a generare sufficiente spinta alla consapevolezza dei problemi,  anche per un problema generazionale incalzante. Una realtà sociale concentrata solo su quel produttivismo (orgoglio veneto), che ha perso il  senso del limite e che conduce  pericolosamente verso il collasso, salvo  cercare soluzioni  al suo progressivo degrado da:“peso el tacon del buso” (peggio la toppa del buco).  Una città che al ripetersi di eventi meteo estremi  invece di prenderne atto e adattarsi  (non esistendo soluzione), organizza e sovvenziona una conferenza che nega i cambiamenti climatici.

Movimenti come  FFF e XR  ci sono e si danno da fare, ma faticano a propagarsi in una gioventù poco sensibile al cambiamento.  Per dare la misura  ho visto ragazzi godersi  l’aperitivo mentre i gestori stavano ancora tirando su acqua,  o passeggiavano con il bicchiere in mano chiacchierando amabilmente ,  praticamente “disconnessi”  dal contesto del disastro.

Voglio bene però  a questa città con cui convivo, intrisa di storia e significati millenari ed è una profonda tristezza e stanchezza che mi prende nel vedere  i danni subiti e le centinaia di alberi anche giganteschi  abbattuti con le radici esposte , non fossero bastati quelli, pure centinaia, recentemente soppressi  dall’Amministrazione tra le proteste.

So  fin d’ora che anche questo accadimento probabilmente verrà relegato nell’oblio:  una bella mano di bianco, un po’ di retorica propagandistica e ….via.

Non vittime quindi della furia degli eventi ma di una sorda ottusità tutta umana.

di Gianfranco ed Enrichetta MDF Verona

Link del post FFF Verona: https://www.facebook.com/fridaysforfutureverona/posts/2753625264872659

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