L’alimentazione cui la maggior parte della popolazione si è assuefatta negli ultimi decenni (industriale, super raffinata, basata su grassi e zuccheri innaturali) ci ha condotto al sovrappeso, all’ipercolesterolemia, al diabete, all’ipertensione, tutte condizioni che hanno conosciuto un boom in differenti fasce di età anche in Italia. È dunque sempre più necessario “riscoprire” un modo di alimentarsi che privilegi cibi naturali, freschi, biologici, di origine vegetale, con una ridotta percentuale di prodotti di origine animale. «La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che l’alimentazione è quanto di più importante esista per la salute, ancora prima dei farmaci; eppure difficilmente il vostro medico vi chiede come, quanto e perché mangiate»: a parlare è il dottor Florio Cocchi, specialista in Scienza dell’alimentazione, che da anni segue pazienti con disturbi del comportamento alimentare. Il suo lavoro clinico e i suoi studi si sono concentrati sulla cosiddetta sindrome metabolica, condizione che rappresenta un campanello d’allarme per la salute cardiocircolatoria e che colpisce un numero molto ampio di soggetti. La strada per uscirne, secondo Cocchi, è quella della scelta dei cibi che consumiamo, del loro equilibrio e delle loro caratteristiche nutrizionali, abbinati a corretti stili di vita che prevedono esercizio fisico e l’eliminazione del fumo.

Sindrome metabolica: cos’è

Ma cos’è la sindrome metabolica? Si tratta di una condizione che può portare a grossi problemi cardiocircolatori e che si verifica quando la persona manifesta almeno tre di queste alterazioni: obesità addominale (giro vita oltre i 102 centimetri negli uomini e oltre gli 88 centimetri nelle donne); alterata regolazione della glicemia o pregressa diagnosi di diabete; trigliceridi elevati; problemi di colesterolo; pressione alta. L’incidenza di questa sindrome, stando ai dati, aumenta con l’età e, secondo i dati dell’Osservatorio epidemiologico cardiovascolare raccolti a partire dal 1998 (1) in Italia ne è affetto, in media, il 23% degli uomini e il 21% delle donne, chiaramente con punte maggiori nelle fasce di età più a rischio. «Numerosi studi hanno dimostrato che chi si trova in questa condizione presenta un rischio di eventi cardiovascolari pressoché doppio rispetto a chi non ne è affetto» affermano gli esperti della Società Italiana di Medicina Generale (2). Rischi che il dottor Florio Cocchi conosce bene e che affronta nei suoi pazienti. Per fornire risposte concrete «occorre partire proprio dall’alimentazione» prosegue il medico genovese, membro del progetto “Cibo è salute”(3) e autore del volume “Sindrome metabolica. Ricette e consigli per prevenire sovrappeso, diabete, ipertensione e ipercolesterolemia” (Terra Nuova Edizioni).

È stato dimostrato peraltro che l’intervento sullo stile di vita in soggetti a rischio di diabete di tipo 2 (riduzione superiore al 5% del peso corporeo, quota lipidica non superiore al 30% delle calorie totali, restrizione dei grassi saturi, aumento del consumo di fibre e attività fisica superiore almeno a 4 ore la settimana) è efficace anche nel ridurre proprio l’incidenza stessa del diabete, con un effetto migliore rispetto ad alcuni farmaci.

