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Un contributo di Linda Maggiori, membro del Gruppo Tematico Economia&Decrescita (*)

Il bonus auto del governo Conte è partito subito, fin dal 1 agosto, subito accessibile, aumentato di volta in volta (50+50+400 milioni di euro) per soddisfare gli appetiti del popolo più motorizzato d’Europa.

Bonus che non vanno solo alle auto elettriche (che comunque occupano spazio e provocano anch’esse incidenti), ma anche per quelle a benzina e diesel, e anche senza rottamazione. In pratica lo stato ha regalato soldi ai cittadini per inquinare e alle case automobilistiche per produrre mezzi inquinanti (fino a 3500 euro con rottamazione). Tanto che lo stesso Gaetano Thorel, capo di PSA Italia, che rappresenta i marchi Peugeot, Citroen, DS e Opel, gongola: “Le vendite ad agosto sono tornate al livello del 2019.”

Talmente a gonfie vele, che i fondi per le auto più inquinanti, diesel, benzina e GPL (con emissioni comprese tra 91 e 110 g/km di CO2), sono andati a ruba. Restano i fondi per le auto elettriche che in pochi vogliono. L’associazione dei costruttori esteri (UNRAE) ha chiesto al Governo di travasare dei fondi tra la terza e la quarta fascia (quindi dirottare i fondi da auto meno inquinanti a quelle più inquinanti) oppure di “rifinanziare la fascia con risorse ancora non impiegate”.

Avevamo 645 auto ogni 1000 abitanti nel 2019, il tasso di motorizzazione più alto d’Europa e tra i primi al mondo, in pratica 2 auto ogni 3 persone compresi i neonati. A che tasso vogliamo arrivare per compiacere l’industria automobilistica? Il suolo è già occupato da strade e parcheggi, le città sono lamiere di auto in moto o in sosta, gli incidenti sono alle stelle, le famiglie hanno già 2 o 3 auto da mantenere, più costose, inquinanti e ingombranti dei figli, eppure siamo sempre a spingere per nuovi acquisti.

La FCA, ricordiamolo, aveva oltretutto ricevuto un aiuto di 6.3 miliardi di euro dallo Stato.

Nel frattempo, come misero contentino, il governo dopo mesi e mesi stenta a far partire il bonus bici. Una nullità a confronto dei fondi stanziati per il bonus auto. Ad ogni modo, serve davvero un  bonus bici per migliorare la mobilità sostenibile e dare più spazio alle bici, per migliorare l’aria e la città?

Servono nuovi acquisti di bici o nuovi progetti? Servono nuove bici (anche extralusso) o forse servono bonus per comprare pezzi di bici da ricambio e riparazione? Occorre incentivare solo la vendita o anche anche progetti di ciclo officine e riparazione? Perché il bonus non è previsto anche per  ridare linfa ai piccoli artigiani e meccanici di bici? Un esempio è l’Officina Ricicletta di Ferrara che rischia di chiudere (petizione su Change.org). Il laboratorio era nato con l’intento di recuperare e dare nuova vita alle numerose biciclette abbandonate in città o donate da privati cittadini, e creare percorsi di avviamento al lavoro per persone a rischio di esclusione sociale, persone fragili.

Quindi una vera e propria rigenerazione urbana, umana e materiale.

“Pensiamo solo alle camere d’aria che oggi, se bucate, vengono, per la quasi totalità sostituite e non più aggiustate, invece Ricicletta si è inventata il progetto “secondaria” in collaborazione col carcere, dove ripara e rimette in circolo la camera d’aria.” recita la petizione.

Oggi a Ricicletta lavorano 4 persone e dal 2015 ad oggi hanno avuto la possibilità di entrare nel mondo del lavoro tramite Ricicletta più di 30 persone per un totale di oltre 26.000 ore tra tirocini e altre forme di inserimento lavorativo.

Il riuso però  non è mai contemplato nell’economia post crisi. Perché la spinta è sempre a crescere e consumare, mai a migliorare la qualità della vita e dell’ambiente.

Infine, come sottolinea anche Paolo Pileri, urbanista e progettista della ciclabile Vento: “La politica continua a puntare su velocità e incentivi consumistici. Il recovery fund dovrebbe essere uno strumento per ripartire con piste ciclabili e cammini” (AE 229).

Manca il coraggio di cambiare tendenza. L’idea è sempre quella di aumentare. Facciamo comprare più auto, e più bici e ce la caveremo. Eppure no, più bici potranno starci solo se si toglieranno le auto. Lo spazio, le energie e le risorse non sono infinite.

Ma finché tutto resta vincolato al consumo motoristico, sarà dura un reale cambiamento.

 

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(*) Gruppo Tematico Economia & Decrescita MDF

Il Gruppo Tematico è nato nel giugno 2015 allo scopo di affrontare il rapporto tra Decrescita ed Economia in modo sistematico, sia a livello microeconomico (proposte economiche in ambiti specifici) che a livello macroeconomico (definizione dei parametri che possono caratterizzare uno scenario economico con un impatto ecologico sostenibile).

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