Il cibo che cura

Come suggerisce il dottor Cocchio nel suo libro, per scongiurare i problemi legati alla sindrome metabolica è necessario che sulle nostre tavole non manchino fibre, frutta e verdura, proteine meglio se vegetali, cereali possibilmente integrali, semi oleosi e grassi salubri. «Le fibre agiscono positivamente sul metabolismo dei lipidi e sul mantenimento di una corretta flora intestinale» spiega Cocchio. «Meglio inoltre preferire le proteine vegetali perché quelle di origine animale sono accompagnate sempre da grassi saturi dannosi, sono più acidificanti, hanno scorie azotate più dannose e hanno un elevato costo ecologico, cioè per produrle si impatta notevolmente sull’ambiente. Da ricordare poi che i legumi come soia e lupini sono completi per quel che riguarda gli aminoacidi, mentre gli altri dovrebbero essere consumati insieme ai cereali, possibilmente integrali. Occorre poi ridurre il consumo di latticini, meglio limitarsi a yogurt, ricotta e qualche assaggio di formaggio stagionale d’altura. Da evitare i grassi saturi, insaturi e trans, scegliendo i grassi polinsaturi, essenziali per la salute delle membrane cellulari. Seguo anche pazienti vegan, ai quali propongo controlli ematici più frequenti e posso dire di non avere mai trovato parametri alterati; non ho mai modificato una dieta vegana. Da utilizzare poi, sebbene con moderazione, i semi oleosi per assumere omega 3 e omega 6: nocciole, mandorle e semi di zucca, semi di girasole, di sesamo e altri. L’olio di oliva fa diminuire nel sangue le proteine LDL, legate al cosiddetto colesterolo cattivo». E a garantire qualità e salubrità interviene la scelta di prodotti che siano biologici, con una filiera certificata, privi quindi di residui chimici.

Cambiare qui e ora

«Il cambiamento va instaurato nella vita e nel momento attuale; non si può attendere un momento opportuno o propizio per cominciare ad occuparsi di se stessi», dice Mario Giorgetti Fumel del Centro di clinica psicoanalitica sulle relazioni e i sintomi alimentari, che interviene con un suo contributo prezioso nel libro di Cocchio. «Bisogna raccogliere il coraggio e accorgersi che si respira con un po’ di affanno e che magari a mezzogiorno si è mangiato un po’ troppo perché la dieta, tanto, inizia domani. Cominciamo ad ascoltare il nostro corpo e, per esempio, a registrare come ci sentiamo dopo aver mangiato: pieni di energia o con il fiato corto e obbligati allo spiaggiamento sul divano? Il nostro corpo, prima di aumentare il girovita, prima di alzare la pressione, ci dà dei segnali, proviamo ad ascoltarli».

Il diario alimentare

Viene proprio dal dottor Giorgetti Fumel la proposta di tenere un diario alimentare che aiuta a prendere atto di ciò che si mangia; e, magari, si può tenere anche un diario dell’attività fisica per verificare se il movimento è sufficiente oppure troppo scarso. Potrà sembrare strano, ma anche queste accortezze possono risultare estremamente utili per modificare le proprie abitudini in senso positivo: «Si potrà decidere di alternare il pane alla pasta, anziché affiancarli» prosegue Giorgetti Fumel. «Si potrà verificare se effettivamente è vero che mangiamo meno zuccheri oppure se è solo una nostra impressione, se il gelato diventa un’eccezione o resta una regola, se la pigrizia ha avuto la meglio su una bella giornata di sole, se si riesce a vincere la battaglia contro i cibi spazzatura».

In cucina

Ebbene, quando arriva il momento e si entra in cucina…che si fa? Anche su questo fronte il libro“Sindrome metabolica” viene in aiuto, grazie alla sezione (a cura di Giuliana Lomazzi) che propone ricette gustose e salutari. Si parte dagli antipasti, trionfo di colori e sapori, ricchi di fibre vegetali e che tengono sotto controllo glicemia e colesterolo. Ci si può sbizzarrire a scegliere, poi, tra primi piatti e torte salate: dagli spaghetti alle orecchiette, fino alle lasagne profumate di funghi e alle tagliatelle di farina di castagne: i cereali integrali aiutano a tenere sotto controllo il peso, basta fare le scelte giuste e non è necessario privarsi del gusto. Per i secondi piatti, protagonisti sono i legumi che, secondo uno studio neozelandese, aiutano a tenere sotto controllo le dimensioni del girovita; poi ortaggi con suggestioni esotiche e verdure e prodotti di casa nostra. Un’alimentazione che cura non si priva dei condimenti, se ben equilibrati e salutari, e nemmeno dei dessert a base di frutta, farine integrali e dolcificanti naturali.

Note:

1http://www.epicentro.iss.it/problemi/diabete/epid.asp

2http://www.progettoasco.it/riviste/rivista_simg/2006/05_2006/2.pdf

3http://www.kousmine.net/chi-siamo/lassociazione-cibo-e-salute.html

Fonte: Terranuova.it

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